Conosce l'argomento, l'ex presidente del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, quando commenta la sentenza che ieri ha assolto la Lazio e solo multato la Roma per falso in bilancio.
"Siamo alle solite -ha dichiarato Gazzoni in un comunicato-, ancora una volta si è persa l'occasione di dare un segnale forte che le cose nel calcio stanno cambiando. Con la sentenza emessa ieri dalla decima sezione del Tribunale penale della capitale presieduta da Luigi Fiasconaro è stata data un'ennesima prova di una vergogna nazionale che si cerca di minimizzare in tutti i modi".
Il tono è eloquente: "Nessun addebito per il presidente della Roma Franco Sensi e una sanzione per la squadra di soli 60 mila euro contro i 480 mila richiesti a suo tempo dal pm Luca Palmara per i fatti avvenuti fra il 2001 e il 2002, assoluzione per la Lazio e per il suo ex Presidente Sergio Cragnotti. Questa sarebbe la risposta? Ricordo che nella stagione 2003/2004 il Bologna perse in casa 4-0 con la Roma che all'epoca non pagava l'Irpef (alcune decine di milioni di euro), mentre l'anno dopo, non furono in grado di batterci pur essendo, noi, rimasti in 9: avevano cominciato a pagare la loro quota di Irpef come gli altri...".
"Nonostante Calciopoli -prosegue la nota-, mi spaventa ancora una volta, il fatto che nulla è cambiato e che tutto piano piano stia tornando alla normalità. Il mondo del calcio ha bisogno di una profonda epurazione e di una cosciente moralizzazione. E fa specie la dichiarazione di Moggi di qualche giorno fa che vorrebbe rientrare nel mondo del calcio".
mercoledì 31 ottobre 2007
Chi ha chiuso J1897.com?
Acta est fabula.
http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/calcio/news/2007-10-31_13178004.html
http://www.raisport.rai.it/sportarticolo/0,10719,75577,00.html
http://it.eurosport.yahoo.com/31102007/2/juve-chiude-sito-tifosi-j1897.html
http://www.sports.it/it/cmc/calcio/200744/cmc_115322.html
Si ma, qual'è la causa?
Sto indagando per tutti voi.
http://www.primapress.it/index.php?pagina=inc/obj_news_dettaglio.php&id_news=8930&id_pagina=&id_pagina_madre=&prof=&id_stringa=
Lasciate il vostro commento in tal senso e votate nel sondaggio di inizio pagina.
Grazie.
Zalayeta Santo Subito
La Corte di giustizia federale ha annullato la decisione del Giudice sportivo Gianpaolo Tosel che lunedì aveva inflitto due giornate di squalifica a Marcelo Zalayeta.
Il Napoli, dunque, ha avuto ragione del ricorso d’urgenza presentato in mattinata. La società partenopea ha fornito al secondo grado della giustizia sportiva un’immagine inedita, registrata e prodotta da una tv locale, in cui si vede Legrottaglie tirare e rilasciare la maglia dell’attaccante.
Quel contatto ha contribuito, se non provocato, la caduta di Zalayeta? È bastato il dubbio per riformare la sentenza di primo grado.
Nel volgere di 24 ore è stato messo in discussione l’uso della moviola nel calcio. Anche il Grande Fratello non garantisce l’infallibilità.
martedì 30 ottobre 2007
A.S.Roma condannata
(nella foto l'esultanza del presidente della A.S. Roma Franco Sensi dopo esser stato assolto per prescrizione)
La A.S. Roma è stata condannata oggi dal tribunale penale ad una sanzione di 60 mila euro per illeciti amministrativi legati alla compravendita di giovani calciatori.
La S.S. Lazio è stata invece assolta, così come il suo ex presidente Sergio Cragnotti, accusato di falso in bilancio per operazioni contabili riguardanti Juan Sebastian Veron, Federico Crovari e Alberto Comazzi.
Il presidente onorario della Roma Franco Sensi è stato assolto dall'accusa di illeciti in merito alla posizione di Hidetoshi Nakata, mentre ha ottenuto la prescrizione per le iscrizioni a bilancio di operazioni riguardanti giovani della Primavera.
La sentenza è stata emessa dalla decima sezione del tribunale presieduta da Luigi Fiasconaro al termine del processo alle due società romane e a Cragnotti e Sensi nell'ambito dell' inchiesta sul cosiddetto doping amministrativo.
La condanna della Roma è scaturita dal vantaggio tratto dal comportamento dei suoi amministratori (legge 231/2001, che prevede termine di prescrizione molto lunghi), ossia i presunti illeciti di bilancio per le operazioni di mercato dei giovani del vivaio.
Episodio per il quale, invece, nei confronti di Sensi è stata dichiarata la non punibilità per intervenuta prescrizione.
La S.S. Lazio è stata invece assolta, così come il suo ex presidente Sergio Cragnotti, accusato di falso in bilancio per operazioni contabili riguardanti Juan Sebastian Veron, Federico Crovari e Alberto Comazzi.
Il presidente onorario della Roma Franco Sensi è stato assolto dall'accusa di illeciti in merito alla posizione di Hidetoshi Nakata, mentre ha ottenuto la prescrizione per le iscrizioni a bilancio di operazioni riguardanti giovani della Primavera.
La sentenza è stata emessa dalla decima sezione del tribunale presieduta da Luigi Fiasconaro al termine del processo alle due società romane e a Cragnotti e Sensi nell'ambito dell' inchiesta sul cosiddetto doping amministrativo.
La condanna della Roma è scaturita dal vantaggio tratto dal comportamento dei suoi amministratori (legge 231/2001, che prevede termine di prescrizione molto lunghi), ossia i presunti illeciti di bilancio per le operazioni di mercato dei giovani del vivaio.
Episodio per il quale, invece, nei confronti di Sensi è stata dichiarata la non punibilità per intervenuta prescrizione.
Fermati Bergonzi e Zalayeta
Due giornate di squalifica.
E' costato tanto a Marcelo Zalayeta, il 'tuffo in rotazione' eseguito contro la Juventus nella partita di sabato sera.
Ad inchiodare l'attaccante uruguayano del Napoli, reo di aver ingannato l'arbitro nel match al San Paolo costato la sconfitta alla squadra bianco-nera, è stata la prova tv.
Il resoconto è presto fatto: al 69', Zalayeta, palla al piede, entra in velocità, tallonato dal calciatore Legrottaglie, nell'area di rigore juventina e si trova faccia a faccia col portiere avversario. A questo punto, secondo il giudice sportivo, ''il calciatore napoletano, ad una distanza di un metro circa da Buffon, toccava con il piede sinistro il pallone, deviandone in avanti la traiettoria e, contestualmente, effettuava un 'tuffo con rotazione', ricadendo a terra, di schiena, oltre il corpo del portiere avversario, dal quale non veniva in alcun modo toccato''.
Insomma, Zalayeta è caduto senza che nessun giocatore della Juventus lo abbia toccato e anzi il suo comportamento - ''disinteressandosi della diversa direzione impressa al pallone, proseguiva senza alcuna esitazione o deviazione, effettuando, con gesto innaturale, una plateale caduta in avanti, compatibile soltanto con l'intento di trarre in inganno il Direttore di gara'' - avrebbe indotto l'arbitro Bergonzi ad assegnare erroneamente un rigore agli azzurri. E non solo. L'attacante del Napoli, ''in violazione di elementari principi di lealtà e probità sportiva'', non ha nemmeno fatto nulla per evitare che l'arbitro fischiasse il calcio di rigore in una partita segnata dalle polemiche. Risultato: due giornate di squalifica.
Intanto l'arbitro Bergonzi paga caro gli errori gravissimi della notte di Napoli e viene fermato da Collina per un mese.
Chi risarcirà invece la Juve?
Domani per fortuna si rigioca subito.
lunedì 29 ottobre 2007
Se ti sceglie la Juve....
"Facile tifare Juve, vince sempre.Facile avere stile quando si è potenti e sempre favoriti."
Queste sono due tra le frasi che da sempre accompagnano tutto ciò che circonda il mondo bianconero.
E seppur non condivise, non possono esser smentite totalmente.
Perché comunque, la vera forza sta nel distinguersi sopratutto nei momenti difficili.
Quando vieni scelto dalla Vecchia Signora, perché è la Juventus a scegliere te e non viceversa, la tua vita cambia per sempre in modo inesorabile.
Lo stile Juve non è una cosa che si può imparare od insegnare; è qualcosa che ti senti dentro e che porta a farti comportare in un certo modo, rispettando, in primis, il prossimo.
Qualcosa che ti farà distinguer per sempre dalla massa.
Dopo l’inferno della serie B, dopo Cagliari, dopo Napoli, sarebbe facile e giusto spegnere la tv e la radio, chiudere i giornali, urlare al complotto, gridare alla malafede.
Sarebbe facile si, ma solo se da piccolo non sei stato scelto dalla Juventus.
Perché tifare Juventus vuol dire proprio questo.
Arrabbiarsi si, alzare la voce anche, scacciare magari la tensione del momento per far capire che l´avere stile non vuol dire esser dei "fregnoni"; poi però una volta scaricata la rabbia, guardare immediatamente avanti,senza più ritornare sui torti subiti.
Gli errori di Bergonzi sono stati clamorosi, ma soprattutto hanno rovinato lo spettacolo di una partita che fino a quel momento stava appassionando tutti gli amanti di questo sport.
Questa, si, è la vera sconfitta.
Vedere poi, a fine partita, il presidente del Napoli chieder scusa in quel modo agli juventini, sentire amarezza nelle sue parole invece della gioia di festeggiare una vittoria che in altre condizioni sarebbe stata un trionfo, questa si che è una vera sconfitta.
Bergonzi ha sbagliato in maniera incredibile, però bisogna per forza credere che l´abbia fatto in buona fede. Altrimenti, sarebbe giusto davvero spegnere e chiudere tutto. Per sempre.
Le teorie dei complotti, i "tutta colpa di Moggi", le vittorie urlate "senza rubare"; lo stile della Vecchia Signora non è mai stato e non sarà mai questo.
Allora, alla Juventus non resta che pensare da subito alla prossima partita, dimenticando quanto successo e sperando che magari non accada più. Per il bene di questo sport.
Perché a Napoli non ha perso la Juve. Ha perso il calcio.
domenica 28 ottobre 2007
Campionato falsato?
Anche perchè quello che si è visto ieri sera a Napoli a molti ha fatto veramente gridare allo scandalo.
Il presidente del Napoli con un grandissimo gesto di fair-play ha chiesto scusa a tutto il popolo juventino.
Ma sono ben altre le persone che dovrebbero scusarsi.
Ma sono ben altre le persone che dovrebbero scusarsi.
Quelle che adesso vogliono far credere che questo calcio sia migliore, mentre prima no.
Quelle che adesso vogliono far credere che questo campionato sia regolare, mentre gli altri precedenti no.
Quelle che adesso vogliono far credere che gli arbitri sbagliano in buona fede mentre prima no.
"Mai visto niente di simile"
Cobolli Gigli, a fine gara si scaglia contro l'arbitro Bergonzi, reo di aver fischiato due rigori a favore del Napoli:
"Normalmente guardo e riguardo le partite con attenzione, ma qui la situazione si vedeva dal campo, e me ne sono accorto anche io dagli spalti.
Se lo vedono tutti, mi domando come non possa vederlo l'arbitro e come sia possibile che non sia assistito bene dai suoi collaboratori. Vogliamo essere giudicati per quello che facciamo in campo, è oggettivo che non possiamo essere trattati in questa maniera.
Siamo andati in B, siamo tornati in A e ci stiamo guadagnando i galloni per fare un buon campionato. Ma non possiamo essere trattati in questo modo.
Che il Palazzo guardi e giudichi e prenda provvedimenti e che gli arbitri siamo più tranquilli quando ci arbitrano senza pensare di favorirci. Sono state prese decisioni senza oggettività.
Il direttore di gara ha sbagliato due volte, è un fatto molto grave. Non pensiamo di essere volutamente svantaggiati, ma di errori cosi' non devono essere fatti. Passi il primo ma è inaccettabile il secondo.
Non ho mai visto cose del genere".
"Juve scusa"
Parla il presidente del Napoli De Laurentiis:
"Il fatto che si possano falsare i valori del campionato è talmente importante che non riesco a capire perchè chi ha la responsabilità non prenda una decisione in questo senso.
Ripeto: ci vuole la moviola in campo.
Purtroppo la gara di questa sera è stata falsata da 2 rigori inesistenti.
Non ho potuto che chieder scusa al presidente della Juve Cobolli Gigli ».
Grandissimo gesto di lealtà sportiva.
"Il fatto che si possano falsare i valori del campionato è talmente importante che non riesco a capire perchè chi ha la responsabilità non prenda una decisione in questo senso.
Ripeto: ci vuole la moviola in campo.
Purtroppo la gara di questa sera è stata falsata da 2 rigori inesistenti.
Non ho potuto che chieder scusa al presidente della Juve Cobolli Gigli ».
Grandissimo gesto di lealtà sportiva.
venerdì 26 ottobre 2007
"Prendiamo troppi farmaci"
Ora tutti i calciatori lo ammettono
I calciatori italiani di oggi ammettono l'abuso di farmaci.
Lo prova una ricerca allegata agli atti dell'inchiesta che Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto di Torino, conduce da anni sulle morti sospette nel mondo del pallone.
L'80 per cento dei giocatori intervistati conferma di assumere i cosiddetti «supplementi» (creatina, aminoacidi, polveri proteiche);
il 50 per cento confessa di ricorrere ad antinfiammatori per tenere a bada infortuni più o meno gravi;
l'80 per cento si dice costretto a prendere analgesici per attenuare il dolore.
Guariniello e i suoi ispettori hanno scandagliato la salute di oltre 30.000 calciatori che hanno giocato in Italia tra la fine degli anni Cinquanta e oggi.
Se si considera che nel nostro Paese il morbo di Gehrig ha una diffusione media pari a 6 malati ogni centomila persone, la sproporzione è terrificante: 6 su 100.000, 42 su 30.000.
Se poi si incrociano certi particolari, salta fuori un altro elemento significativo.
Undici dei 42 casi si sono verificati all'interno di sei squadre: Como, Fiorentina, Genoa, Pisa, Sampdoria e Torino.
Impressionante la Samp 1958-59, che nella formazione titolare contava tre futuri ammalati (Ocwirk, Vincenzi e Cucchiaroni).
Guariniello ha ascoltato numerosi calciatori di ieri e oggi.
Interessanti le deposizioni di chi giocava negli anni Sessanta-Settanta:
«Ci davano una bevanda rossa»; «Ingoiavamo pasticche gialle». Ma che cosa erano esattamente? «E chi lo sa, noi accettavamo tutto senza fare domande».
In Italia della piaga del Doping ci si è interessati solamente quando si doveva distruggere la Juve....
I calciatori italiani di oggi ammettono l'abuso di farmaci.
Lo prova una ricerca allegata agli atti dell'inchiesta che Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto di Torino, conduce da anni sulle morti sospette nel mondo del pallone.
L'80 per cento dei giocatori intervistati conferma di assumere i cosiddetti «supplementi» (creatina, aminoacidi, polveri proteiche);
il 50 per cento confessa di ricorrere ad antinfiammatori per tenere a bada infortuni più o meno gravi;
l'80 per cento si dice costretto a prendere analgesici per attenuare il dolore.
Guariniello e i suoi ispettori hanno scandagliato la salute di oltre 30.000 calciatori che hanno giocato in Italia tra la fine degli anni Cinquanta e oggi.
Se si considera che nel nostro Paese il morbo di Gehrig ha una diffusione media pari a 6 malati ogni centomila persone, la sproporzione è terrificante: 6 su 100.000, 42 su 30.000.
Se poi si incrociano certi particolari, salta fuori un altro elemento significativo.
Undici dei 42 casi si sono verificati all'interno di sei squadre: Como, Fiorentina, Genoa, Pisa, Sampdoria e Torino.
Impressionante la Samp 1958-59, che nella formazione titolare contava tre futuri ammalati (Ocwirk, Vincenzi e Cucchiaroni).
Guariniello ha ascoltato numerosi calciatori di ieri e oggi.
Interessanti le deposizioni di chi giocava negli anni Sessanta-Settanta:
«Ci davano una bevanda rossa»; «Ingoiavamo pasticche gialle». Ma che cosa erano esattamente? «E chi lo sa, noi accettavamo tutto senza fare domande».
In Italia della piaga del Doping ci si è interessati solamente quando si doveva distruggere la Juve....
Amaro Ramazzotti
http://www.goal.com/it/Articolo.aspx?ContenutoId=459165
Da quel giorno, purtroppo, non si è più ripreso.....
E la Pravda Rosa ne ha subito approfittato per circuirlo....
Da quel giorno, purtroppo, non si è più ripreso.....
E la Pravda Rosa ne ha subito approfittato per circuirlo....
Qualcuno che s'indigna c'è...
Interrogazione urgente e ferma presa di posizione del senatore Fernando Rossi (Movimento Politico dei Cittadini) alla notizia relativa al reinserimento dei protagonisti di Calciopoli nella Figc. Rossi ha presentato oggi un'interrogazione con la quale denuncia "l'arroganza e l'insensibilita' rispetto al danno d'immagine allo sport italiano ed a tutto il Paese, derivante dal totale recupero dei personaggi di quello scandalo". Nel documento, Rossi si rivolge al Governo "per sapere se non intenda stigmatizzare immediatamente il reinserimento di tali personaggi ed intervenire con urgenza, utilizzando tutti i propri strumenti e competenze, per ripristinare correttezza e decenza nel funzionamento e nella gestione della Federazione Italiana Giuoco Calcio".
"Se in breve tempo il Ministro delle Politiche Giovanili ed Attivita' Sportive non interverra' per assumere una chiara presa di posizione, mi faro' personalmente relatore in Aula di una richiesta di dimissioni dello stesso Ministro", conclude Rossi.
"Se in breve tempo il Ministro delle Politiche Giovanili ed Attivita' Sportive non interverra' per assumere una chiara presa di posizione, mi faro' personalmente relatore in Aula di una richiesta di dimissioni dello stesso Ministro", conclude Rossi.
Altro che Ledesma
Rossi-Lotito, ecco le intercettazioni
L'audio originale della telefonata tra il presidente e l'allenatore della Lazio il 17 aprile 2006:
"Il Lecce è forte, bisogna ammorbidirlo"
giovedì 25 ottobre 2007
La nuova Figc
Poltrone per tutti in Figc che, attraverso le nomine orchestrate dal presidente del Tar del Lazio Pasquale De Lise, in due giorni ha riaperto le porte a sette 'dinosauri' che hanno gestito le inchieste del calcio poi finito sotto accusa nelle procure di Roma e Napoli:
Italo Pappa, Piero Sandulli, Mario Sanino, Mario Serio, Salvatore Catalano, Silvio Traversa e Claudio Marchitiello.
In pratica è tornata tutta la vecchia Corte Federale, che nel luglio 2006 graziò Carraro.
Altro che caso chiuso!
mercoledì 24 ottobre 2007
Altro che caso chiuso
(CALCIOPOLI) Altro che caso chiuso
di Stefano Discreti
“E’ vero. Ho comprato delle schede straniere”.
E’ bastata questa dichiarazione di Luciano Moggi alla presentazione del suo libro, “Un calcio nel cuore”, per stimolare l’erezione degli allupati colpevolisti di Calciopoli:
“Avete visto? Le prove ora ci sono. Vi prego, ora credeteci. Non è stato uno scandalo fomentato in malafede. Il caso stavolta è davvero chiuso”.
Strano però che a distanza di oltre un anno, si è ancora alla ricerca di prove “vere” per giustificare il più grande processo mediatico della storia italiana.
Ogni volta si scrive che il caso è chiuso salvo poi rimarcarlo ad ogni successivo sviluppo ed occasione.
Analizziamo onestamente quanto dichiarato da Moggi.
Partiamo dal presupposto che in base all’art.15 della Costituzione Italiana la segretezza della corrispondenza e delle comunicazioni è inviolabile.
Cosa vuol dire questo? Intanto che a livello penale dotarsi di schede straniere non comporta assolutamente nessuna conseguenza.
Semmai è l’uso che se ne fa di esse che può esser oggetto di indagine.A livello sportivo, il solo possesso o la distribuzione di esse senza secondi fini non comporta assolutamente illecito, mentre invece, nel caso fosse dimostrato che il loro acquisto è stato finalizzato alla costituzione di “un’associazione a delinquere” sarebbe certamente reato senza nemmeno dover indagare sul contenuto delle conversazioni intercorse tra le parti.
Il tutto va comunque dimostrato. Altro che caso chiuso.
E’ proprio su questo quindi, che, se si in è buona fede, bisogna riflettere:
se io compro delle schede straniere, e successivamente le distribuisco a collaboratori ed amici, magari davanti a 200 testimoni nel corso di una cena pubblica, si può credere che queste possano servire per costituire un’associazione a delinquere?
L’onestà intellettuale non può che farci propender per una sola risposta: no. Altro che caso chiuso.
Ma perché allora Moggi ha comprato queste schede? Che uso ne ha fatto?
Non sarà che, venuto a conoscenza di una rete vastissima di “spioni”, si è voluto tutelare legalmente?
Vieri, Mutu, Jugovic, De Santis, Dossier Ladroni, Pratica Como.
Nell’ultimo anno è venuto fuori un quadro che Cristian Vieri, per la sua parte, lo scorso giorno non ha esitato a commentare come “uno schifo vergognoso”. Altro che caso chiuso.
Perché quindi non dovremmo credere alla versione descritta da Moggi nel suo libro, sopratutto alla luce di quanto emerso in questo squallido quadro di spionaggio?
Luciano Moggi non è di certo un Santo, ne adesso gli si addice la figura di martire, però trovo vergognoso che nessun organo di stampa, si sia posto queste semplici domande:
“Chi ha fatto spiare? E soprattutto perché?”Altro che caso chiuso.
Se per la giustizia sportiva spiare non è reato (chissà in base a quale logica poi) , ancor di più lo deve esser difendere la segretezza della propria corrispondenza.
Perché non bisogna dimenticare mai che sempre secondo la Costituzione Italiana è reato spiare e non il contrario, salvo atto motivato delle autorità giudiziarie, con le garanzie stabilite dalla legge. Nulla di quanto emerso in questo anno e mezzo giustifica ancora le condanne emesse da Calciopoli.
“Calciopoli? Un’aborto giuridico. Le squadre coinvolte meritavano al massimo solo qualche punto di penalità.”
E le parole del giudice De Biase diventano una voce sempre più forte, che si espande sempre di più e in tutte le direzioni.
Perché Internet è una voce che non si può condizionare e far tacer a piacimento.
E se diventa un coro……Altro che caso chiuso.
di Stefano Discreti
“E’ vero. Ho comprato delle schede straniere”.
E’ bastata questa dichiarazione di Luciano Moggi alla presentazione del suo libro, “Un calcio nel cuore”, per stimolare l’erezione degli allupati colpevolisti di Calciopoli:
“Avete visto? Le prove ora ci sono. Vi prego, ora credeteci. Non è stato uno scandalo fomentato in malafede. Il caso stavolta è davvero chiuso”.
Strano però che a distanza di oltre un anno, si è ancora alla ricerca di prove “vere” per giustificare il più grande processo mediatico della storia italiana.
Ogni volta si scrive che il caso è chiuso salvo poi rimarcarlo ad ogni successivo sviluppo ed occasione.
Analizziamo onestamente quanto dichiarato da Moggi.
Partiamo dal presupposto che in base all’art.15 della Costituzione Italiana la segretezza della corrispondenza e delle comunicazioni è inviolabile.
Cosa vuol dire questo? Intanto che a livello penale dotarsi di schede straniere non comporta assolutamente nessuna conseguenza.
Semmai è l’uso che se ne fa di esse che può esser oggetto di indagine.A livello sportivo, il solo possesso o la distribuzione di esse senza secondi fini non comporta assolutamente illecito, mentre invece, nel caso fosse dimostrato che il loro acquisto è stato finalizzato alla costituzione di “un’associazione a delinquere” sarebbe certamente reato senza nemmeno dover indagare sul contenuto delle conversazioni intercorse tra le parti.
Il tutto va comunque dimostrato. Altro che caso chiuso.
E’ proprio su questo quindi, che, se si in è buona fede, bisogna riflettere:
se io compro delle schede straniere, e successivamente le distribuisco a collaboratori ed amici, magari davanti a 200 testimoni nel corso di una cena pubblica, si può credere che queste possano servire per costituire un’associazione a delinquere?
L’onestà intellettuale non può che farci propender per una sola risposta: no. Altro che caso chiuso.
Ma perché allora Moggi ha comprato queste schede? Che uso ne ha fatto?
Non sarà che, venuto a conoscenza di una rete vastissima di “spioni”, si è voluto tutelare legalmente?
Vieri, Mutu, Jugovic, De Santis, Dossier Ladroni, Pratica Como.
Nell’ultimo anno è venuto fuori un quadro che Cristian Vieri, per la sua parte, lo scorso giorno non ha esitato a commentare come “uno schifo vergognoso”. Altro che caso chiuso.
Perché quindi non dovremmo credere alla versione descritta da Moggi nel suo libro, sopratutto alla luce di quanto emerso in questo squallido quadro di spionaggio?
Luciano Moggi non è di certo un Santo, ne adesso gli si addice la figura di martire, però trovo vergognoso che nessun organo di stampa, si sia posto queste semplici domande:
“Chi ha fatto spiare? E soprattutto perché?”Altro che caso chiuso.
Se per la giustizia sportiva spiare non è reato (chissà in base a quale logica poi) , ancor di più lo deve esser difendere la segretezza della propria corrispondenza.
Perché non bisogna dimenticare mai che sempre secondo la Costituzione Italiana è reato spiare e non il contrario, salvo atto motivato delle autorità giudiziarie, con le garanzie stabilite dalla legge. Nulla di quanto emerso in questo anno e mezzo giustifica ancora le condanne emesse da Calciopoli.
“Calciopoli? Un’aborto giuridico. Le squadre coinvolte meritavano al massimo solo qualche punto di penalità.”
E le parole del giudice De Biase diventano una voce sempre più forte, che si espande sempre di più e in tutte le direzioni.
Perché Internet è una voce che non si può condizionare e far tacer a piacimento.
E se diventa un coro……Altro che caso chiuso.
martedì 23 ottobre 2007
"Ho sbagliato pulsante"
Lewis Hamilton a freddo può svelare che il guaio tecnico alla sua McLaren,
per il quale ha dovuto dire addio al Mondiale, è frutto di un suo errore.
"Ho premuto il pulsante sbagliato - ha spiegato il pilota inglese. -
Il mio dito è scivolato sul volante e, accidentalmente, ho premuto il pulsante per avviare la procedura di partenza.
La macchina è andata in folle e ho dovuto inizializzare di nuovo il sistema per ripartire".
"Uno schifo"
L'ira di Vieri contro Moratti e l'Inter
"Uno schifo. Mostrerò tutto"
Christian Vieri non ha dimenticato la vicenda dei pedinamenti "commissionati" dall'Inter nei suoi confronti e, in un'intervista esclusiva a Sky Sport, non lo manda certo a dire.
"E' uno schifo quello hanno fatto, voi non sapete bene ancora quello che e' successo - dice il bomber della Fiorentina -. Abbiamo cominciato da due settimane, siamo gia' andati in tribunale e alla fine faro' vedere tutto quello che hanno fatto. Perche' ho tutti i documenti di quello che hanno fatto. Di persone importanti che hanno fatto certe cose...non c'era motivo di fare queste cose qua con un giocatore o con chiunque sia".
Gli chiedono se si aspettava un comportamento dal genere da una persona come Massimo Moratti, lui risponde che "una cosa cosi vergognosa', no.
Perche', come ho detto, non c'era motivo. Fare quello che hanno fatto...
Poi - dice ancora Vieri - ora non e' il momento di parlare di certe cose, di dire certe cose, come ho detto ci sono i legali che stanno lavorando e tanto alla fine verra' fuori la verita' e quando verra' fuori tutti vedranno quello che hanno combinato".
"Uno schifo. Mostrerò tutto"
Christian Vieri non ha dimenticato la vicenda dei pedinamenti "commissionati" dall'Inter nei suoi confronti e, in un'intervista esclusiva a Sky Sport, non lo manda certo a dire.
"E' uno schifo quello hanno fatto, voi non sapete bene ancora quello che e' successo - dice il bomber della Fiorentina -. Abbiamo cominciato da due settimane, siamo gia' andati in tribunale e alla fine faro' vedere tutto quello che hanno fatto. Perche' ho tutti i documenti di quello che hanno fatto. Di persone importanti che hanno fatto certe cose...non c'era motivo di fare queste cose qua con un giocatore o con chiunque sia".
Gli chiedono se si aspettava un comportamento dal genere da una persona come Massimo Moratti, lui risponde che "una cosa cosi vergognosa', no.
Perche', come ho detto, non c'era motivo. Fare quello che hanno fatto...
Poi - dice ancora Vieri - ora non e' il momento di parlare di certe cose, di dire certe cose, come ho detto ci sono i legali che stanno lavorando e tanto alla fine verra' fuori la verita' e quando verra' fuori tutti vedranno quello che hanno combinato".
lunedì 22 ottobre 2007
Benvenuto Tobias
Del Piero lancia la Juve
Festa sub iudice
FESTA MONDIALE IN BILICO.
Clamoroso nella notte.
Le benzine di Williams e Bmw finiscono sotto accusa:l’ultima mossa di Dennis punta a ribaltare la classifica.
Un altro giallo: nella notte il Mondiale di Kimi Raikkonen è finito sub iudice.
La Ferrari non c’entra: sono Williams e Bmw a essere nel mirino dei commissari sportivi.
Il motivo del contendere è la benzina utilizzata durante il Gp del Brasile: secondo una segnalazione (della McLaren in base a indiscrezioni) è stata controllata la temperatura del carburante, che da regolamento può essere al massimo di dieci gradi inferiore a quella dell’aria.
I rappresentanti delle due scuderie sono stati convocati dalla direzione gara, che ha esaminato i dati rilevati da un sensore e ha rilevato temperature di 3-4 gradi sotto il limite.
La linea difensiva: la temperatura dell’aria si è alzata di sei gradi in un’ora.
Se scatterà la squalifica dei piloti (Rosberg è arrivato 4°, Kubica 5° e Heidfeld 6°) Hamilton risalirà in quarta posizione e il titolo mondiale sarà assegnato a lui.
Il vantaggio nel raffreddamento è nei tempi del pit stop: la benzina fredda è più densa, quindi è possibile immetterne di più nello stesso intervallo di tempo. Inoltre il carburante a bassa temperatura migliora il raffreddamento del motore.
Laconico il commento di Luca Baldisserri, responsabile delle operazioni in pista del Cavallino: «Esiste un regolamento, se viene applicato alla lettera scatta la squalifica».
«Il cambio di temperatura a San Paolo ha creato problemi a tutti i team - ha aggiunto Baldisserri - Noi abbiamo regolato il sensore per stabilizzare la temperatura della benzina sulla soglia dei 10 gradi; gli altri probabilmente hanno avuto problemi con il sensore. Il risultato sportivo non è assolutamente in discussione, quello politico non lo so.
Esiste un precedente proprio in Brasile: nel ’95 la benzina della Williams fu trovata regolare,ma non conforme al campione depositato in precedenza. La scuderia perse i punti della classifica dei costruttori,mai piloti non furono sanzionati perché non ricevettero alcun vantaggio. Il caso di ieri è diverso: se fosse provata la violazione, i tre piloti coinvolti avrebbero avuto un vantaggio, seppur minimo.
sabato 20 ottobre 2007
La risposta di Ceniti
Gentile Stefano,
la ringrazio per aver inserito l’articolo nel suo blog. Le critiche, le discussioni, i diversi punti di vista su un argomento, sono sempre preferibili alle verità assolute a senso unico. Vedo che lei ha un’idea ben precisa su quello che è accaduto negli ultimi anni. Io, invece, ho meno certezze. Certo, difficile non notare come Giraudo abbia scelto la strada del silenzio, senza tirar fuori complotti o altre amenità. Moggi, dopo le dichiarazioni iniziali, ha preferito sparare nel mucchio, ma senza portare prove. Sarò malizioso, ma ho il sospetto che la sua strategia sia funzionale a qualcosa che nulla ha che fare con la verità. Non dimentichi che c’è in ballo il processo Gea, dove è coinvolto il figlio. La nuova Juventus, che certo era a conoscenza dei metodi della Triade tanto da scegliere una linea difensiva trasparente che ha restituito dignità e stile alla società che ha sempre dato punti a tutti su questi aspetti, sta dimostrando che si può fare bene anche senza Moggi. Se fossi un tifoso juventino starei più attento al presente che non a un passato dai contorti nebulosi.
Cordialmente
f.c.
p.s. sulla luna mi ha “spedito” un collega svizzero della Reuters, presente alla conferenza stampa e nauseato da quello che ha visto. Poi la rassicuro: non ho bisogno di fare carriera, per un giornalista lavorare alla Gazzetta è il top. Come per un calciatore indossare la maglia della Juventus.
la ringrazio per aver inserito l’articolo nel suo blog. Le critiche, le discussioni, i diversi punti di vista su un argomento, sono sempre preferibili alle verità assolute a senso unico. Vedo che lei ha un’idea ben precisa su quello che è accaduto negli ultimi anni. Io, invece, ho meno certezze. Certo, difficile non notare come Giraudo abbia scelto la strada del silenzio, senza tirar fuori complotti o altre amenità. Moggi, dopo le dichiarazioni iniziali, ha preferito sparare nel mucchio, ma senza portare prove. Sarò malizioso, ma ho il sospetto che la sua strategia sia funzionale a qualcosa che nulla ha che fare con la verità. Non dimentichi che c’è in ballo il processo Gea, dove è coinvolto il figlio. La nuova Juventus, che certo era a conoscenza dei metodi della Triade tanto da scegliere una linea difensiva trasparente che ha restituito dignità e stile alla società che ha sempre dato punti a tutti su questi aspetti, sta dimostrando che si può fare bene anche senza Moggi. Se fossi un tifoso juventino starei più attento al presente che non a un passato dai contorti nebulosi.
Cordialmente
f.c.
p.s. sulla luna mi ha “spedito” un collega svizzero della Reuters, presente alla conferenza stampa e nauseato da quello che ha visto. Poi la rassicuro: non ho bisogno di fare carriera, per un giornalista lavorare alla Gazzetta è il top. Come per un calciatore indossare la maglia della Juventus.
venerdì 19 ottobre 2007
Ceniti, non così
Sig. Ceniti dopo aver letto il suo “pezzo” del 18 Ottobre 2007 pubblicato dalla Gazzetta dello Sport, sono arrivato ad una conclusione:
lei non viene dalla luna, ma vive una realtà parallela.
Magari, questo articolo le servirà per fare carriera.
Ma la verità è un’altra cosa. E non sta sulla luna e non gioca fuori casa.
La verità è quella che solo noi sappiamo ogni giorno guardandoci allo specchio.
Cordialmente,
Stefano Discreti
IL CASO
Domande scomode, Moggi s' infuria
FRANCESCO CENITI
(18 ottobre, 2007) Gazzetta dello Sport
«Credo di giocare fuori casa...». Così ho iniziato l' intervento durante la conferenza stampa che ieri Luciano Moggi ha tenuto a Milano per presentare il suo libro e ribadire le tesi (sempre le stesse, sempre a senso unico) sul «complotto» che lo ha estromesso dal mondo del calcio. Un' ora prima ero entrato nella sala dell' albergo milanese scelto per l' evento: solo posti in piedi. Anche «Big Luciano» sembra sorpreso dalla presenza di tanti giornalisti. Li ringrazia, si emoziona. Poi sfodera un lungo assolo che dovrebbe illustrare e motivare 248 pagine al veleno. La sceneggiatura, però, non è originale. Semmai zavorrata dai continui flashback e aneddoti noti solo ai protagonisti. Più interessanti i lapsus. Come: «Per gli arbitri c' era il sorteggio, mentre dopo gli assistenti venivano dati all' Aia», ma forse la «d» mancante è solo un refuso verbale. La morale è, invece, chiarissima: per Moggi i processi sportivi sono stati una barzelletta, mentre l' inchiesta di Napoli (a metà dicembre il gip deciderà se mandarlo a processo) si basa sul nulla. VERITA' E MANIPOLAZIONI Ma chi sono i colpevoli di questo omicidio sfiorato, dato che Moggi inizia il libro «rivelando » di aver pensato al suicidio? E, soprattutto, a che scopo? Nessuna sorpresa. I cattivi sono i soliti e siccome Moggi non è Agatha Christie, li svela rapidamente. In ordine sparso: Carraro, Petrucci, Guido Rossi, Collina, i giudici sportivi e quelli ordinari («perché non hanno intercettato gli altri dirigenti?») la nuova Juve. E la Gazzetta dello Sport. Già, il mio giornale che secondo Moggi si è sostituito alla magistratura. Di più: l' ha influenzata. Per il gusto di «farlo fuori». E poco importa se la Juve in B vuol dire vendere molte copie in meno ogni giorno. COME PAPARESTA Vabbè, ogni imputato ha diritto a difendersi. Così, decido di non intervenire alle domande che seguono il soliloquio. In fondo sono di parte. Come la claque che affolla la sala e si esibisce in assist smarcanti. C' è persino chi avanza l' ipotesi che dietro alla squalifica di Moggi ci sia la regia della Juve, infastidita dal troppo potere del suo dirigente. Alla fine qualcosa mi scatta dentro e decido di «sfidare» l' arena. Come? Facendo (o tentando di fare) domande normali. Tipo: «Ha ammesso di aver comprato le schede svizzere. Che pena si sarebbe data se fosse stato al posto dei giudici sportivi?». Oppure: «Il processo sportivo lo ha definito una farsa, ma ha cercato di evitarlo grazie alle dimissioni dalla Juve». Apriti cielo. Forse dovevo concordare prima l' intervento. Moggi la prende male, si altera, la voce sale di tono, riprende ad attaccare la Gazzetta. Ma non risponde. Lo confesso: ho persino pensato di finire rinchiuso in qualche bagno dell' albergo. Qualcuno a fine conferenza mi ha sussurrato: «Non giocavi fuori casa, ma sulla luna». Può essere, ma credo che Moggi e i suoi satelliti possano ritornare di moda solo nelle pagine di un libro. L' ex d.g. Juve attacca ancora la Gazzetta, ma sui temi più scottanti preferisce non rispondere.
Ceniti Francesco
lei non viene dalla luna, ma vive una realtà parallela.
Magari, questo articolo le servirà per fare carriera.
Ma la verità è un’altra cosa. E non sta sulla luna e non gioca fuori casa.
La verità è quella che solo noi sappiamo ogni giorno guardandoci allo specchio.
Cordialmente,
Stefano Discreti
IL CASO
Domande scomode, Moggi s' infuria
FRANCESCO CENITI
(18 ottobre, 2007) Gazzetta dello Sport
«Credo di giocare fuori casa...». Così ho iniziato l' intervento durante la conferenza stampa che ieri Luciano Moggi ha tenuto a Milano per presentare il suo libro e ribadire le tesi (sempre le stesse, sempre a senso unico) sul «complotto» che lo ha estromesso dal mondo del calcio. Un' ora prima ero entrato nella sala dell' albergo milanese scelto per l' evento: solo posti in piedi. Anche «Big Luciano» sembra sorpreso dalla presenza di tanti giornalisti. Li ringrazia, si emoziona. Poi sfodera un lungo assolo che dovrebbe illustrare e motivare 248 pagine al veleno. La sceneggiatura, però, non è originale. Semmai zavorrata dai continui flashback e aneddoti noti solo ai protagonisti. Più interessanti i lapsus. Come: «Per gli arbitri c' era il sorteggio, mentre dopo gli assistenti venivano dati all' Aia», ma forse la «d» mancante è solo un refuso verbale. La morale è, invece, chiarissima: per Moggi i processi sportivi sono stati una barzelletta, mentre l' inchiesta di Napoli (a metà dicembre il gip deciderà se mandarlo a processo) si basa sul nulla. VERITA' E MANIPOLAZIONI Ma chi sono i colpevoli di questo omicidio sfiorato, dato che Moggi inizia il libro «rivelando » di aver pensato al suicidio? E, soprattutto, a che scopo? Nessuna sorpresa. I cattivi sono i soliti e siccome Moggi non è Agatha Christie, li svela rapidamente. In ordine sparso: Carraro, Petrucci, Guido Rossi, Collina, i giudici sportivi e quelli ordinari («perché non hanno intercettato gli altri dirigenti?») la nuova Juve. E la Gazzetta dello Sport. Già, il mio giornale che secondo Moggi si è sostituito alla magistratura. Di più: l' ha influenzata. Per il gusto di «farlo fuori». E poco importa se la Juve in B vuol dire vendere molte copie in meno ogni giorno. COME PAPARESTA Vabbè, ogni imputato ha diritto a difendersi. Così, decido di non intervenire alle domande che seguono il soliloquio. In fondo sono di parte. Come la claque che affolla la sala e si esibisce in assist smarcanti. C' è persino chi avanza l' ipotesi che dietro alla squalifica di Moggi ci sia la regia della Juve, infastidita dal troppo potere del suo dirigente. Alla fine qualcosa mi scatta dentro e decido di «sfidare» l' arena. Come? Facendo (o tentando di fare) domande normali. Tipo: «Ha ammesso di aver comprato le schede svizzere. Che pena si sarebbe data se fosse stato al posto dei giudici sportivi?». Oppure: «Il processo sportivo lo ha definito una farsa, ma ha cercato di evitarlo grazie alle dimissioni dalla Juve». Apriti cielo. Forse dovevo concordare prima l' intervento. Moggi la prende male, si altera, la voce sale di tono, riprende ad attaccare la Gazzetta. Ma non risponde. Lo confesso: ho persino pensato di finire rinchiuso in qualche bagno dell' albergo. Qualcuno a fine conferenza mi ha sussurrato: «Non giocavi fuori casa, ma sulla luna». Può essere, ma credo che Moggi e i suoi satelliti possano ritornare di moda solo nelle pagine di un libro. L' ex d.g. Juve attacca ancora la Gazzetta, ma sui temi più scottanti preferisce non rispondere.
Ceniti Francesco
mercoledì 17 ottobre 2007
"Ora Moratti mi odia ma...."
Ancora Luciano Moggi:
"Oggi Massimo Moratti mi odia, questo è chiaro. Però non è lontano il tempo dei suoi corteggiamenti, delle promesse e delle lusinghe. Quante telefonate mi ha fatto, quante telefonate mi ha fatto fare. Peccato che non siano state intercettate anche quelle, una bella Morattopoli potrebbe arricchire la trama di questa sceneggiata chiamata Calciopoli.
Moratti non mi cercava certo per mettermi a lavorare alla Telecom o nelle raffinerie di famiglia: ha provato più volte a portarmi all'Inter.... ..... voleva che lo aiutassi a uscire dalla situazione di eterno perdente che gli avevano cucito addosso. Soffriva più per gli insuccessi, per le ironie che lo circondavano che per le montagne di soldi che buttava al vento in ogni campionato... .... Mi ha cercato la prima volta nel 1995 quando voleva comprare Roberto Baggio... una trattativa difficile, Baggio poi preferì Berlusconi... .... Successivamente a ogni volta che i giochi di mercato incrociavano l'Inter e la Juventus Moratti mi ha sempre lanciato messaggi nemmeno troppo cifrati... .... Fino a quando le cifre non le abbiamo messe anche su un contratto. Era il 1999.... ... ricordo bene era maggio. Mi incontro con Moratti, parliamo prima di programmi poi di contratto. L'accordo di massima finisce su un foglio, nero su bianco insomma. Intanto però Moratti mi chiede una mano sul mercato. Da subito, c'era da vendere Moriero.... .... Il contratto io ce l'ho e lo conservo gelosamente. E quando sentirò il presidente dire davanti a una platea vasta, in una trasmissione televisiva importante e non solo tra le righe di qualche intervista che questo contratto non esiste, allora andrò anch'io in televisione e mostrerò il documento... .... E' un vero peccato, nella sua mente Moratti mi ha ripudiato.... ... o forse si vergogna per avermi fatto pedinare da Tavaroli e compagnia. Pazienza...".
"Oggi Massimo Moratti mi odia, questo è chiaro. Però non è lontano il tempo dei suoi corteggiamenti, delle promesse e delle lusinghe. Quante telefonate mi ha fatto, quante telefonate mi ha fatto fare. Peccato che non siano state intercettate anche quelle, una bella Morattopoli potrebbe arricchire la trama di questa sceneggiata chiamata Calciopoli.
Moratti non mi cercava certo per mettermi a lavorare alla Telecom o nelle raffinerie di famiglia: ha provato più volte a portarmi all'Inter.... ..... voleva che lo aiutassi a uscire dalla situazione di eterno perdente che gli avevano cucito addosso. Soffriva più per gli insuccessi, per le ironie che lo circondavano che per le montagne di soldi che buttava al vento in ogni campionato... .... Mi ha cercato la prima volta nel 1995 quando voleva comprare Roberto Baggio... una trattativa difficile, Baggio poi preferì Berlusconi... .... Successivamente a ogni volta che i giochi di mercato incrociavano l'Inter e la Juventus Moratti mi ha sempre lanciato messaggi nemmeno troppo cifrati... .... Fino a quando le cifre non le abbiamo messe anche su un contratto. Era il 1999.... ... ricordo bene era maggio. Mi incontro con Moratti, parliamo prima di programmi poi di contratto. L'accordo di massima finisce su un foglio, nero su bianco insomma. Intanto però Moratti mi chiede una mano sul mercato. Da subito, c'era da vendere Moriero.... .... Il contratto io ce l'ho e lo conservo gelosamente. E quando sentirò il presidente dire davanti a una platea vasta, in una trasmissione televisiva importante e non solo tra le righe di qualche intervista che questo contratto non esiste, allora andrò anch'io in televisione e mostrerò il documento... .... E' un vero peccato, nella sua mente Moratti mi ha ripudiato.... ... o forse si vergogna per avermi fatto pedinare da Tavaroli e compagnia. Pazienza...".
"No vergini in questo bordello"
"Dopo Calciopoli non è cambiato niente. Hanno pagato solo 3 o 4 persone ed ora si possono fare gli impicci in santa pace.
In questo bordello non c'era nessuna vergine.
Non c'ero solo io, ma anche tutti i dirigenti di altre 41 società di Serie A e B.
Adesso non c'è più bisogno di parlare tanto perché tutte le verità stanno venendo a galla".
Cantamessa lascia Dida a casa
Caso Dida, Avv. Cantamessa 'Indagine sui pensieri non esiste'
"Leggo che sarei furibondo, ma questo è un aggettivo di cui non conosco il senso, io sono totalmente tranquillo. Dal mio punto di vista e da quello della società che in questo contesto rappresento, sono sereno di aver fatto tutto il possibile. Ritengo che se la valutazione dei giudici d'appello sarà di taglio giuridico la sentenza di primo grado dovrà essere riformata. Se non sarà di taglio giuridico io non sono competente".
"L'aria che è tirata in primo grado non è di taglio giuridico, però questo non significa che, in secondo grado, 're melius perpensa' (valutata meglio la cosa, ndr) - come dicevano i latini - ci sia un taglio diverso.
Nulla lo esclude. Io però sono sereno, ma lo è anche Dida. Certo, non è bello sentirsi dire
'guarda che tu l'hai pensata così, noi ti condanniamo per quello'. E' un procedimento interpretativo arbitrario". E prosegue: "Chiedere a Dida di testimoniare? Ma su cosa? Sui pensieri? Nella discussione lo dirò. Non me lo porto Dida, non può andare lì a dire 'invece pensavo...'. L'indagine sui pensieri, da che diritto e diritto, non c'è. Non è possibile in pratica".
Come legge questa intepretazione 'soggettiva' dell'Uefa? "Non interpreto, prendo atto. Quando ero ragazzino ho letto un romanzo di fantascienza che si chiamava 'Il segreto degli Slan'. Tale segreto era la telepatia, in quel contesto ambientale forse una valutazione del pensiero potrebbe essere leggitima... (ride). Questa è una battuta, ma ripeto che non porto Dida. Non vedo cosa possa venire a raccontare, il brasiliano non è un avvocato. Questa è una questione avvocatesca".
Cantamessa chiederà che vengano tolte entrambe le giornate di squalifica... "E' conseguenza logica di un'impostazione. Ma non sono furibondo, fa parte delle cose della vita che ci sia chi la pensa in modo diverso".
Dopo aver letto le motivazioni dell'Uefa è ancora convinto che la punizione al Celtic sia stata più mite rispetto a quella di Nelson Dida... "Sì, ma non mi importa. Ho detto e scritto che c'è stata un'inversione della valutazione dei fatti. L'evento-madre è stato derubricato ad evento-figlio. E quindi la sanzione al Celtic è stata modesta, credo, per questa inversione di valutazione. Ma io non mi scandalizzo mai, prendo atto. Se uno è pragmatico può fare l'avvocato, se uno non ha questa caratteristica è meglio che cambi mestiere".
"Leggo che sarei furibondo, ma questo è un aggettivo di cui non conosco il senso, io sono totalmente tranquillo. Dal mio punto di vista e da quello della società che in questo contesto rappresento, sono sereno di aver fatto tutto il possibile. Ritengo che se la valutazione dei giudici d'appello sarà di taglio giuridico la sentenza di primo grado dovrà essere riformata. Se non sarà di taglio giuridico io non sono competente".
"L'aria che è tirata in primo grado non è di taglio giuridico, però questo non significa che, in secondo grado, 're melius perpensa' (valutata meglio la cosa, ndr) - come dicevano i latini - ci sia un taglio diverso.
Nulla lo esclude. Io però sono sereno, ma lo è anche Dida. Certo, non è bello sentirsi dire
'guarda che tu l'hai pensata così, noi ti condanniamo per quello'. E' un procedimento interpretativo arbitrario". E prosegue: "Chiedere a Dida di testimoniare? Ma su cosa? Sui pensieri? Nella discussione lo dirò. Non me lo porto Dida, non può andare lì a dire 'invece pensavo...'. L'indagine sui pensieri, da che diritto e diritto, non c'è. Non è possibile in pratica".
Come legge questa intepretazione 'soggettiva' dell'Uefa? "Non interpreto, prendo atto. Quando ero ragazzino ho letto un romanzo di fantascienza che si chiamava 'Il segreto degli Slan'. Tale segreto era la telepatia, in quel contesto ambientale forse una valutazione del pensiero potrebbe essere leggitima... (ride). Questa è una battuta, ma ripeto che non porto Dida. Non vedo cosa possa venire a raccontare, il brasiliano non è un avvocato. Questa è una questione avvocatesca".
Cantamessa chiederà che vengano tolte entrambe le giornate di squalifica... "E' conseguenza logica di un'impostazione. Ma non sono furibondo, fa parte delle cose della vita che ci sia chi la pensa in modo diverso".
Dopo aver letto le motivazioni dell'Uefa è ancora convinto che la punizione al Celtic sia stata più mite rispetto a quella di Nelson Dida... "Sì, ma non mi importa. Ho detto e scritto che c'è stata un'inversione della valutazione dei fatti. L'evento-madre è stato derubricato ad evento-figlio. E quindi la sanzione al Celtic è stata modesta, credo, per questa inversione di valutazione. Ma io non mi scandalizzo mai, prendo atto. Se uno è pragmatico può fare l'avvocato, se uno non ha questa caratteristica è meglio che cambi mestiere".
Juventus a vita
''Oggi ho compiuto una scelta decisiva per la mia carriera e per la mia vita. La Juventus mi ha dato tanto ed è qui che voglio continuare a vincere''.
Alla fine il popolo bianconero ancora una volta si è voluto schierare con Alessandro Del Piero, grande capitano, grande campione ma sopratutto grande uomo.
Questo il commento di Alessandro Del Piero dopo il rinnovo di contratto con la Juve fino al 2010.
''La trattativa che ci ha portato alla firma - ha aggiunto il capitano bianconero - è stata lunga, a tratti complessa, ma ci tengo a sottolineare l'impegno, da una parte di Jean Claude Blanc e di Alessio Secco e dall'altra di mio fratello Stefano e del dottor Dario Tosetti, presidente del Family Office che mi assiste da dieci anni. Sono sereno e fiducioso perché condivido un progetto che sono certo ci permetterà di tornare a regalare grandi soddisfazioni ai nostri tifosi''.
I risultati finali del sondaggio.
Rinnovo Del Piero. Chi ha ragione?
a) Alex. Lui è una bandiera e non si tocca. Il suo contratto gli va rinnovato, a qualsiasi costo.
(38%)
b) La società. Ormai è giusto che Del Piero non pretenda più uno stipendio da top
(24%)
c) Entrambi. Sarà solo una questione di tempo e troveranno il giusto accordo
(36%)
(38%)
b) La società. Ormai è giusto che Del Piero non pretenda più uno stipendio da top
(24%)
c) Entrambi. Sarà solo una questione di tempo e troveranno il giusto accordo
(36%)
Alla fine il popolo bianconero ancora una volta si è voluto schierare con Alessandro Del Piero, grande capitano, grande campione ma sopratutto grande uomo.
martedì 16 ottobre 2007
Juve e Milan le + penalizzate
FONTE: AdnKronos
Malgrado l'avvento del super-designatore Pierluigi Collina, alla 7a giornata del Campionato 2007/08 di Serie A, i risultati del 43% delle partite continuano ad essere falsati dagli errori arbitrali, peggio del campionato scorso quando le partite falsate furono il 41%.
I dati confermano quanto già rilevato dall'Osservatorio durante i Mondiali dell'anno scorso e nelle precedenti stagioni calcistiche: troppi errori arbitrali, che stravolgono classifiche e scommesse sul calcio.
Questo è quanto emerge dall'aggiornamento alla 7a giornata di Serie 2007/08 dell'Osservatorio sugli Errori Arbitrali nel Calcio condotto da Make Tailored Advertising (società specializzata nel marketing dello sport) insieme ad Adiconsum.
Nello studio stati presi in esame 39 casi da moviola in azione da gol-non gol sui quali la terna arbitrale ha commesso un errore di valutazione, come riportato a maggioranza dai 3 quotidiani sportivi italiani.
L'errore arbitrale è stato compensato per produrre una classifica virtuale (Virtualclass) nella quale risultano: alterati i risultati di 30 partite (43% del totale, contro il 41% dell'intera stagione precedente).
In 6 partite si è verificato più di un errore.
Spostati 48 punti di classifica (6,9/giornata di gara, contro i 6,3 precedenti).
Interessate la quasi totalità delle squadre: 19 su 20 (95%).
Punite soprattutto le squadre di rango (Milan: tolti 5 punti; Juventus: -4;
Inter, Lazio e Genoa: -2; Roma e Fiorentina: -1), a significare il timore arbitrale del dopo Calciopoli di apparire favorevoli ai potenti.
Fa eccezione la solita Reggina, punita con il record di -6 punti, dopo i -18 del campionato scorso. Impiegati finora 28 arbitri.
Di questi, 18 (64%) hanno commesso errori sulle situazioni da gol-non gol rilevate, avendo arbitrato una media di 2.9 partite ciascuno.
Gli altri 10 non hanno commesso errori, ma hanno diretto una media di partite sensibilmente inferiore (1,8 ciascuno). Falsate le vincite di Totocalcio, Totogol ed altri pronostici sul calcio per circa 25 milioni di euro.
Secondo lo studio la tipologia degli errori sui casi da gol-non gol analizzati ha riguardato: rigore/non rigore (64%), fuori gioco (21%), fallo in azione da gol (15%). Continua ad essere irrilevante la casistica del gol fantasma: nessun caso nelle prime 7 partite del 2007/08, solo 3 (1% del totale) lo scorso anno.
Malgrado l'avvento del super-designatore Pierluigi Collina, alla 7a giornata del Campionato 2007/08 di Serie A, i risultati del 43% delle partite continuano ad essere falsati dagli errori arbitrali, peggio del campionato scorso quando le partite falsate furono il 41%.
I dati confermano quanto già rilevato dall'Osservatorio durante i Mondiali dell'anno scorso e nelle precedenti stagioni calcistiche: troppi errori arbitrali, che stravolgono classifiche e scommesse sul calcio.
Questo è quanto emerge dall'aggiornamento alla 7a giornata di Serie 2007/08 dell'Osservatorio sugli Errori Arbitrali nel Calcio condotto da Make Tailored Advertising (società specializzata nel marketing dello sport) insieme ad Adiconsum.
Nello studio stati presi in esame 39 casi da moviola in azione da gol-non gol sui quali la terna arbitrale ha commesso un errore di valutazione, come riportato a maggioranza dai 3 quotidiani sportivi italiani.
L'errore arbitrale è stato compensato per produrre una classifica virtuale (Virtualclass) nella quale risultano: alterati i risultati di 30 partite (43% del totale, contro il 41% dell'intera stagione precedente).
In 6 partite si è verificato più di un errore.
Spostati 48 punti di classifica (6,9/giornata di gara, contro i 6,3 precedenti).
Interessate la quasi totalità delle squadre: 19 su 20 (95%).
Punite soprattutto le squadre di rango (Milan: tolti 5 punti; Juventus: -4;
Inter, Lazio e Genoa: -2; Roma e Fiorentina: -1), a significare il timore arbitrale del dopo Calciopoli di apparire favorevoli ai potenti.
Fa eccezione la solita Reggina, punita con il record di -6 punti, dopo i -18 del campionato scorso. Impiegati finora 28 arbitri.
Di questi, 18 (64%) hanno commesso errori sulle situazioni da gol-non gol rilevate, avendo arbitrato una media di 2.9 partite ciascuno.
Gli altri 10 non hanno commesso errori, ma hanno diretto una media di partite sensibilmente inferiore (1,8 ciascuno). Falsate le vincite di Totocalcio, Totogol ed altri pronostici sul calcio per circa 25 milioni di euro.
Secondo lo studio la tipologia degli errori sui casi da gol-non gol analizzati ha riguardato: rigore/non rigore (64%), fuori gioco (21%), fallo in azione da gol (15%). Continua ad essere irrilevante la casistica del gol fantasma: nessun caso nelle prime 7 partite del 2007/08, solo 3 (1% del totale) lo scorso anno.
Moratti non ci sta
"Non faccio commenti perché non avevo pensato a questa cosa. Mi sembra una decisione di notevole severità ".
Massimo Moratti considera "severa" la decisione del Giudice Sportivo di chiudere per un turno la curva nord, quella dove si trova la parte più "calda" del tifo interista, dopo i fatti di Inter-Napoli.
"Sono deluso. E' un'ingiustizia"
Tre mesi di squalifica a Danilo Di Luca.
E' quanto stabilito dal Giudice di ultima istanza in materia di doping del Coni in merito alla posizione del ciclista abruzzese nell'inchiesta penale Oil for drug e ai suoi rapporti col medico Carlo Santuccione.
A dare la notizia della sentenza è stato il capo della procura antidoping del Coni Ettore Torri. L'avvocato di Di Luca, Federico Cecconi, ha spiegato che la condanna è stata decisa non per una violazione dei regolamenti antidoping ma per una "contiguità" con il medico abruzzese Carlo Santuccione.
Lo stesso Cecconi ha però osservato che il periodo della frequentazione contestata a Di Luca - l'anno 2004 - coincide con la riammissione di Santuccione nei ranghi della Federazione medico sportiva italiana. Cecconi ha preannunciato un possibile ricorso al Tribunale di arbitrato sportivo (Tas) di Losanna non sbilanciandosi però sulla prospettiva di una partecipazione del corridore pescarese al Giro di Lombardia.
"Prendo atto, sono deluso, è un'ingiustizia, ma non credo si possa parlare di accanimento da parte della Procura nei miei confronti", questo il primo commento del corridore abruzzese.
E' quanto stabilito dal Giudice di ultima istanza in materia di doping del Coni in merito alla posizione del ciclista abruzzese nell'inchiesta penale Oil for drug e ai suoi rapporti col medico Carlo Santuccione.
A dare la notizia della sentenza è stato il capo della procura antidoping del Coni Ettore Torri. L'avvocato di Di Luca, Federico Cecconi, ha spiegato che la condanna è stata decisa non per una violazione dei regolamenti antidoping ma per una "contiguità" con il medico abruzzese Carlo Santuccione.
Lo stesso Cecconi ha però osservato che il periodo della frequentazione contestata a Di Luca - l'anno 2004 - coincide con la riammissione di Santuccione nei ranghi della Federazione medico sportiva italiana. Cecconi ha preannunciato un possibile ricorso al Tribunale di arbitrato sportivo (Tas) di Losanna non sbilanciandosi però sulla prospettiva di una partecipazione del corridore pescarese al Giro di Lombardia.
"Prendo atto, sono deluso, è un'ingiustizia, ma non credo si possa parlare di accanimento da parte della Procura nei miei confronti", questo il primo commento del corridore abruzzese.
Addio "Camoscio d'Abruzzo"
Vito Taccone, il «Camoscio d'Abruzzo», celebre scalatore degli anni '60, è deceduto stroncato da un infarto.
LA CARRIERA - Scalatore provetto, Vito Taccone era nato ad Avezzano il 6 maggio del 1940. Nel 1961 vinse il Giro di Lombardia. Nel 1964, poi, durante il Tour de France, venne accusato di aver provocato diverse cadute negli arrivi in volata per i suoi scatti scomposti. Il soprannome di «Camoscio d'Abruzzo» gli venne affibbiato, infatti, non solo per le sue doti di scalatore, ma anche per il suo carattere irruente. Celebre la scazzottata con il corridore spagnolo Fernando Manzaneque. Finita l'attività agonistica intraprese varie attività, rimanendo un personaggio popolare «dal cuore d'oro» come tutti lo ricordano.
LA CARRIERA - Scalatore provetto, Vito Taccone era nato ad Avezzano il 6 maggio del 1940. Nel 1961 vinse il Giro di Lombardia. Nel 1964, poi, durante il Tour de France, venne accusato di aver provocato diverse cadute negli arrivi in volata per i suoi scatti scomposti. Il soprannome di «Camoscio d'Abruzzo» gli venne affibbiato, infatti, non solo per le sue doti di scalatore, ma anche per il suo carattere irruente. Celebre la scazzottata con il corridore spagnolo Fernando Manzaneque. Finita l'attività agonistica intraprese varie attività, rimanendo un personaggio popolare «dal cuore d'oro» come tutti lo ricordano.
lunedì 15 ottobre 2007
"Mai avuto Sim svizzere"
fonte La Nazione
BERTINI "ORA DENUNCIO IO"
SI È ARRAMPICATO in bicicletta fin sulla vetta del Santuario della Verna. Non perché sia in attesa di grazia ricevuta ma per tenersi in forma, per essere pronto nel caso si verificasse un altro miracolo: una telefonata del presidente dell’Aia Gussoni che lo richiama in servizio. Paolo Bertini (nella foto), arbitro internazionale, è sospeso dallo scorso 15 aprile, da quando i due Pm di Napoli Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci lo hanno tirato dentro la storiaccia delle Sim svizzere che sarebbero state distribuite da Moggi. Sei mesi di limbo, sei mesi ad allenarsi solo solo, sei mesi lontano dalle luci dei riflettori, sei mesi a osservare ancora le regole dell’Aia, compresa quella che vieta i rapporti non autorizzati con la stampa. Bertini la rispetta anche in questa ennesima domenica del suo Golgota, mentre scende lungo i tornanti della Verna. Parla al suo posto il compagno di gita in bici, il suo avvocato Mauro Messeri. E lo fa per dire basta: «Questa sospensione è diventata peggio di una condanna. O la giustizia sportiva processa Paolo e gli consente di difendersi o lo reintegra nei ranghi». Altrimenti, lascia intendere il legale, il fischietto aretino potrebbe prendere altre strade: «Non è un problema che si pone nell’immediato, ma certo se le istituzioni del calcio dovessero insistere in questo atteggiamento, potrei anche valutare l’ipotesi di adire le vie legali». I GUAI di Bertini, che già era stato prosciolto nell’estate 2006 per il primo filone di Calciopoli, ricominciano dalla decisione di Gussoni di non mandarlo più in campo in attesa dei risultati dell’inchiesta di Napoli o di un eventuale deferimento da parte del procuratore federale Stefano Palazzi. «Ma — lamenta Messeri — la sospensione dovrebbe essere l’equivalente di un provvedimento cautelare in sede penale. Qui invece sta diventando una vera e propria pena. Dopo i primi quattro mesi, il provvedimento è stato rinnovato in agosto per altri quattro. E si può arrivare fino a un anno. E’ una specie di squalifica. Una misura assurda. Non si può rimanere ad aspettare l’esito dell’udienza preliminare di Napoli. La giustizia del calcio deve avere il coraggio di muoversi». Bertini, ricorda l’avvocato, «era non solo un internazionale ma uno dei primi tre arbitri d’Italia. Lo hanno lasciato solo. Lo ha abbandonato anche l’Aia. La Federcalcio si decida: o ci sono gli elementi per condannarlo o gli devono consentire di tornare in campo a fare il suo mestiere».
D’ALTRONDE, nella sostanza, l’arbitro aretino continua a dichiararsi innocente su tutta la linea: «Non ha mai avuto sim svizzere, tantomeno da Moggi», assicura Messeri. E i tabulati prima di Juve-Milan del 20 dicembre 2004, quelli che evidenzierebbero decine di contatti fra l’arbitro e le sim dell’entourage moggiano? «I tabulati, per quanto ci riguardano, non dicono il vero. Ci sono situazioni nelle quali secondo la scheda Bertini sarebbe ad Arezzo e invece è fuori città, altre in cui in cinque minuti sarebbe prima ad Arezzo e poi a Milano. E poi quello che è successo in campo non torna coi tabulati». Per esempio? «Per esempio c’è un’Atalanta-Milan in cui Paolo, secondo l’accusa, avrebbe avuto contatti con Moggi per sfavorire i rossoneri, avversari della Juve per lo scudetto. E invece il Milan vinse avvantaggiandosi di una mancata espulsione di Nesta. E allora da che parte stava Bertini, con Moggi o col Milan? No, non c’è logica».
Del resto, spiega l’avvocato, persino Romeo Paparesta, padre di Gianluca, che ammette di avere avuto una scheda svizzera, dice di non avere mai parlato con l’arbitro aretino. Che ora chiede solo di essere giudicato dal suo mondo, quello del calcio. E’ troppo?
BERTINI "ORA DENUNCIO IO"
SI È ARRAMPICATO in bicicletta fin sulla vetta del Santuario della Verna. Non perché sia in attesa di grazia ricevuta ma per tenersi in forma, per essere pronto nel caso si verificasse un altro miracolo: una telefonata del presidente dell’Aia Gussoni che lo richiama in servizio. Paolo Bertini (nella foto), arbitro internazionale, è sospeso dallo scorso 15 aprile, da quando i due Pm di Napoli Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci lo hanno tirato dentro la storiaccia delle Sim svizzere che sarebbero state distribuite da Moggi. Sei mesi di limbo, sei mesi ad allenarsi solo solo, sei mesi lontano dalle luci dei riflettori, sei mesi a osservare ancora le regole dell’Aia, compresa quella che vieta i rapporti non autorizzati con la stampa. Bertini la rispetta anche in questa ennesima domenica del suo Golgota, mentre scende lungo i tornanti della Verna. Parla al suo posto il compagno di gita in bici, il suo avvocato Mauro Messeri. E lo fa per dire basta: «Questa sospensione è diventata peggio di una condanna. O la giustizia sportiva processa Paolo e gli consente di difendersi o lo reintegra nei ranghi». Altrimenti, lascia intendere il legale, il fischietto aretino potrebbe prendere altre strade: «Non è un problema che si pone nell’immediato, ma certo se le istituzioni del calcio dovessero insistere in questo atteggiamento, potrei anche valutare l’ipotesi di adire le vie legali». I GUAI di Bertini, che già era stato prosciolto nell’estate 2006 per il primo filone di Calciopoli, ricominciano dalla decisione di Gussoni di non mandarlo più in campo in attesa dei risultati dell’inchiesta di Napoli o di un eventuale deferimento da parte del procuratore federale Stefano Palazzi. «Ma — lamenta Messeri — la sospensione dovrebbe essere l’equivalente di un provvedimento cautelare in sede penale. Qui invece sta diventando una vera e propria pena. Dopo i primi quattro mesi, il provvedimento è stato rinnovato in agosto per altri quattro. E si può arrivare fino a un anno. E’ una specie di squalifica. Una misura assurda. Non si può rimanere ad aspettare l’esito dell’udienza preliminare di Napoli. La giustizia del calcio deve avere il coraggio di muoversi». Bertini, ricorda l’avvocato, «era non solo un internazionale ma uno dei primi tre arbitri d’Italia. Lo hanno lasciato solo. Lo ha abbandonato anche l’Aia. La Federcalcio si decida: o ci sono gli elementi per condannarlo o gli devono consentire di tornare in campo a fare il suo mestiere».
D’ALTRONDE, nella sostanza, l’arbitro aretino continua a dichiararsi innocente su tutta la linea: «Non ha mai avuto sim svizzere, tantomeno da Moggi», assicura Messeri. E i tabulati prima di Juve-Milan del 20 dicembre 2004, quelli che evidenzierebbero decine di contatti fra l’arbitro e le sim dell’entourage moggiano? «I tabulati, per quanto ci riguardano, non dicono il vero. Ci sono situazioni nelle quali secondo la scheda Bertini sarebbe ad Arezzo e invece è fuori città, altre in cui in cinque minuti sarebbe prima ad Arezzo e poi a Milano. E poi quello che è successo in campo non torna coi tabulati». Per esempio? «Per esempio c’è un’Atalanta-Milan in cui Paolo, secondo l’accusa, avrebbe avuto contatti con Moggi per sfavorire i rossoneri, avversari della Juve per lo scudetto. E invece il Milan vinse avvantaggiandosi di una mancata espulsione di Nesta. E allora da che parte stava Bertini, con Moggi o col Milan? No, non c’è logica».
Del resto, spiega l’avvocato, persino Romeo Paparesta, padre di Gianluca, che ammette di avere avuto una scheda svizzera, dice di non avere mai parlato con l’arbitro aretino. Che ora chiede solo di essere giudicato dal suo mondo, quello del calcio. E’ troppo?
"Si dopano tutti"
«Marion Jones ha confessato di aver fatto uso di sostanze vietate? Nessuna sorpresa, me lo aspettavo», così Ben Johnson, l’uomo che alle Olimpiadi di Seul del 1988 stupì il mondo correndo i 100 metri in 9’79”.
La sorpresa durò poco e si trasformò in scandalo, quando si scoprì che lo sprinter canadese era dopato.
«Credo che tutti gli atleti a livello internazionale - ha spiegato Johnson in un’intervista rilasciata ad Al-Jazeera - fanno uso di sostanze proibite per migliorare il proprio rendimento, è un fenomeno che ormai riguarda tutti e che non credo si arresterà presto. penso, però, che molti atleti, prima o poi, confesseranno».
La sorpresa durò poco e si trasformò in scandalo, quando si scoprì che lo sprinter canadese era dopato.
«Credo che tutti gli atleti a livello internazionale - ha spiegato Johnson in un’intervista rilasciata ad Al-Jazeera - fanno uso di sostanze proibite per migliorare il proprio rendimento, è un fenomeno che ormai riguarda tutti e che non credo si arresterà presto. penso, però, che molti atleti, prima o poi, confesseranno».
sabato 13 ottobre 2007
Totti, il doping e il ciclismo
Il pasticcio Totti e l'anti-doping
http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/calcio/200710articoli/11436girata.asp
La rabbia del ciclismo per la difformità di trattamento
http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/sport/200710articoli/11454girata.asp
Petrucci non ha gradito il paragone tra il ciclismo e Totti....
venerdì 12 ottobre 2007
La signora va di sera....
E’ una Juventus pronta a tirare fuori l’abito da sera.
La Lega Calcio ha ufficializzato gli anticipi e i posticipi per le giornate dalla 8ª alla 13ª.
Su sei turni, i bianconeri giocheranno ben cinque volte in notturna.
Si tratta dei match con Genoa, Napoli, Empoli (nell’infrasettimanale), Inter e Palermo.
Solo la sfida di Parma sarà in pomeridiana.
Ecco il calendario delle prossime sfide di ottobre e novembre.
8ª giornata, Juventus-Genoa, domenica 21 ottobre, ore 20.30
9ª giornata, Napoli-Juventus, sabato 27 ottobre, ore 20.30
10ª giornata, Juventus-Empoli, mercoledì 31 ottobre, ore 20.30
11ª giornata, Juventus-Inter, domenica 4 novembre, ore 20.30
12ª giornata, Parma-Juventus, domenica 11 novembre, ore 15
13ª giornata, Juventus-Palermo, domenica 25 novembre, ore 20.30
www.juventus.com
Ancora una volta si punta sulla Juventus per fare audience.
La Lega Calcio ha ufficializzato gli anticipi e i posticipi per le giornate dalla 8ª alla 13ª.
Su sei turni, i bianconeri giocheranno ben cinque volte in notturna.
Si tratta dei match con Genoa, Napoli, Empoli (nell’infrasettimanale), Inter e Palermo.
Solo la sfida di Parma sarà in pomeridiana.
Ecco il calendario delle prossime sfide di ottobre e novembre.
8ª giornata, Juventus-Genoa, domenica 21 ottobre, ore 20.30
9ª giornata, Napoli-Juventus, sabato 27 ottobre, ore 20.30
10ª giornata, Juventus-Empoli, mercoledì 31 ottobre, ore 20.30
11ª giornata, Juventus-Inter, domenica 4 novembre, ore 20.30
12ª giornata, Parma-Juventus, domenica 11 novembre, ore 15
13ª giornata, Juventus-Palermo, domenica 25 novembre, ore 20.30
www.juventus.com
Ancora una volta si punta sulla Juventus per fare audience.
Napoli violenta?
Ancora una volta ai tifosi del Napoli sarà vietato l'ingresso allo stadio.
Questa volta accadrà in occasione del prossimo Roma-Napoli.
La tifoseria napoletana è sicuramente quella più penalizzata fino ad ora dalle nuove norme di sicurezza.
Trasferte molto spesso negate, partite casalinghe a porte chiuse.
E come se non bastasse striscioni offensivi e razzisti nei confronti della città di Napoli e dei napoletani.
Ma Napoli è veramente violenta?
I napoletani sono veramente questi Diavoli tanto temuti dall'osservatorio?
Questa volta accadrà in occasione del prossimo Roma-Napoli.
La tifoseria napoletana è sicuramente quella più penalizzata fino ad ora dalle nuove norme di sicurezza.
Trasferte molto spesso negate, partite casalinghe a porte chiuse.
E come se non bastasse striscioni offensivi e razzisti nei confronti della città di Napoli e dei napoletani.
Ma Napoli è veramente violenta?
I napoletani sono veramente questi Diavoli tanto temuti dall'osservatorio?
Per l'Uefa è stata una farsa
L'Uefa ha condannato Dida a due giornate di squalifica per mancanza di "lealtà, integrità e sportività".
Questa è la sentenza Uefa.
Il Milan è stato assolto mentre il Celtic dovrà pagare una multa di 35 mila euro (la restante metà con la condizionale).
Scongiurato così il rischio di giocare a porte chiuse con una decisione assolutamente morbida. Dida sarà costretto così a saltare entrambe le sfide contro lo Shakhtar Donetsk di Cristiano Lucarelli. La squadra che, dopo i primi due turni di Champions, è in testa al girone.
"E' una squalifica assolutamente eccessiva quindi faremo sicuramente ricorso": così Leandro Cantamessa, legale nonchè membro del Cda del milan, ha commentato la squalifica per due turni inflitta dall'Uefa al portiere rossonero.
"E' una squalifica assolutamente eccessiva quindi faremo sicuramente ricorso": così Leandro Cantamessa, legale nonchè membro del Cda del milan, ha commentato la squalifica per due turni inflitta dall'Uefa al portiere rossonero.
"Ci sembra una sentenza molto, ma molto sbilanciata - ha aggiunto Cantamessa - Si è fatto passare Dida come il protagonista dell'episodio mentre il protagonista è un altro, e questa cosa non è corretta dal punto di vista logico. Inoltre, il Milan è stato prosciolto perché Dida ha detto al medico che gli girava la testa e doveva essere sostituito. Quindi, qualcosa aveva... ".
"Ero preoccupato - ha concluso - che ci fosse qualcosa per il Milan e sarebbe stata cosa orrenda e ingiustificata. Questo quantomeno non c'è stato".
Il ricorso è stato confermato anche da una nota del club rossonero apparsa sul sito ufficiale e potrà essere presentato entro tre giorni dall'invio delle motivazioni.
giovedì 11 ottobre 2007
Tennisopoli
La macchia delle gare truccate nel tennis sta espandendosi a vista d'occhio, e anche l'Atp ne è conscia.
Di scommesse nel mondo del tennis se ne parlava già da qualche tempo, ma ora la situazione sembra ben più grave di quanto si potesse pensare.
In primis era stato un tentativo di corruzione ai danni di Djokovic, ma il serbo si era rifiutato, al torneo di San Pietroburgo, e quindi era stato il britannico Murray a spiegare che tutti sanno che i match sono truccati, ma ora ci pensa anche un pentito, che da marzo lavora pr l'Atp, a spiegare che la piaga di 'tennisopoli' è ben più profonda del previsto.
"Impossibile evitare che i match di tennis vengano truccati, impossibile fermare le scommesse - speiga Michael J. Franzese al quotidiano argentino 'Ole' - l'unica strategia è quella di informare e di educare: tutti devono sapere che verranno presi provvedimenti severi nei confronti delle persone coinvolte".
Franzese fornisce anche l'identikit del tennista baro:
"Ha una situazione poco stabile, magari indebitato. E' uno disposto a vendersi una partita per 20.000 dollari. E' piu' probabile che questo accada in match di secondo piano, dove c'è poco pubblico. Una volta che si entra nel circolo vizioso, non se ne esce più".
Insomma può avvenire un po' ovunque senza che ci si possa rendere conto ed è difficile da arginare come situazione.
"Il fenomeno crescerà perché viviamo in una comunità globale, è sufficiente un computer con accesso al web. Ai miei tempi, dovevo incontrare un allibratore o andare a Las Vegas".
Franzese è anche a disposizione dei giocatori, che possono chiedere consigli e informazioni per la lotta contro quella che possiamo proprio definire 'tennisopoli'.
Di scommesse nel mondo del tennis se ne parlava già da qualche tempo, ma ora la situazione sembra ben più grave di quanto si potesse pensare.
In primis era stato un tentativo di corruzione ai danni di Djokovic, ma il serbo si era rifiutato, al torneo di San Pietroburgo, e quindi era stato il britannico Murray a spiegare che tutti sanno che i match sono truccati, ma ora ci pensa anche un pentito, che da marzo lavora pr l'Atp, a spiegare che la piaga di 'tennisopoli' è ben più profonda del previsto.
"Impossibile evitare che i match di tennis vengano truccati, impossibile fermare le scommesse - speiga Michael J. Franzese al quotidiano argentino 'Ole' - l'unica strategia è quella di informare e di educare: tutti devono sapere che verranno presi provvedimenti severi nei confronti delle persone coinvolte".
Franzese fornisce anche l'identikit del tennista baro:
"Ha una situazione poco stabile, magari indebitato. E' uno disposto a vendersi una partita per 20.000 dollari. E' piu' probabile che questo accada in match di secondo piano, dove c'è poco pubblico. Una volta che si entra nel circolo vizioso, non se ne esce più".
Insomma può avvenire un po' ovunque senza che ci si possa rendere conto ed è difficile da arginare come situazione.
"Il fenomeno crescerà perché viviamo in una comunità globale, è sufficiente un computer con accesso al web. Ai miei tempi, dovevo incontrare un allibratore o andare a Las Vegas".
Franzese è anche a disposizione dei giocatori, che possono chiedere consigli e informazioni per la lotta contro quella che possiamo proprio definire 'tennisopoli'.
Svolta epocale
Svolta clamorosa:
la Fifa valuterà come indennizzare i club che prestano i giocatori alle nazionali
La novità non è di poco conto, perchè se da una parte i club (sotto la spinta del G14, il cartello che riunisce i più importanti d'Europa) spingono da anni affinchè si stabilisca una sorta di rimborso per le società i cui giocatori vengono convocati dalle diverse rappresentative nazionali, dall'altra il governo del calcio non aveva mai accettato di sedersi attorno ad un tavolo per discutere la questione, avendo sempre considerato la risposta alle convocazioni delle nazionali un "obbligo morale e professionale" dei calciatori.
Per questo motivo, il fatto che la Fifa abbia ora accettato di istituire a Zurigo un'apposita commissione incaricata di stabilire i compensi per i club che cedono giocatori alle nazionali, suona come un successo del G14, che dopo anni di pressioni più o meno tangibili è arrivato se non altro ad obbligare la Federcalcio mondiale a prendere in considerazione il problema ed a studiarne la soluzione.
Lo scontro fra le parti si trascina da almeno una decina d'anni; il primo clamoroso caso fu durante i Mondiali di Francia '98, allorchè l'allora presidente della Lazio Sergio Cragnotti chiese 13 miliardi di lire di risarcimento per il brutto infortunio subìto da Alessandro Nesta durante Coppa del Mondo. Alla fine la Lazio si accontentò di molto meno, ma creò un precedente importante. Nel 2006 il G14, in seguito al grave infortunio subìto con la nazionale francese dall'attaccante del Liverpool Cissè (frattura della tibia), fece alla Fifa la richiesta shock di 860 milioni per indennizzare tutti i club i cui giocatori avevano subìto infortuni con le nazionali.
Ora, dopo l'ultima minaccia da parte del presidente del Barcellona Juan Laporta, che aveva recentemente rivendicato il diritto da parte delle società di negare ai propri tesserati l'accesso alla nazionale almeno in occasione delle amichevoli, da Zurigo si apre ora uno spiraglio; l'apposita commissione dovrà studiare il caso e stabilire una serie di regole, che definiscano l'entità dei compensi ai club in base all'importanza dell'impegno della nazionale. Compenso che teoricamente varierà al variare dell'importanza della partita della nazionale (meno im portante è le gara, meno fondamentale è la presenza del giocatore, più alto è il compenso per il club). In rappresentanza del G14, non per nulla, ci sarà proprio Laporta.
Per il risarcimento ai club la Fifa ipotizza di devolvere ai club parte dei premi che le diverse Federazioni nazionali intascano, facendo anche in modo che le organizzazioni calcistiche nazionali e continentali contribuiscano al pagamento delle polizze assicurative sugli infortuni dei nazionali che, al momento, sono interamente a carico dei club.
la Fifa valuterà come indennizzare i club che prestano i giocatori alle nazionali
La novità non è di poco conto, perchè se da una parte i club (sotto la spinta del G14, il cartello che riunisce i più importanti d'Europa) spingono da anni affinchè si stabilisca una sorta di rimborso per le società i cui giocatori vengono convocati dalle diverse rappresentative nazionali, dall'altra il governo del calcio non aveva mai accettato di sedersi attorno ad un tavolo per discutere la questione, avendo sempre considerato la risposta alle convocazioni delle nazionali un "obbligo morale e professionale" dei calciatori.
Per questo motivo, il fatto che la Fifa abbia ora accettato di istituire a Zurigo un'apposita commissione incaricata di stabilire i compensi per i club che cedono giocatori alle nazionali, suona come un successo del G14, che dopo anni di pressioni più o meno tangibili è arrivato se non altro ad obbligare la Federcalcio mondiale a prendere in considerazione il problema ed a studiarne la soluzione.
Lo scontro fra le parti si trascina da almeno una decina d'anni; il primo clamoroso caso fu durante i Mondiali di Francia '98, allorchè l'allora presidente della Lazio Sergio Cragnotti chiese 13 miliardi di lire di risarcimento per il brutto infortunio subìto da Alessandro Nesta durante Coppa del Mondo. Alla fine la Lazio si accontentò di molto meno, ma creò un precedente importante. Nel 2006 il G14, in seguito al grave infortunio subìto con la nazionale francese dall'attaccante del Liverpool Cissè (frattura della tibia), fece alla Fifa la richiesta shock di 860 milioni per indennizzare tutti i club i cui giocatori avevano subìto infortuni con le nazionali.
Ora, dopo l'ultima minaccia da parte del presidente del Barcellona Juan Laporta, che aveva recentemente rivendicato il diritto da parte delle società di negare ai propri tesserati l'accesso alla nazionale almeno in occasione delle amichevoli, da Zurigo si apre ora uno spiraglio; l'apposita commissione dovrà studiare il caso e stabilire una serie di regole, che definiscano l'entità dei compensi ai club in base all'importanza dell'impegno della nazionale. Compenso che teoricamente varierà al variare dell'importanza della partita della nazionale (meno im portante è le gara, meno fondamentale è la presenza del giocatore, più alto è il compenso per il club). In rappresentanza del G14, non per nulla, ci sarà proprio Laporta.
Per il risarcimento ai club la Fifa ipotizza di devolvere ai club parte dei premi che le diverse Federazioni nazionali intascano, facendo anche in modo che le organizzazioni calcistiche nazionali e continentali contribuiscano al pagamento delle polizze assicurative sugli infortuni dei nazionali che, al momento, sono interamente a carico dei club.
Buffon e la Pravda Rosa
"Non è vero che ero già del Milan, sono felice di essere rimasto alla Juve".
mercoledì 10 ottobre 2007
I candidati World Player 2007
Ecco la lista dei 30 giocatori nominati da una commissione Fifa per l'assegnazione del World Player 2007.
Cinque gli italiani: Buffon, Nesta, Cannavaro, Pirlo e Gattuso.
Kakà, Messi e Cristiano Ronaldo si contendono il premio che verrà assegnato il prossimo 17 dicembre.
Il fuoriclasse brasiliano del Milan, Kaká ha rivelato:
"Mi farebbe piacere vincere, ma io voterò per Cristiano Ronaldo che è stato decisivo nella vittoria del Manchester United nel campionato inglese".
Ecco l'elenco completo dei candidati:
Gianluigi Buffon (Italia), Fabio Cannavaro (Italia), Petr Cech (Repubblica Ceca), Cristiano Ronaldo (Portogallo), Deco (Portogallo), Didier Drogba (Costa d'Avorio), Michael Essien (Ghana), Samuel Eto'o (Camerun), Gennaro Gattuso (Italia), Steven Gerrard (Inghilterra), Thierry Henry (Francia), Juninho (Brasile), Kaka' (Brasile), Miroslav Klose (Germania), Philipp Lahm (Germania), Frank Lampard (Inghilterra), Rafael Marquez (Messico), Lionel Messi (Argentina), Alessandro Nesta (Italia), Andrea Pirlo (Italia), Franck Ribery (Francia), Juan Roman Riquelme (Argentina), Ronaldinho (Brasile), Wayne Rooney (Inghilterra), John Terry (Inghilterra), Carlos Tevez (Argentina), Lilian Thuram (Francia), Fernando Torres (Spagna), Ruud Van Nistelrooy (Olanda) e Patrick Vieira (Francia).
Risalta subito, agli occhi, l'assenza tra i 30 candidati di Francesco Totti, sopratutto in virtù del fatto che sia il Corriere dello Sport che tanti altri organi di stampa e mediatici, da mesi(forse da anni...) ci parlano di un "pupone" da Pallone d'oro.
Cinque gli italiani: Buffon, Nesta, Cannavaro, Pirlo e Gattuso.
Kakà, Messi e Cristiano Ronaldo si contendono il premio che verrà assegnato il prossimo 17 dicembre.
Il fuoriclasse brasiliano del Milan, Kaká ha rivelato:
"Mi farebbe piacere vincere, ma io voterò per Cristiano Ronaldo che è stato decisivo nella vittoria del Manchester United nel campionato inglese".
Ecco l'elenco completo dei candidati:
Gianluigi Buffon (Italia), Fabio Cannavaro (Italia), Petr Cech (Repubblica Ceca), Cristiano Ronaldo (Portogallo), Deco (Portogallo), Didier Drogba (Costa d'Avorio), Michael Essien (Ghana), Samuel Eto'o (Camerun), Gennaro Gattuso (Italia), Steven Gerrard (Inghilterra), Thierry Henry (Francia), Juninho (Brasile), Kaka' (Brasile), Miroslav Klose (Germania), Philipp Lahm (Germania), Frank Lampard (Inghilterra), Rafael Marquez (Messico), Lionel Messi (Argentina), Alessandro Nesta (Italia), Andrea Pirlo (Italia), Franck Ribery (Francia), Juan Roman Riquelme (Argentina), Ronaldinho (Brasile), Wayne Rooney (Inghilterra), John Terry (Inghilterra), Carlos Tevez (Argentina), Lilian Thuram (Francia), Fernando Torres (Spagna), Ruud Van Nistelrooy (Olanda) e Patrick Vieira (Francia).
Risalta subito, agli occhi, l'assenza tra i 30 candidati di Francesco Totti, sopratutto in virtù del fatto che sia il Corriere dello Sport che tanti altri organi di stampa e mediatici, da mesi(forse da anni...) ci parlano di un "pupone" da Pallone d'oro.
Intercettando Lotito....
....Guai in vista per Delio Rossi.
L'allenatore della Lazio, è stato deferito dal Procuratore federale alla Commissione Disciplinare Nazionale, "per aver tentato, senza esito, di indurre nel corso di una conversazione telefonica il presidente della Lazio Lotito ad assumere iniziative nei confronti dei dirigenti del Lecce, tese ad influenzare la prestazione tecnica della squadra in vista della partita del 30 aprile 2006 del Campionato 2006-2007".
Per responsabilità oggettiva è stata deferita anche la Lazio.
Per la cronaca la partita, giocata all'Olimpico, finì 1-0 a favore dei padroni di casa con un gol di Rocchi che valse la certezza di un posto in Coppa Uefa ai biancocelesti.
L'iniziativa della magistratura sportiva fa seguito all'acquisizione di alcune intercettazioni telefoniche agli atti dell'inchiesta della procura di Roma sulle minacce rivolte da un gruppo di ultras laziali al presidente della società biancoceleste Lotito.
La Lazio, parecchio indispettita, si difende sostendendo che la conversazione fra Rossi e Lotito a proposito della dirigenza leccese verteva esclusivamente su questioni di mercato, visto che la Lazio aveva intavolato la trattativa coi salentini per l'acquisto di Ledesma.
L'allenatore della Lazio, è stato deferito dal Procuratore federale alla Commissione Disciplinare Nazionale, "per aver tentato, senza esito, di indurre nel corso di una conversazione telefonica il presidente della Lazio Lotito ad assumere iniziative nei confronti dei dirigenti del Lecce, tese ad influenzare la prestazione tecnica della squadra in vista della partita del 30 aprile 2006 del Campionato 2006-2007".
Per responsabilità oggettiva è stata deferita anche la Lazio.
Per la cronaca la partita, giocata all'Olimpico, finì 1-0 a favore dei padroni di casa con un gol di Rocchi che valse la certezza di un posto in Coppa Uefa ai biancocelesti.
L'iniziativa della magistratura sportiva fa seguito all'acquisizione di alcune intercettazioni telefoniche agli atti dell'inchiesta della procura di Roma sulle minacce rivolte da un gruppo di ultras laziali al presidente della società biancoceleste Lotito.
La Lazio, parecchio indispettita, si difende sostendendo che la conversazione fra Rossi e Lotito a proposito della dirigenza leccese verteva esclusivamente su questioni di mercato, visto che la Lazio aveva intavolato la trattativa coi salentini per l'acquisto di Ledesma.
martedì 9 ottobre 2007
Il cielo è bianconero
Un omaggio al grande musicista Francesco De Felice.
Il cielo è bianconero.
L'inno dei tifosi. Gli unici che non abbandoneranno mai la propria squadra.
In allegato nel titolo, tutti i dettagli per poter scaricare il nuovo inno juventino non ufficiale.
Il cielo è bianconero.
L'inno dei tifosi. Gli unici che non abbandoneranno mai la propria squadra.
In allegato nel titolo, tutti i dettagli per poter scaricare il nuovo inno juventino non ufficiale.
La Jones si pente
Marion Jones ha restituito le cinque medaglie vinte nel 2000 alle Olimpiadi di Sydney, pochi giorni dopo aver ammesso l'assunzione di sostanze dopanti nel corso dei Giochi.
Lo ha reso noto l'avvocato della velocista, Henry De Pippo.
A riferire della restituzione delle medaglie era stata una fonte citata dall'agenzia Reuters.
"Si scusa con le sue concorrenti - aveva detto la fonte - e spera che i registri ufficiali siano modificati in modo da render conto delle loro vittorie".
A Sydney, in Australia, Jones vinse tre medaglie d'oro e due di bronzo.
Dida inguaia ancora il Milan?
Non solo Dida. Anche il Milan è coinvolto nell'inchiesta Uefa sul comportamento del numero 1 rossonero nella partita di Champions' League contro gli scozzesi del Celtic, quando il brasiliano esagerò in maniera incredibile la portata di un'invasione di campo con ' leggerocontatto' con un tifoso.
E' la stessa Uefa, attraverso l'ufficio stampa, a precisare che il club rossonero è finito nell'indagine perché ha sostituito il portiere, uscito dal campo in barella dopo essere stato appena toccato da un tifoso scozzese entrato sul terreno di gioco al gol-vittoria del Celtic.
"L'inchiesta ha per obiettivo di stabilire - ha spiegato l'Uefa - se il fatto di sostituire Dida è contrario all'articolo 5 del nostro regolamento disciplinare. Il Milan avrebbe potuto osservare un comportamento non conforme alla lealtà sportiva".L'articolo 5 del regolamento disciplinare stabilisce che "le associazioni affiliate, i club e i loro giocatori, funzionari e tesserati, devono comportarsi secondo i principi di lealtà, integrità e sportività".
L'Organo di Controllo e Disciplina Uefa si occuperà del caso l'11 ottobre. Venerdì scorso la Uefa aveva annunciato di aver aperto un procedimento disciplinare contro il Celtic per mancanza di organizzazione e condotta impropria dei propri tifosi durante la stessa gara.
E' la stessa Uefa, attraverso l'ufficio stampa, a precisare che il club rossonero è finito nell'indagine perché ha sostituito il portiere, uscito dal campo in barella dopo essere stato appena toccato da un tifoso scozzese entrato sul terreno di gioco al gol-vittoria del Celtic.
"L'inchiesta ha per obiettivo di stabilire - ha spiegato l'Uefa - se il fatto di sostituire Dida è contrario all'articolo 5 del nostro regolamento disciplinare. Il Milan avrebbe potuto osservare un comportamento non conforme alla lealtà sportiva".L'articolo 5 del regolamento disciplinare stabilisce che "le associazioni affiliate, i club e i loro giocatori, funzionari e tesserati, devono comportarsi secondo i principi di lealtà, integrità e sportività".
L'Organo di Controllo e Disciplina Uefa si occuperà del caso l'11 ottobre. Venerdì scorso la Uefa aveva annunciato di aver aperto un procedimento disciplinare contro il Celtic per mancanza di organizzazione e condotta impropria dei propri tifosi durante la stessa gara.
Gussonopoli?
Tifosi Inter sotto esame
I tifosi dell'Inter sono sotto esame.
Lo ha annunciato il presidente dell'Osservatorio antiviolenza Felice Ferlizzi.
Nel corso della partita di sabato sera tra l'Inter e il Napoli infatti, dalla curva dei tifosi nerazzurri sono apparsi striscioni indecorosi contro i napoletani, che recitavano cosi:
"Napoli fogna d'Italia", «Partenopei tubercolosi» e "Ciao colerosi".
Non solo striscioni comunque.
Il napoletano Zalayeta, inoltre, è stato inondato di buu razzisti ogni volta che ha toccato palla.
Al termine della prima giornata del convegno europeo dedicato all'esperienza degli steward, Felice Ferlizzi ha comunicato:
"L'Osservatorio valuterà gli episodi avvenuti durante Inter-Napoli. Aspetto serenamente di vedere come verranno giudicati. Ricordo inoltre che non ho vietato gli striscioni negli stadi ma solo l'ingresso di quelli con contenuti violenti, offensivi e di stampo razzista".
Un turno di stop a San Siro? Possibile. Sì, perché lo stadio milanese è nella stessa posizione del San Paolo, squalificato la domenica precedente anche perché «per brevi attimi, era apparso uno striscione ingiurioso nei confronti della tifoseria avversaria». Così recitava la sentenza del giudice sportivo. Che sul caso degli striscioni di San Siro deciderà martedì 16.
Difficilmente l’Inter se la potrà cavare con una semplice multa.
Per il Presidente dell’Inter quegli striscioni sono stati «inutili; non sono serviti a incitare la squadra».
Lo ha annunciato il presidente dell'Osservatorio antiviolenza Felice Ferlizzi.
Nel corso della partita di sabato sera tra l'Inter e il Napoli infatti, dalla curva dei tifosi nerazzurri sono apparsi striscioni indecorosi contro i napoletani, che recitavano cosi:
"Napoli fogna d'Italia", «Partenopei tubercolosi» e "Ciao colerosi".
Non solo striscioni comunque.
Il napoletano Zalayeta, inoltre, è stato inondato di buu razzisti ogni volta che ha toccato palla.
Al termine della prima giornata del convegno europeo dedicato all'esperienza degli steward, Felice Ferlizzi ha comunicato:
"L'Osservatorio valuterà gli episodi avvenuti durante Inter-Napoli. Aspetto serenamente di vedere come verranno giudicati. Ricordo inoltre che non ho vietato gli striscioni negli stadi ma solo l'ingresso di quelli con contenuti violenti, offensivi e di stampo razzista".
Un turno di stop a San Siro? Possibile. Sì, perché lo stadio milanese è nella stessa posizione del San Paolo, squalificato la domenica precedente anche perché «per brevi attimi, era apparso uno striscione ingiurioso nei confronti della tifoseria avversaria». Così recitava la sentenza del giudice sportivo. Che sul caso degli striscioni di San Siro deciderà martedì 16.
Difficilmente l’Inter se la potrà cavare con una semplice multa.
Per il Presidente dell’Inter quegli striscioni sono stati «inutili; non sono serviti a incitare la squadra».
La "giustizia" di Tecca
Domenica, come tanti di voi, sono rimasto alquanto perplesso per la telecronaca Sky di Massimo Tecca e Josè Altafini.
D'accordo, il goal di Iaquinta era chiaramente da annullare ma ripeterlo così tante volte nel secondo tempo quando nel primo quasi nessuno, giocatori compresi, se ne era accorto mi ha dato parecchio fastidio.
Anche perchè non mi pare che durante Roma-Juventus, ad esempio, i telecronisti di Sky abbiano passato il tempo a rimarcare che il goal del pareggio di Totti fosse stato realizzato in netto fuorigioco.
E poi quel "Giustizia è fatta", successivo al pareggio di Mutu, l'ho trovato veramente di cattivo gusto.
Per questo ho scritto a Tecca, per chiedergli il perchè di questa sua telecronaca e per domandargli quali sono le disposizioni di Sky in merito ad episodi discutibili, visto poi che spesso, sopratutto quando c'è di mezzo la Juve, si usano 2 pesi e 2 misure.
Con disponibilità e cordialità, che ho molto apprezzato, Massimo Tecca mi ha risposto.
Caro Stefano, non abbiamo nessuna disposizione dalla direzione di Sky, solo quella di cercare di raccontare tutto quello che vediamo cercando di essere obbiettivi.
Certo, abbiamo l’obbligo di riportare gli episodi importanti, ma soprattutto quello di seguire lo svolgimento della partita.
E’ probabile che abbia ripetuto troppe volte (dopo essermene accorto) che il gol era da annullare e che questo abbia infastidito i tifosi della Juve.
Ma la frase “giustizia è fatta” si riferiva solo agli episodi, non al gioco.
Altafini e io abbiamo sottolineato spesso che la Juve aveva idee molto più chiare della Fiorentina, che aveva giocato meglio.
Ma sarebbe stata un’ingiustizia se la Fiorentina avesse perso per un gol irregolare e con un rigore (quello su Semioli) non dato.
Questo penso senza essere tifoso di nessuno.
Spero di essere stato esauriente, a disposizione per qualsiasi prossimo argomento.
Saluti,
Massimo
D'accordo, il goal di Iaquinta era chiaramente da annullare ma ripeterlo così tante volte nel secondo tempo quando nel primo quasi nessuno, giocatori compresi, se ne era accorto mi ha dato parecchio fastidio.
Anche perchè non mi pare che durante Roma-Juventus, ad esempio, i telecronisti di Sky abbiano passato il tempo a rimarcare che il goal del pareggio di Totti fosse stato realizzato in netto fuorigioco.
E poi quel "Giustizia è fatta", successivo al pareggio di Mutu, l'ho trovato veramente di cattivo gusto.
Per questo ho scritto a Tecca, per chiedergli il perchè di questa sua telecronaca e per domandargli quali sono le disposizioni di Sky in merito ad episodi discutibili, visto poi che spesso, sopratutto quando c'è di mezzo la Juve, si usano 2 pesi e 2 misure.
Con disponibilità e cordialità, che ho molto apprezzato, Massimo Tecca mi ha risposto.
Caro Stefano, non abbiamo nessuna disposizione dalla direzione di Sky, solo quella di cercare di raccontare tutto quello che vediamo cercando di essere obbiettivi.
Certo, abbiamo l’obbligo di riportare gli episodi importanti, ma soprattutto quello di seguire lo svolgimento della partita.
E’ probabile che abbia ripetuto troppe volte (dopo essermene accorto) che il gol era da annullare e che questo abbia infastidito i tifosi della Juve.
Ma la frase “giustizia è fatta” si riferiva solo agli episodi, non al gioco.
Altafini e io abbiamo sottolineato spesso che la Juve aveva idee molto più chiare della Fiorentina, che aveva giocato meglio.
Ma sarebbe stata un’ingiustizia se la Fiorentina avesse perso per un gol irregolare e con un rigore (quello su Semioli) non dato.
Questo penso senza essere tifoso di nessuno.
Spero di essere stato esauriente, a disposizione per qualsiasi prossimo argomento.
Saluti,
Massimo
lunedì 8 ottobre 2007
La solita "Pravda"
In copertina :
Iaquinta goal (ma Trezeguet disturba Frey?)
All'interno:
Trezeguet questo è fuorigico
Forti dubbi sul gol della Juventus:
Iaquinta tira e segna, ma Trezeguet, prendendosi una libertà tecnica non da campione, pur sapendo di essere in fuorigioco taglia tutta l’area e passa davanti a Frey.
La regola dice che è da annullare il gol quando chi è in fuorigioco "interferisce" sul portiere.
Soltanto Frey sa se questo è avvenuto. Vedendola nel suo insieme, l’azione fa propendere per l’irregolarità, ma ci sono due particolari sui quali è giusto discutere. Frey incassa il gol e resta di pietra: neanche un cenno istintivo alla posizione di Trezeguet, come se non si sia accorto di quel passaggio. Le immagini rallentate mostrano che ci sono due compagni di Frey, soprattutto Gamberini, che possono coprirlo più di Trezeguet, inoltre il pallone passa verso rete prima che arrivi lo juventino: vuol dire che in nessun momento Trezeguet si è frapposto tra Frey e pallone.
Rizzoli anche parlando con Frey dimostra di aver valutato l’azione e di aver considerato Trezeguet ininfluente.
Signore e signori, ancora una volta per voi, la chiarezza della Gazza rosa.
Iaquinta goal (ma Trezeguet disturba Frey?)
All'interno:
Trezeguet questo è fuorigico
Forti dubbi sul gol della Juventus:
Iaquinta tira e segna, ma Trezeguet, prendendosi una libertà tecnica non da campione, pur sapendo di essere in fuorigioco taglia tutta l’area e passa davanti a Frey.
La regola dice che è da annullare il gol quando chi è in fuorigioco "interferisce" sul portiere.
Soltanto Frey sa se questo è avvenuto. Vedendola nel suo insieme, l’azione fa propendere per l’irregolarità, ma ci sono due particolari sui quali è giusto discutere. Frey incassa il gol e resta di pietra: neanche un cenno istintivo alla posizione di Trezeguet, come se non si sia accorto di quel passaggio. Le immagini rallentate mostrano che ci sono due compagni di Frey, soprattutto Gamberini, che possono coprirlo più di Trezeguet, inoltre il pallone passa verso rete prima che arrivi lo juventino: vuol dire che in nessun momento Trezeguet si è frapposto tra Frey e pallone.
Rizzoli anche parlando con Frey dimostra di aver valutato l’azione e di aver considerato Trezeguet ininfluente.
Signore e signori, ancora una volta per voi, la chiarezza della Gazza rosa.
Occasione persa
Non tutte le domeniche si può vincere all’ultimo minuto.
Qualche volta si può perdere e, nel caso della Juve a Firenze, pareggiare una partita morta e sepolta, come lo era il derby di una settimana fa prima della rete di Trezeguet.
Se la Juve può contare tre occasioni sprecate addosso ai pugni e alle gambe di Frey, la Fiorentina che ha fatto molto meno in attacco si può lamentare perché sulla rete di Iaquinta c’era un fuorigioco di Trezeguet davanti alla porta.
Senza la moviola la Juve poteva recriminare molto.
Con la moviola assai meno.
Rimane la sensazione di una squadra più operaia che in passato, che raccoglie i risultati importanti con una mentalità quasi provinciale.
Ancora una grande prova per Iaquinta che più di tutti incarna lo spirito operaio di questa nuova Juventus.
Rialzati ancora "Capitano"
venerdì 5 ottobre 2007
Sig.Renga perchè?
Caro sig. Renga, prima di commentare il suo articolo di Martedì 2 Ottobre, voglio innanzitutto raccontarle la storia di un bambino che a soli 10 anni, o giù di lì, impose al suo Papà di non comprare mai più Il Messaggero.
- Ogni sera il Papà, onesto lavoratore, tornava a casa riportando la sua immancabile copia de Il Messaggero, custodita gelosamente senza piegature, che poi si metteva a leggere e commentare insieme al suo figlioletto, nel piccolo salone di casa. Il bambino era entusiasta di poter condivider con suo padre questo momento di intimità familiare però....Però, più passavano gli anni, più quel bambino cresceva e più il Papà aveva difficoltà nel trovare risposta ad una domanda che ormai diventava una costante immancabile:"Papà, ma perchè questo Roberto Renga ce l'ha sempre con noi? Papà, perchè ha tutto questo odio contro la Juve?"Niente, il Papà non sapeva cosa rispondere. E questo accadde per molto tempo, fino al giorno in cui poi il piccolo, diventato un ometto o quasi, gli impose di non comprare mai più Il Messaggero. "Se danno tutto questo spazio ad uno che istiga così tanto la cultura dell'odio e del sospetto, è giusto non leggerli più", questo fu il grido di protesta di quel bambino. E il Papà condividendo questa presa di posizione, assecondò con orgoglio la richiesta del figlio.-
Sono passati quasi 20 anni da quel giorno.
Il Messaggero non è mai stato più comprato da quel Papà e quel bambino ha ora 30 anni.
Sono cambiate tante cose, ma i suoi articoli Sig. Renga non sono cambiati per nulla.
Il suo articolo,
(http://www.ilmessaggero.it/view.php?data=2...p;type=STANDARD)
in merito al goal di Trezeguet di domenica scorsa nel derby, è incredibile.
Non l'è bastato che Collina e tutti gli arbitri o ex arbitri l'abbiano dichiarato regolare, specificandone anche il motivo?
Non l'è bastato tutto questo per accettarlo come valido?Cosa vuole, la certificazione di un notaio?Quando parla poi di 3 punti in più alla Juve in 2 partite, voglio sperare che l'altra partita a cui si riferisce non sia Roma - Juve, e all'episodio del controfallo di Cicinho. La prego, mi dica di no.
Sig. Renga perchè? Perchè tutto questo?Perchè fomentare sempre e comunque che la Juve ruba?Non era colpa di Moggi se la Juve rubava? Non era questo che scrivevate tutti?
Moggi non c'è più o sbaglio?
Sig. Renga, lei sa cosa vuol dire viver a Roma per noi juventini?
Anche grazie a persone come lei è una cosa sempre più dura per tutti noi e poi ci lamentiamo della violenza negli stadi.
In attesa di legger una sua risposta in merito, la saluto cordialmente senza nessun rancore, nella speranza però di trovare quella risposta che il piccolo Stefano non ha mai ricevuto.
Cordialmente,
Stefano Discreti
- Ogni sera il Papà, onesto lavoratore, tornava a casa riportando la sua immancabile copia de Il Messaggero, custodita gelosamente senza piegature, che poi si metteva a leggere e commentare insieme al suo figlioletto, nel piccolo salone di casa. Il bambino era entusiasta di poter condivider con suo padre questo momento di intimità familiare però....Però, più passavano gli anni, più quel bambino cresceva e più il Papà aveva difficoltà nel trovare risposta ad una domanda che ormai diventava una costante immancabile:"Papà, ma perchè questo Roberto Renga ce l'ha sempre con noi? Papà, perchè ha tutto questo odio contro la Juve?"Niente, il Papà non sapeva cosa rispondere. E questo accadde per molto tempo, fino al giorno in cui poi il piccolo, diventato un ometto o quasi, gli impose di non comprare mai più Il Messaggero. "Se danno tutto questo spazio ad uno che istiga così tanto la cultura dell'odio e del sospetto, è giusto non leggerli più", questo fu il grido di protesta di quel bambino. E il Papà condividendo questa presa di posizione, assecondò con orgoglio la richiesta del figlio.-
Sono passati quasi 20 anni da quel giorno.
Il Messaggero non è mai stato più comprato da quel Papà e quel bambino ha ora 30 anni.
Sono cambiate tante cose, ma i suoi articoli Sig. Renga non sono cambiati per nulla.
Il suo articolo,
(http://www.ilmessaggero.it/view.php?data=2...p;type=STANDARD)
in merito al goal di Trezeguet di domenica scorsa nel derby, è incredibile.
Non l'è bastato che Collina e tutti gli arbitri o ex arbitri l'abbiano dichiarato regolare, specificandone anche il motivo?
Non l'è bastato tutto questo per accettarlo come valido?Cosa vuole, la certificazione di un notaio?Quando parla poi di 3 punti in più alla Juve in 2 partite, voglio sperare che l'altra partita a cui si riferisce non sia Roma - Juve, e all'episodio del controfallo di Cicinho. La prego, mi dica di no.
Sig. Renga perchè? Perchè tutto questo?Perchè fomentare sempre e comunque che la Juve ruba?Non era colpa di Moggi se la Juve rubava? Non era questo che scrivevate tutti?
Moggi non c'è più o sbaglio?
Sig. Renga, lei sa cosa vuol dire viver a Roma per noi juventini?
Anche grazie a persone come lei è una cosa sempre più dura per tutti noi e poi ci lamentiamo della violenza negli stadi.
In attesa di legger una sua risposta in merito, la saluto cordialmente senza nessun rancore, nella speranza però di trovare quella risposta che il piccolo Stefano non ha mai ricevuto.
Cordialmente,
Stefano Discreti
giovedì 4 ottobre 2007
Secco rimpiange Mutu
Il direttore sportivo della Juve, Alessio Secco, ammette un certo rammarico per la cessione di Mutu.
"Personalmente, mi rimprovero di avere ceduto prematuramente Mutu, soprattutto per il valore del giocatore.
Capello era appena andato via e non avevamo ancora scelto il nuovo allenatore.
E poi, eravamo in serie B, penalizzati allora di trenta punti".
Personalmente credo che la cessione di Mutu alla Fiorentina sia stata , dopo la svendita di Ibra all'Inter, l'errore di mercato più grande della Juve post-Calciopoli.
"Personalmente, mi rimprovero di avere ceduto prematuramente Mutu, soprattutto per il valore del giocatore.
Capello era appena andato via e non avevamo ancora scelto il nuovo allenatore.
E poi, eravamo in serie B, penalizzati allora di trenta punti".
Personalmente credo che la cessione di Mutu alla Fiorentina sia stata , dopo la svendita di Ibra all'Inter, l'errore di mercato più grande della Juve post-Calciopoli.
"Per Lotito ero cotto..."
"Lotito? Meglio che non dica niente. Quando si diceva che dovevo tornare a Roma, lui elegantamente ha detto che non prendeva giocatori cotti. Se lo poteva risparmiare e dire solo che non gli interessavo. Ognuno ha il proprio stile. Finirò la mia carriera in rossonero, quando terminerà il mio contratto tornerò a casa e farò la mia vita".
Parola di Sandro Nesta, giocatore che quando stà bene fisicamente è ancora il più forte difensore al mondo.
Per tutti, tranne che per Lotito.
Parola di Sandro Nesta, giocatore che quando stà bene fisicamente è ancora il più forte difensore al mondo.
Per tutti, tranne che per Lotito.
mercoledì 3 ottobre 2007
La vendetta di Totti
"Cristiano Ronaldo? Tanto dovrà venire all`Olimpico..."
Sul campo però, è ancora una volta il Manchester a vincere, sopratutto grazie ad un goal di Rooney , il giocatore in assoluto più forte e completo dell'intera sfida.
E pensare che ancora non ha compiuto i 22 anni...
Che grandissimo giocatore che è Wayne Rooney.
Lui si, un futuro pallone d'oro.
martedì 2 ottobre 2007
"Mi pregarono di fermarmi"
Cristiano Ronaldo senza peli sulla lingua, anche se questa volta le sue dichiarazioni rischiano di infiammare ulteriormente una vigilia, quella di Manchester United-Roma, già ricca di tensioni visto il 7-1 dell’anno scorso.
Ed è proprio sul clamoroso risultato del quarto di finale di Champions della passata stagione che il fuoriclasse portoghese è tornato, rivelando alcuni particolari di quella serata nella sua autobiografia «Moments».
«Quando eravamo sul 6-0 uno dei loro giocatori mi ha detto: ’non fare altri dribbling, state già vincendo di sei gol’, quasi supplicandomi - dice Ronaldo, autore di una doppietta, come si legge sul ’Daily Mirror’-. Ovviamente non rivelerò il suo nome. Altri giocatori mi hanno chiesto di giocare dalla parte opposta, altri invece hanno mostrato poco senso dell’umorismo minacciando di farmi male. So che stavano cercando di impaurirmi, ma questi commenti non mi hanno scalfito, tanto che io ho continuato a giocare allo stesso modo». In Inghilterra è scattata la «caccia» al romanista che può avere pronunciato quelle parole ma, secondo il «Times», ci sono pochi dubbi.
«A giudicare dai commenti si tratterebbe di Christian Panucci, che ha accusato alcuni giocatori del Manchester di aver abusato della loro superiorità durante il match», scrive il giornale.
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