sabato 13 febbraio 2010

Dramma ai giochi...



Dramma alle Olimpiadi di Vancouver: muore un giovane atleta.
Il video è davvero impressionante....
R.I.P.
Preferisco non parlare di calcio. Riporto semplicemente l'ennesima perla giornalistica di Roberto Beccantini.
tratto da lastampa.it
Immagino le ghignate di Luciano Moggi e della combriccola lodigiana dopo la richiesta di patteggiamento avanzata da José Mourinho ed Ernesto Paolillo per gli incendiari sermoni post derby (da «Hanno fatto di tutto per non farci vincere» a «C’è una volontà non leale di riaprire il campionato»). Do you remember Oriali? Ramo passaporti, patteggiò anche lui. Un vizio di famiglia. E immagino pure la ispida reazione alla originale pensata dei presidenti: qui ci vuole il sorteggio integrale. Ma come: il calcio, digerita Calciopoli, non si era dimesso da «cosa nostra» per diventare «cosa seria»? Non avevano garantito, Abete and friends, che gli errori ci sarebbero sempre stati ma, appunto, avremmo dovuto considerarli errori e basta, senza moggiologie inquietanti o meanate inquinanti? «Venghino venghino».
Al ritorno in serie A, la Juventus scrisse addirittura a Collina per censurare i trilli di Dondarini a Reggio Calabria. Nella stagione 2007-2008, la Roma denunciò gli aiutini di stato elargiti alla casta Diva. Da tempo, Aurelio De Laurentiis ha adottato la politica del tergicristallo: quando il Napoli vince, Calciopoli non esiste più; quando perde, Calciopoli esisterà sempre. Da Palermo, Maurizio Zamparini minaccia un Everest di dossier. Come, a turno, quasi tutti i boss del pallone, tranne, curiosamente, i primi in classifica (Paolillo dixit). Corre voce che persino il Milan non sia più contento di Collina, in barba a una forbice - sette rigori a favore, uno contro - non proprio da perseguitati. Fuor di metafora, i presidenti di serie A non si fidano nemmeno della loro ombra, e allora: a tentazioni estreme, estremi tentativi. I voti agli arbitri e il sorteggio integrale. Maurizio Beretta, che della Lega è il capo teorico e il microfono materiale, non ci vede nulla di scandaloso. In effetti, la faccenda è ridicola, non scandalosa.
Fa morire dal ridere il pensiero che questa classe di dirigenti senza classe tema di essere pugnalata alle spalle dai propri simili, salvo poi beatificare Moggi da squalificato dopo averlo squalificato da «libero» (Zamparini) o volare a Napoli per raccontare la lontana eco di frasi annusate (Cellino). Se il designatore rimane il peggiore dei regimi, esclusi tutti gli altri (come diceva Churchill della democrazia), il sorteggio, specialmente se integrale, è la terapia che, lungi dal guarire il male (i sospetti, la sudditanza psicologica, eccetera), uccide la cultura degli arbitri. Fra parentesi, non è manco una novità. Era il metodo in vigore ai tempi di Calciopoli: pilotato, però. Molto pilotato. C’era già stato anche in precedenza. Soprattutto, nella stagione in cui lo scudetto lo vinse il Verona: 1984-‘85. Integrale? Col cavolo: guidato pure quello. Non è la prima volta che la Lega allunga le mani sugli arbitri. I quali devono rispondere, esclusivamente, alla loro Associazione e alla Federazione. Ecco: ci vorrebbe un presidente forte, non Giancarlo Abete.
Gli ultrà sequestrano gli stadi e addirittura i campi d’allenamento, e cosa s’inventa Abete? Il rosso per bestemmia. Non solo: la prova tv contro i labiali blasfemi. «In dubio pro deo»: ci mancherebbe. Mettetevi nei panni del giudice sportivo Gianpaolo Tosel: gli arriveranno chili di filmati dai quali dovrà estrarre, nel perenne e italianissimo conflitto tra peccato e reato, il fatidico moccolo, il blasfemo rimando. Per carità, bestemmiare è un atto così riprovevole e disgustoso che già il regolamento contempla congrue sanzioni: fu proprio da una punizione «per bestemmia» che, nel 1975, la Juventus ricavò a Como il gol di un generoso due a due. C’è, però, un limite a tutto. Si mormora che persino il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato del Vaticano e juventino fino al midollo, si sia rivolto in modo brusco al Padreterno durante le «bestemmie» pedatorie della sua Juve a Livorno (o col Catania, o a Verona). Non invidio Tosel e non invidio gli zii. Ero fermo allo zio d’America e allo zio Bergomi. D’ora in poi ne salteranno fuori di così laidi (porco zio e zio maiale) che diventerà un esercizio delirante cogliere la sottile ma epocale differenza.
Per il made in Italy, si tratta dell’ennesimo colpo sotto la cintura: meglio arruolare giocatori stranieri abituati, almeno in campo, a lasciare Dio alle sue incombenze, che a volte coincidono con un autogol all’ultimo minuto, a volte no. Povero Trap, in bilico precario fra damigiane di acqua benedetta e porchi zii mai così sotto tiro. E poveri arbitri: già non riuscivano a cogliere i buuuu razzisti, figuriamoci il filo sottile che separa una d da una zeta, con il (solito) rischio di essere schiacciati dall’esame moviola. Esame al quale, tanto per restare in tema, non venne sottoposto nemmeno Contini quando, in Juventus-Napoli di Coppa Italia, passeggiò sopra la schiena di Del Piero. Proposta: perché non sorteggiare i dirigenti?

3 commenti:

marco99 ha detto...

mammma mia, sono dei patteggiatori nati e pure senza un briciolo di vergogna.. del resto sono interisti..ovvio

Anonimo ha detto...

si una tragedia, ma la vera tragedia è quel pseudo tele gossip giornale chiamato studio aperto e l'ipocrisia di mezzo mondo.

yannick75 ha detto...

Di solito patteggiavano per i reati che gli venivano imputati. Adesso hanno dovuto patteggiare dopo aver accusato loro! :D
RIDICOLI, IDIOTI E SFIGATI.
Non esiste parola peggiore del termine "interista" per descrivere certe persone infime e lugubri.