Raccontare
per me la Juve di Platini è come mettere un bambino davanti a un enorme cesto
di caramelle, concedendogli poi la possibilità di sceglierne tante quante ne
desidera.
Mi
auguro che un giorno mio figlio Gabriele si appassioni alla Juventus così come
mio padre Antonio lo ha reso possibile per me.
Ci
sono state (e sicuramente ce ne saranno ancora) tante belle Juventus forti e
competitive nella storia della Vecchia Signora. Ma mai nessuna amata tanto
quella di le Roi Michel, come ricorda anche l’amico scrittore Sandro Veronesi
nel libro “Scrittori in bianconero” .
“La
Juve più amata? Indubbiamente quella di Platini, Boniek e Paolo Rossi.”
E'
anche e soprattutto la mia Juve, quella a cui sono più legato affettivamente.
Quella
che, grazie anche al pressing di papà, mi ha convinto a sposare la causa
bianconera per tutta la vita, finchémortenoncisepari.
D'altronde
la Juve del primo Trap è stata indiscutibilmente la più forte della storia.
Come si sarebbe mai potuti rimanere insensibili dinanzi a cotanta bellezza?
Ci
sono due grandi rimpianti temporali nella mia vita da tifoso:
a)
Non
aver potuto ammirare dal vivo le gesta di Omar Sivori, un talento così estroso
del quale sono sicuro che mi sarei perdutamente innamorato.
b)
Soprattutto
però non esser nato qualche anno prima, il che mi avrebbe consentito di
ammirare per intero, giorno dopo giorno, tutto il primo strepitoso ciclo Trapattoni
sulla panchina della Juventus.
Era
la Juve dello stile di Gianni Agnelli, della concretezza di Umberto e della
voglia di vincere di Boniperti.
Era
la Juve di Zoff-Gentile-Cabrini-Furino-Brio-Scirea-Tardelli-Bettega.
Era
la Juve del collettivo con Brady direttore d’orchestra.
Doveva
diventare la Juve di Rossi e Boniek.
In
poco tempo divenne la Juve di Michel Platini.
E tanti come il sottoscritto si sono
innamorati del calcio e sono diventati tifosi della Juventus proprio custodendo
gelosamente il poster in camera e sognando di notte le prodezze di quel numero
10 che incantava le platee giocando con la maglia sempre fuori dai
pantaloncini. Un’immagine talmente romantica che oggi nel calcio moderno non
sarebbe nemmeno pensabile.
Caro «Le Roi», grazie di tutto da chi,
bambino, sognava di emulare le tue gesta su punizione rompendo però le finestre
dei vicini di casa.
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