martedì 11 dicembre 2007

Il gatto e la volpe


E’ uscito un nuovo stralcio di una delle intercettazioni telefoniche al vaglio della magistratura, su cui lavora anche la giustizia sportiva (tutto era partito dalle minacce subite da Lotito e dallo stato di “guerra” con la tifoseria laziale).

In ballo, in questo caso, è una telefonata di un anno e mezzo fa tra Lotito e Rossi, ancora loro(rit. 1120_06 2555_DD, 17 aprile 2006, ore 22,54).

Lotito dice: «…io adesso devo cercà de collocà Sereni e de collocà... (un giocatore ancora della Lazio, ndr). Questa è la prima cosa, perché so che non li vuoi in mezzo ai coglioni e c’hai ragione».

Delio Rossi: «No, no, non li voglio manco in ritiro, non li voglio, cioè non devono proprio transitare».

Di nuovo Lotito: «Eh, Delio, farò del tutto pe’ non falli venì in ritiro, su questo non c’ho mai dubbi, devo trovà la soluzione. Adesso sto lavorando su... (l’altro giocatore laziale, ndr) pe’ mandallo, nessuno lo sa, al Torino. Sto a lavorà su... io lo volevo mannà ad Ascoli, però quello non ce vò andà, questo è, devo convince Antonelli... E poi, invece, pe’ lavorà co coso su su Sereni vediamo un po’... col Parma, adesso vediamo... o co la Fiorentina... questo è un po’... dalle scatole questi qua...».



«E’ vergognoso», dice Silvia Sereni, procuratrice e moglie di Matteo Sereni, portiere del Torino, colonna del Torino. «E’ tutto molto grave. Persino più grave di quello che sapevamo tutti. Sono allibita, esterrefatta. Che nel 2006 il presidente Lotito avesse deciso di mettere fuori rosa mio marito senza che Matteo avesse alcuna colpa, alcuna responsabilità, si sapeva. E così è poi successo, purtroppo. Però mai e poi mai avrei... avremmo pensato che addirittura un anno e mezzo fa, nell’aprile del 2006, anche il mister della Lazio, anche Delio Rossi avesse già deciso di escludere le persone in questa maniera. Di bandirle. Di levarle di mezzo. Di farle fuori. E di fare tutto ciò a priori, indipendentemente dalle doti professionali e umane di quelle persone: anzi, senza nemmeno valutarle, quelle doti. Sì, io e mio marito siamo profondamente delusi, amareggiati.

E’ proprio una vergogna».

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