non ci sono più parole per descrivere questo atleta che ieri ha riscritto la storia del tennis.
da lastampa.it
C’era più storia di quanta potesse contenerne un giorno, ieri, sul Centre Court di Wimbledon, e si è addensata tutta nell'istante in cui Andy Roddick, dopo 4 ore e 16 minuti di un match meraviglioso e crudele ha spedito un dritto in cielo e spinto Roger Federer nella leggenda. Quindici Slam nella storia del tennis non li aveva mai vinti nessuno, neppure Pete Sampras, che si è caricato 11 ore di volo da Los Angeles a Londra per venire a battere le mani al genio svizzero che gli ha tolto un record che pareva imbattibile.
«Un bravissimo ragazzo, un amico, una leggenda e ora un'icona», per usare le parole esatte di Pistol Pete e non lesinare sulla retorica. Non si sono risparmiati neppure Rod Laver e Bjorn Borg, gli altri Grandi Antenati schierati insieme a Sampras in un Royal box grondante di gloria tennistica, e che hanno accolto Roger come l'ultimo Budda, dentro la cuna del tennis, la sala dei trofei dell'All England Club.
Non è stata, del resto, una giornata da economie, da emozioni ristrette. La più lunga finale in termini di game nella storia del Grande Slam, ben 77, con un set record per Wimbledon, il quinto, che da solo è durato 95 minuti e 30 giochi (5-7, 7-6, 7-6, 3-6, 16-14, il risultato finale). Un serial-set in cui Roddick ha servito 10 volte per restare in partita, prima di cedere all'undicesima l'unico servizio del match, una garrota mentale «che avrebbe potuto durare ancora ore», come ha detto Federer.
Diciamolo, allora: è stata una finale epica. Un anno dopo quello che era sembrato il match del secolo, una nuova macchina scenica perfetta, cinque atti durati appena mezz'ora in meno ma senza le interruzioni per pioggia. Il primo set abbrancato a sorpresa da Roddick, il terzo e il quarto vinti al tie-break da Roger, che in quello del secondo set si è salvato da uno svantaggio di 1-5, e 2-6 servizio Roddick, con l'americano che sul 6-5 ha fallito un incredibile set-point violentando una volèe alta di rovescio. Il colpo di scena del quarto set, vinto dall'americano, poi il quinto interminabile atto.
Federer, come un paio di anni fa, è tornato a giocare colpi che a toccarli sembrerebbero pietre levigate da mille fiumi, lisce, perfette, trasparenti di bellezza. Ha servito come forse non aveva mai fatto prima in carriera, picchiando 50 ace, record personale. Ma ha anche tremato a volte, chiedendosi come facesse quel tipo con il cappellino a reggere il ritmo, a non affondare sotto le sue stilettate slice, cortissime e carognissime, letali nell'aprire il campo alle botte di dritto.
Roddick di finali a Wimbledon contro Roger ne aveva già perse 2, nel 2004 e nel 2005, più una agli Us Open nel 2006. Numero 1 nel 2003, da sei anni pareva trasformato in un Wile Coyote tennistico, al perenne, affannato inseguimento di due straordinari Beep Beep come Federer e Nadal. Qui ha giocato un torneo straodinario, una finale che anche persa può illuminare una carriera, piena di coraggio, prime palle e fatica. Dopo il primo set avrebbe potuto sprofondare in quella volée alzata da Federer su uno scaffale instabile di vento, giocata a campo aperto e ciccata in un Paperoga-moment, quelli che capitano agli eterni sfigati. Invece il Wile Coyote del Nebraska si è raccattato, aggrappandosi al servizio-bomba, al rovescio rattoppato. Ha anche avuto due palle-break, sull'8 pari, cancellate da Federer, non sciupate da lui. Alla fine si è arreso a qualcosa di più grande, ma lo ha fatto con la sua grazia, sarcastica, da Holden Caufield del tennis. Ustionato dalla delusione di non essere stato in grado di prendersi il titolo che sognava, che lo avrebbe estratto dalla - nobilissima - fossa comune dei vincitori di un solo Slam. Ma capace di complimentarsi con Roger «un campione che si merita tutto quello che ha vinto», e di buttare lì a Sampras un «sorry Pete, ho provato a salvare il tuo record, ma non ce l'ho fatta».
«So cosa provi», gli ha detto Roger, «l'anno scorso un match così l'ho perso contro Nadal». «Sì, ma tu avevi già vinto cinque volte», gli ha risposto Andy. E i 15 mila del centrale, compresi Russell Crowe e Woody Allen, lo hanno ricoperto, glassato di un applauso enorme. Era l'eroe destinato alla sconfitta, non avrebbe potuto fare di più. Lo sport, come dice Federer, è crudele. Indulgere Genius, scrivevano i latini: occorre abbandonarsi al genio, accondiscendere alla sua felicità, perché è un bene collettivo.
Celebrare Sua Fluidità, 6 volte vincitore di Wimbledon - una meno di Sampras - di 15 Slam, 20 volte finalista nei «major». Quest'anno ha vinto Parigi, il suo torneo maledetto, presto diventerà padre, da domani tornerà n.1 del mondo. Un'estate perfetta: «Da piccolo non avrei mai pensato di vincere tanto, è un'emozione quasi surreale. Non c'era Nadal? Mi spiace, ma non è colpa mia. Aver battuto il record, nel torneo più grande, dove tutto era iniziato, davanti ai miei idoli d'infanzia, è un cerchio che si chiude. La mia vita non è solo tennis, ma non temete, come dice la mia t-shirt (“No finish line”), giocherò ancora a lungo». Il miglior tennista della Storia non esisterà mai, perché come dice Laver, «si può essere i più grandi solo della propria era». Ma da ieri ne possediamo una buona approssimazione. Forse la migliore possibile.
«Un bravissimo ragazzo, un amico, una leggenda e ora un'icona», per usare le parole esatte di Pistol Pete e non lesinare sulla retorica. Non si sono risparmiati neppure Rod Laver e Bjorn Borg, gli altri Grandi Antenati schierati insieme a Sampras in un Royal box grondante di gloria tennistica, e che hanno accolto Roger come l'ultimo Budda, dentro la cuna del tennis, la sala dei trofei dell'All England Club.
Non è stata, del resto, una giornata da economie, da emozioni ristrette. La più lunga finale in termini di game nella storia del Grande Slam, ben 77, con un set record per Wimbledon, il quinto, che da solo è durato 95 minuti e 30 giochi (5-7, 7-6, 7-6, 3-6, 16-14, il risultato finale). Un serial-set in cui Roddick ha servito 10 volte per restare in partita, prima di cedere all'undicesima l'unico servizio del match, una garrota mentale «che avrebbe potuto durare ancora ore», come ha detto Federer.
Diciamolo, allora: è stata una finale epica. Un anno dopo quello che era sembrato il match del secolo, una nuova macchina scenica perfetta, cinque atti durati appena mezz'ora in meno ma senza le interruzioni per pioggia. Il primo set abbrancato a sorpresa da Roddick, il terzo e il quarto vinti al tie-break da Roger, che in quello del secondo set si è salvato da uno svantaggio di 1-5, e 2-6 servizio Roddick, con l'americano che sul 6-5 ha fallito un incredibile set-point violentando una volèe alta di rovescio. Il colpo di scena del quarto set, vinto dall'americano, poi il quinto interminabile atto.
Federer, come un paio di anni fa, è tornato a giocare colpi che a toccarli sembrerebbero pietre levigate da mille fiumi, lisce, perfette, trasparenti di bellezza. Ha servito come forse non aveva mai fatto prima in carriera, picchiando 50 ace, record personale. Ma ha anche tremato a volte, chiedendosi come facesse quel tipo con il cappellino a reggere il ritmo, a non affondare sotto le sue stilettate slice, cortissime e carognissime, letali nell'aprire il campo alle botte di dritto.
Roddick di finali a Wimbledon contro Roger ne aveva già perse 2, nel 2004 e nel 2005, più una agli Us Open nel 2006. Numero 1 nel 2003, da sei anni pareva trasformato in un Wile Coyote tennistico, al perenne, affannato inseguimento di due straordinari Beep Beep come Federer e Nadal. Qui ha giocato un torneo straodinario, una finale che anche persa può illuminare una carriera, piena di coraggio, prime palle e fatica. Dopo il primo set avrebbe potuto sprofondare in quella volée alzata da Federer su uno scaffale instabile di vento, giocata a campo aperto e ciccata in un Paperoga-moment, quelli che capitano agli eterni sfigati. Invece il Wile Coyote del Nebraska si è raccattato, aggrappandosi al servizio-bomba, al rovescio rattoppato. Ha anche avuto due palle-break, sull'8 pari, cancellate da Federer, non sciupate da lui. Alla fine si è arreso a qualcosa di più grande, ma lo ha fatto con la sua grazia, sarcastica, da Holden Caufield del tennis. Ustionato dalla delusione di non essere stato in grado di prendersi il titolo che sognava, che lo avrebbe estratto dalla - nobilissima - fossa comune dei vincitori di un solo Slam. Ma capace di complimentarsi con Roger «un campione che si merita tutto quello che ha vinto», e di buttare lì a Sampras un «sorry Pete, ho provato a salvare il tuo record, ma non ce l'ho fatta».
«So cosa provi», gli ha detto Roger, «l'anno scorso un match così l'ho perso contro Nadal». «Sì, ma tu avevi già vinto cinque volte», gli ha risposto Andy. E i 15 mila del centrale, compresi Russell Crowe e Woody Allen, lo hanno ricoperto, glassato di un applauso enorme. Era l'eroe destinato alla sconfitta, non avrebbe potuto fare di più. Lo sport, come dice Federer, è crudele. Indulgere Genius, scrivevano i latini: occorre abbandonarsi al genio, accondiscendere alla sua felicità, perché è un bene collettivo.
Celebrare Sua Fluidità, 6 volte vincitore di Wimbledon - una meno di Sampras - di 15 Slam, 20 volte finalista nei «major». Quest'anno ha vinto Parigi, il suo torneo maledetto, presto diventerà padre, da domani tornerà n.1 del mondo. Un'estate perfetta: «Da piccolo non avrei mai pensato di vincere tanto, è un'emozione quasi surreale. Non c'era Nadal? Mi spiace, ma non è colpa mia. Aver battuto il record, nel torneo più grande, dove tutto era iniziato, davanti ai miei idoli d'infanzia, è un cerchio che si chiude. La mia vita non è solo tennis, ma non temete, come dice la mia t-shirt (“No finish line”), giocherò ancora a lungo». Il miglior tennista della Storia non esisterà mai, perché come dice Laver, «si può essere i più grandi solo della propria era». Ma da ieri ne possediamo una buona approssimazione. Forse la migliore possibile.
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Torniamo al calcio.
Continua la tiratura tiritera per quella che sarà una delle scelte fondamentali per le future ambizioni bianconere: il regista di centrocampo.
Scendono vertiginosamente le quotazioni del sopravvalutato (nel senso vero della parola, rispetto al suo reale valore) D'Agostino, salgono (si spera che non sia solo un bluff) quelle di Felipe Melo.
Il centrocampista brasiliano sarebbe l'acquisto perfetto per il centrocampo della Juventus, ma dubito che Corvino lo lascerà partire a meno del prezzo della sua clausola di rescissione:
Il centrocampista brasiliano sarebbe l'acquisto perfetto per il centrocampo della Juventus, ma dubito che Corvino lo lascerà partire a meno del prezzo della sua clausola di rescissione:
25 milioni di euro. Mica noccioline....
Intanto il Lione sta per prendere il terzino della Nazionale brasiliana Andrè Santos per poi rifilare il "pacco" Grosso alla formazione juventina.
Chi farà l'affare secondo voi?
16 commenti:
Spero davvero che Melo arrivi, ma ho seri dubbi che le cifre che sono uscite (15 milioni più Marchionni) possano bastare, a meno che Corvino sia rincoglionito tutto d'un colpo.
Complessivamente come valutazione non sarebbe troppo lontana dai 25 milioni di clausola, ma un giocatore come Marchionni, per quanto utile, non sarebbe fondamentale per i viola che non son certamente con l'acqua alla gola per accaparrarsi un'ala destra, e con 15 milioni cash dubito che si riesca a prendere un sostituto all'altezza di Melo.
Se poi la trattativa andrà in porto sarò ben felice di essere smentito.
Da quel poco che ho visto di Andre Santos credo che il pacco non sia Grosso...
Su grosso mi sono già espresso.
Per quanto riguarda il ballottaggio Melo - D'Agostino, sono giocaqtori diversi ma sinceramente credo che prendendo il brasiliano si farebbe davvero un salto di qualità notevole. Aspettiamo e speriamo...
Corvino è come si dice "Contadino (rispetto ad un Moggi o altri personaggi) con le scarpe grosse, ma cervello fino": quella clausola rescissoria l'ha fatta firmare e quei soldi li vuole "CASH" altro che giocatori in cambio .... altrimenti i Della Valle lo licenziano in tronco!!!
Quindi, come al solito, i' Melo giocherà 1 anno nella viola, facendosi un po' di Champions, ed il prox anno lo venderà a 30 milioni o a dentimarci o all'estero (Real???).
E cmq sarò scemo, ma in questo momento la rosa della Juve mi ricorda per impostazione (non per giocatori, santo cielo!!! mica sono pazzo!!) quella di Platini: Diego a fare il Platini (aaaaaaaaaahhhhhhh rabbrividisco nello scriverlo, ma ripeto, solo affinità di impostazione) e mastini a centrocampo: allora c'erano Tardelli, Furino, Bonini, Prandelli .... oggi Sissoko, Tiago (???), Zanetti (che come regista difensivo mica fa schifo, tutt'altro), davanti gente ingrado di buttarla dentro con la forza (Amauri, Iaquinta, un tempo Boniek) e con l'astuzia (Trezeguet, Del Piero, un tempo Rossi) e dietro una buona difesa.
Datemi del pazzo ma l'impostazione potrebbe esserci, ma i tempi son cambiati e non so se una squadra così possa reggere i vertiginosi ritmi del calcio moderno a meno di non avere una proprietà di palleggio per nascondere la palla agli avversari e poi colpirli che in questo momento ha solo il Barça.
Bob72
P.S.
DIO HA RIVOLTO LE SUE ATTENZIONI AL TENNIS: ROGER FEDERER !!! Sicuramente, uno tra gli sport più belli in questa era grazie a lui, Sampras, Agassi, Yannick Noah, Becker, McEnroe.... toh guarda caso senza la presenza di quei fabbri della racchetta tipo il maiorchino dopato... che strano nevvero?
Come avevo detto tempo fa...e nessuno mi credeva.....
Non ho assolutamente lasciato la Juventus per colpa di Calciopoli. Tra me ed il club era successo qualcosa, avevo già deciso di andarmene prima dello scandalo". A quel punto, per assicurarsi Ibrahimovic fu bagarre: "Mi voleva fortemente anche il Milan, ma io scelsi l'Inter senza problemi. Della rivalità con la Juventus, non me n'è mai fregato niente".
Zlatan Ibrahimovic
cessioni a prezzo minimo
acquisti a costo massimo
nessuna displomazia
nessun peso politico
trattative "pubbliche" stile soap-opera
questo è alessio seccho
come siamo caduti in basso
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L'intervista ad Ibrahimovic (se è vera, e non del InterChannel) incompleta: ma perchè a questo punto scelsi proprio l'inter? Era stufo di vincere sul campo come Juve e Milan? :-)
Per Melo si possono tirare fuori 25 cash. Ne vale la pena.
D'altronde quanti ne sarebbero in più di quelli da tirar fuori per D'Agostino in base alle richieste di Pozzo?
Basterebbe poi saper vendere Marchionni a qualsiasi altra società e andiamo pari.
Concordo con Michele su Andre Santos: il brasiliano non è un pacco meno grosso del Grosso.
E comunque, pacco o non pacco, non esistono alternative valide. Per di più, nell'anno del mondiale, l'abruzzese potrebbe tornare a livelli palermitani.
Il punto è un altro: la prossima estate dovremo sostituire Cannavaro ed eventualmente Grosso. Credo che sarà un problema ancor più grosso.
X Bob72: l'accostamento migliore secondo me è quello con la prima Juve di Lippi. Cero che poi con Melo alla Sousa...
Ad ogni modo ti è sfuggito un dettaglio: Gentile+Cabrini e Grygera+Molinaro. E' come passare da una cena con Megan Fox a una con Rosy Bindi.
L'intervista dello zingaro è la classica notiziuola per gli amanti delle rosa-novelas.
Che Ibra sia una puttana lo abbiamo capito da un pezzo, quello che personalmente non ho capito è perchè lo si sia regalato a quel porco di Moratti per un pezzo di pane. Resto convinto che il pacchetto regalo lo abbia confezionato quel viscido individuo di MOntezemolo in combutta col suo socio Stronzetti Rubera.
Jan
da Bob72 x Yannick:
sulla difesa non ho messo nomi perchè tranne Chiellini (che ormai è una garanzia), degli altri (Cannavaro e LeGrottaglie e Carneade-Ariaudo) non possiamo sapere il rendimento: per questo, è bene creare "ottimi" ricambi a centrocampo che facciano fare "bella figura" alla difesa anche se scarsa; tanto lo sappiamo tutti che le parite prima di tutto le "NON PERDI" con un ottimo centrocampo e poi le VINCI con un gran portiere ed un grande attaccante.
Bob72
Jan....
non rosicare troppo....e comunque non si puó capire tutto dalla vita...specialmente quello che non interessa per ovvi motivi!!!!!!
Dubito fortissimamente che la Juve possa permettersi Melo: il cda ha dato l'autorizzazione a sforare di 4 milioni il budget di spesa, che a detta di tutti si era esaurito con i 25 milioni di Diego.
A conti fatti la Juve ha 4 milioni di bonus+2,5 per mezzo Marchionni+ 2,5 per Mellberg+ 5,5 per mezzo Criscito: in totale sono 14,5 milioni di euro.
Aggiungiamone pure altri 3 per metà Paolucci e magari 2,5 per metà Zalayeta.
Mancano comunque 5 milioni per Melo, oltre al terzino....
Quoto Yannick su tutto e Jan per l'incisivo post.
Contento che D'agostino rimanga in provincia, sara' che non hanno capito il reale valore del giocatore, probabilmente meglio di Falcao, o probabilmente sara' perche' a furia di sentirsi qualcosa nel posteriore, invece di farci l'abitudine hanno imparato a cercare di evitarlo e a mollare i venditori di fumo...e quindi Pozzo grazie, ma...NO grazie!
Per Grosso, finche' non e' tesserato non faccio commenti, sono troppe le voci di mercato in casa Juve, non ci sto capendo piu' niente!!!
Cheers
Beppe UK
Trovo Rosy Bindi una donna di spirito e una compagnia piacevole.
per anonimo: io non rosico, per me la puttana poteva andarsene dove voleva ma non quasi gratis! Non dico i 90 milioni di Ronaldo (una bestemmia a prescindere) ma almeno 40/45 milioni li si potevano ricavare ...tanto questi li avrebbero buttati nell acquisto di bidoni alla Tiago/Poulsen/Almiron.
JAN
E' iniziata la stagione dei ritiri e diverse squadre ancora devono completare la rosa, tra cui la Juve. Certo, qualche hanno fa Ibra arrivo sul fil di lana, ma allora c'era un certo Sig. Moggi..... Oggi invece abbiamo dirigenti che in tre anni sono stati capaci di sperperare un patrimonio ed ora - forse - hanno capito che non si può sempre sbagliare in eterno. Purtroppo per loro e a causa loro, la situazione economica della società non è così fiorente da potersi permettere il lusso di spendere 25 milioni per Felipe Melo, per cui non credo che il giocatore arriverà a Torino. Anzi, credo che il mercato Juve si fermerà qui con buona pace di tutti. Sarà quindi un estate ricca di parole, dei si dice, si mormora ma nulla più. La Juve è costretta a vendere ma nessuno compra certi giocatori con ingaggi esosi. E mi fermo qui.
Joe
Fra Andre Santos e Grosso, prenderei il brasiliano, ma solo perché è più giovane. Santos non ha ancora dimostrato nulla (la maglia verdeoro non mi sembra una patente sufficiente a trasformare un giocatore ancora normale in un grande), mentre Grosso è un campione del mondo.
Fra Melo e D'Agostino, preferisco Wesley Sneijder.
Per i due centrocampisti ambiti dalla Juve si parla di cifre eccessive rispetto alla loro esperienza internazionale (nel caso di D'Agostino nulla, nel caso di Melo scarsa). Invece il centrocampista del Real, che di esperienza ne ha tantissima, e di classe altrettanta, è in vendita. Florentino Perez ha detto che nessuno sarà svenduto, ma vista l'esigenza dei galacticos di fare cassa, di sicuro un po' di sconti ci saranno. Se poi consideriamo che il Real punta a prendere Xavi Alonso per 25 milioni di euro, è difficile pensare che l'olandese verrà venduto a un prezzo più alto, anzi...
Quindi Sneijder costerebbe sicuramente meno di Melo e probabilmente anche di D'Agostino, pur essendo addirittura più giovane degli altri due (W.S. 1984, F.M. 1983, G.D'A. 1982) Che aspettiamo?
JAN
Ok jan ho capito.....non rosichi per il fatto che Ibra se ne sia andato...rosichi per il fatto che se l inter lo vende guadagna per lo meno il doppio di quello che lo ha pagato....
girala come vuoi rosichi sempre !
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