Alcuni stralci dall'intervista esclusiva di G.B.OLIVERO per la GAZZETTA DELLO SPORT
Perché ha detto no al Liverpool?
«La trattativa con il Sydney era avanzata e poi ho pensato a quello che era successo all'Heysel. Juve e Liverpool hanno saputo ricomporre i rapporti, ma per molta gente quella tragedia è un ricordo indelebile».
Lei ha dato sempre l'impressione di controllare e quasi prevedere ogni cosa: la festa dell'addio che le hanno fatto i tifosi durante Juve-Atalanta, però, la sorprese. Vero?
«Quel giorno i tifosi sono andati oltre. Pensi che me ne hanno parlato anche i miei nuovi compagni del Sydney che videro le immagini in tv. Buffon mi disse "Ti invidio". Io lo sapevo di essere amato, ma così, beh...».Torniamo a quel momento, non ne ha mai parlato.
«Nessuno mi aveva detto che non avrei più giocato nella Juve, ma lo avevo capito. Vedo il tabellone con il mio numero e mi chiedo: "Ma davvero devo salutare? Davvero esco per l'ultima volta dallo stadio?". Mi inchino verso le quattro tribune, saluto i miei familiari nel palco ed esco. Avrei voluto soffermarmi di più, ma ricorda cosa le ho detto a proposito del senso di responsabilità e del dovere? Ecco. Mi sono detto "Ale, vai in panchina e basta"».
Però poi è successo qualcosa.
«E' successo che i tifosi mi hanno trascinato in campo. Ho fatto due giri, mi avranno lanciato cento sciarpe, ogni tanto mi fermavo per godermi il momento. Vedevo la gente piangere. Una festa straordinaria perché spontanea».A mente fredda: non è stato meglio chiudere così, con lo scudetto e la festa?
«La controprova non c'è. Di sicuro è andata benissimo. Ma gli addii lasciano sempre l'amaro in bocca».
Pensava che con la Juve sarebbe finita in questo modo?
«No. Un anno e mezzo fa non l'avrei mai detto. Poi le cose cambiano. Mi resta la grandissima soddisfazione di aver dato alla Juve tutto quello che potevo».
Sorpreso, deluso o indifferente per il silenzio di Andrea Agnelli?
«Indifferente».
Lei avrebbe invitato Del Piero alla prima partita di questo campionato?
«Sì, l'avrei invitato».
Ale, quanto ha pagato quel videomessaggio? Lo rifarebbe?
«Certo che lo rifarei. La domanda giusta sarebbe: "Perché fece quel videomessaggio?". E la risposta è semplice: c'erano troppe voci intorno al mio contratto. Ci tenevo a chiarire che non facevo problemi di soldi né di durata. Io volevo solo restare alla Juve».
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