venerdì 29 maggio 2009

39 Angeli ci proteggono


Per non dimenticare mai......
http://www.saladellamemoriaheysel.it/
Ventiquattro anni fa il sole di Bruxelles assisteva inebetito, in luogo di una divinità colpevolmente assente, alla mattanza più assurda di tifosi nella storia del calcio.
Un aggressione barbarica, ma studiata e intrapresa con perfidia e premeditata tattica militare, una "strage dolosa" come la definisce Francesco Caremani nel suo libro "Le verità sull'Heysel. Cronaca di una strage annunciata". Prevedibile da parte dell'UEFA, ma ignorata, e mai contrastata dalle autorità di polizia del Belgio.
Si è scritto tutto ed il suo contrario su quella infausta giornata di Maggio. Abbiamo ascoltato e lasciati impuniti cori beceri in ogni curva d'Italia ad insozzare la memoria di innocenti calpestati come pupazzi in mezzo alle pietre sgretolate dal crollo, dilaniati dai ferri di cancellate acuminate come lance macedoni, finiti a calci, poi applauditi dagli inglesi ubriachi che frugando nelle loro tasche lanciavano in aria a sfregio povere cose.
Abbiamo ascoltato parole imparentate alla menzogna per non farsi più del male tra i rimorsi.
Ci restano in repertorio, giunte da quel cinema dell'orrore, le immagini di una gioia che non conobbe pudore e la matematica che ancora oggi divide gli squallidi contabili dell'almanacco.
Chi stringe una coppa a sè, come fosse congruo e naturale risarcimento alle bandiere sporche di sangue, chi vorrebbe eliminarla per fare un dispetto, proprio a chi affrontò migliaia di chilometri per non vederla, mai, portata in trionfo, mentre giaceva in obitorio.
In tutto questo tempo il silenzio della dimenticanza è stato mistificato con il rispetto per le famiglie delle vittime.
La memoria, beffardamente, colpevolmente, non ha trovato collocazione geografica proprio lì dove la bacheca ancora adesso urla, orfana di un segno qualunque d'amore per quei 39 respiri soffocati dall'odio e mai degnamente celebrati dalla loro stessa Madre.
Dignità e vergogna, come Abele e Caino, ad inseguirsi da ventiquattro lunghi anni in questa storia scritta col sangue e con le lacrime di 39 famiglie di innocenti.
C'è ancora qualcosa che si può fare per innalzare una piccola preghiera di pace, invece di un trofeo di latta, verso il cielo, fosse anche la litania di chi non crede oltre le nuvole, ma soltanto negli uomini ?
Magari in quelli che verranno.
In quelli che applaudiranno gli avversari a vincere...
In quelli che ameranno i propri colori senza disprezzare le altrui combinazioni...
Non lo so. Non lo so. Non lo so.
Quello che immagino è che il dolore è dolore ed il perdono spetta solo a chi non ha mai trovato le parole, per contenerlo.
Non lo so. Non lo so.
Quello che possiamo fare noi oggi è soltanto trovare un luogo,delle pagine, monumenti, strade, piazze, deputati a non dimenticare.Una sala della memoria, nel nuovo stadio di Torino.
Un sacrario di emozioni, al di là delle bandiere.
E' vero. Sono caduti per la Juventus. Sono i caduti della Juventus.
Allora è maturo il tempo d'incidere a fuoco quei nomi su quella coppa senza vergogna e legarla per sempre ai suoi 39 cuori.
Onore e memoria sono l'unica rima possibile di questa storia dell'Heysel, da tramandare ai figli ed ai nipoti come un incubo in attesa di redenzione.
Ci sono macigni che pensi di avere sepolto in qualche angolo remoto nel mondo. Ritornano. Prima o poi.
E se non ti travolgono è perchè il vento li restuituisce al tuo sincero pentimento in forma di angeli.
C'è ancora tempo, per l'amore...

Domenico Laudadio

29 commenti:

nick ha detto...

nessun commento,solo una preghiera,,,il resto e' retorica,,forza JUVE

francesco86 ha detto...

Che questi angeli possano proteggere le loro famiglie e la Juve dall'alto.

ps: Stefano non ho mai criticato nessun commento sul tuo blog, ma se anche questa volta arrivano gli sfigati interisti anonimi a commentare la vicenda più triste della storia juventina, e la nostra champions, spero che siano presi provvedimenti.

Amos ha detto...

Al di là dei colori calcistici, è giusto ricordare 39 persone.

Anonimo ha detto...

è stata una tragedia che ha colpito tutti gli sportivi

unmilanista

yannick75 ha detto...

Bellissimo post.

Il mio ricordo per le 39 vittime di una barbaria senza senso.

Barbaria che purtroppo continua ancora oggi, perchè quelle 39 vittime vengono UCCISE DI NUOVO a causa degli squallidi contabili degli almanacchi che neanche facendo tutte le possibili sottrazioni riescono a placare la loro frustrazione e a portare un minimo di rispetto per 39 angeli innocenti.

Anonimo ha detto...

In Memoria e Amicizia, in Memory and Friendship

Rocco Acerra
Bruno Balli
Alfons Bos
Giancarlo Bruschera
Andrea Casula
Giovanni Casula
Nino Cerullo
Willy Chielens
Giuseppina Conti
Dirk Daenecky
Dionisio Fabbro
Jacques François
Eugenio Gagliano
Francesco Galli
Giancarlo Gonnelli
Alberto Guarini
Giovacchino Landini
Roberto Lorentini
Barbara Lusci
Franco Martelli
Loris Messore
Gianni Mastrolaco
Sergio Bastino Mazzino
Luciano Rocco Papaluca
Luigi Pidone
Bento Pistolato
Patrick Radcliffe
Domenico Ragazzi
Antonio Ragnanese
Claude Robert
Mario Ronchi
Domenico Russo
Tarcisio Salvi
Gianfranco Sarto
Giuseppe Spalaore
Mario Spanu
Tarcisio Venturin
Jean Michel Walla
Claudio Zavaroni

Rest in Peace

Beppe UK

Anonimo ha detto...

Ciao Stefano,

per un tifoso juventino come me vivere a Bruxelles è dura. Ogni volta che leggo Heysel mi viene da pensare a quello che è successo quel maledetto giorno di maggio e non al quartiere di Bruxelles che appunto porta questo nome. Finisce che ci pensi ogni volta e non soltanto in occasione dell'anniversario della tragedia. Voglio soltanto cogliere l'occasione per rivolgere a tutti quei tifosi juventini che allo stadio gridano ODIO LIVERPOOL o ENGLISH ANIMALS a considerare che il calcio non è odio, ma passione e allegria. Non dobbiamo portare alcun rancore verso nessuno, i caduti dell'Heysel non chiedono nessuna vendetta, ma soltanto che fatti del genere non accadano mai piu'. Abbiamo il dovere di provare a migliorare le cose, lo dobbiamo a loro ed a tutte le vittime di tragedie simili.

Un sincero abbraccio

Gianni

franz ha detto...

Che almeno un tale scempio insegni a noi e ai nostri figli l'amore per lo sport, il rispetto degli avversari e il rifiuto, totale e definitivo, di ogni forma di violenza.
Riposino in pace.

Giulio Gori ha detto...

Quella dell'Heysel non fu una strage di juventini, ma una strage di persone. Ma, purtroppo, ancora oggi molti si dimenticano della decenza e, qui a Firenze, ci sono ancora gli imbecilli che cantano la filastrocca per festeggiare il fatto che "39 gobbi" siano finiti sotto terra.
Da queste cose, da questa stupidità, si capiscono le origini delle violenze negli stadi.
Perché si può insultare, sbeffeggiare, mettere in ridicolo gli avversari, ma c'è un limite. Mi ricordo che nel 2005 ci fu un Fiorentina-Juventus che finì 3-3. Ero al Franchi, bellissima partita. Quello che mi fece male fu un episodio successo dopo dieci minuti. C'è un contrasto aereo e Birindelli finisce a terra dopo aver subito un colpo sul capo. Per 6-7 secondi, il terzino rimane a terra immobile, apparentemente esanime. Io ero in Maratona, a non più di dieci metri. Il pubblico viola comincia a gridare: "Crepa gobbo di m...".
Quel fatto mi fece pensare: ci scandalizziamo, e giustamente, quando ci sono cori razzisti, ma non si fa caso quando non si dimostra rispetto per la vita di una persona. E se agli stadi c'è violenza, per buona parte la causa è rintracciabile in questi germi di imbecillità.

Non solo, ma la violenza nasce spesso da un comportamenti inadeguati o addirittura sproporzionati da parte delle forze dell'ordine. Spesso la polizia scatena la curva perché anziché isolare qualcuno che lancia un oggetto in campo decide di caricare un settore con centinaia di persone.
Ma il caso dell'Heysel, e forse ancor di più quello di Hillsborough, quando a Sheffield il 15 aprile 1989 morirono 96 persone (per una leggerezza delle forze dell'ordine che aprirono un cancello di un settore strapieno per far entrare centinaia di persone), dimostra quanto sia cruciale un'attenta vigilanza sui movimenti di persone. Perché migliaia di tifosi possono avere anche le migliori intenzioni, ma se vengono mal indirizzati o mal convogliati, possono diventare, proprio in quanto massa, un arma micidiale.
I tifosi non sono buoi. E' gente che vuole andare allo stadio per divertirsi. E non possono essere trattati come animali.
L'insulto più grande ai morti di Bruxelles e di Sheffield è che, a 24 anni dalla prima tragedia e a 20 dalla seconda, la maggior parte degli stadi europei (e italiani in primis) hanno ancora le reti di protezione che dividono i tifosi dal campo. In barba alla loro sicurezza. In barba alla loro dignità. Tanto chi se ne frega, non sono persone, sono solo tifosi.

Giulio Gori ha detto...

Vorrei aggiungere un'altra cosa.
Andrea Casula aveva 11 anni. Faceva le scuole medie. Il padre gli aveva promesso la finale di Coppa dei Campioni se avesse superato l'anno scolastico.
Decisero il viaggio dopo che i genitori erano stati rassicurati dagli insegnanti sulla promozione. Partì per Bruxelles assieme al padre, ma non tornò più.

Avevo otto anni. Andrea Casula mi aiutò a crescere e a dare un valore alle cose. Nell'immaginazione di un bambino di otto anni la bocciatura rappresenta la tragedia, l'inenarrabile, il fondo della disperazione. Andrea Casula mi insegnò a distinguere le cose effimere da quelle irreparabili. Mi aiutò a crescere un po'.

yannick75 ha detto...

Mi ero promesso di parlare solo di calcio, ma certe affermazioni non riescono a lasciarmi indifferente.

"la violenza nasce spesso da un comportamenti inadeguati o addirittura sproporzionati da parte delle forze dell'ordine"

Mi chiedo cosa accadrebbe se non ci fossero le forze dell'ordine...mi chiedo se le forze dell'ordine abbiano mai avuto un comportamento inadeguato di fronte a un pubblico composto e non violento...mi chiedo come sia possibile lamentarsi che ci siano recinzioni quando viviamo in un paese dove esiste la cultura del foggiano di turno che scavalca la recinzione con una cinghia in mano per picchiare Cassano perchè barese, mi chiedo come sia possibile associare la presenza della rete alla mancanza di rispetto per la dignità umana quando fra l'altro si è anche affermato in precedenza che la massa può essere arma micidiale, mi chiedo come si possano associare certe responsabilità alle forze dell'ordine quando certe inefficienze sorgono da problematiche organizzative che stanno a monte, mi chiedo dove sarei adesso io se dopo il 5-0 al Bologna nella seconda era Galeone non ci fossero state le forze dell'ordine quando io e la mia ragazza fermi nei pressi della stazione centrale di Pescara fummo assaliti a sassi e sprangate da un gruppo di tifosi avversari con la bava alla bocca solo perchè la mia ragazza aveva la sciarpa biancazzurra legata a un braccio.

Unknown ha detto...

Che nessuno si offenda, ma oggi è una giornata solo di memoria e ricordo.
Niente polemiche ed altro.
Per il momento ho reinserito la moderazione dei messaggi onde evitare commenti che possano rovinare il ricordo di 39 angeli.
Grazie

Giulio Gori ha detto...

Con molta pacatezza, ho parlato del problema della violenza negli stadi e ho cercato di individuare le principali cause.
L'ho fatto con estremo ecumenismo, senza tralasciare nessuno. Direi che l'imbecillità dei tifosi è indubbiamente la prima causa. L'ho detto e lo confermo.
Ho parlato dell'inadeguatezza degli stadi.
Ho anche detto però che il comportamento delle forze dell'ordine in alcuni casi si è dimostrato profondamente sbagliato, o per volontà o per inadeguatezza, questo non sta a me stabilirlo. L'inchiesta parlamentare sulla strage di Hillsborough è del resto nero su bianco.
Fatto sta che in Inghilterra sono state prese delle contromisure efficaci. Quattro fondamentalmente:
1) Isolare gli imbecilli e negar loro l'accesso allo stadio.
2) Realizzare un sistema di controlli efficaci all'ingresso.
3) Togliere la polizia dagli spalti e lasciare il primo controllo agli steward
4) Eliminare le barriere sulle tribune.
In Italia stiamo lavorando soltanto sul secondo punto. Sugli altri ancora siamo indietro, troppo indietro.

Per me rispettare concretamente la memoria di 39 vittime di una strage assurda, significa, oggi, soltanto una cosa: porre le condizioni perché non ci siano altre vittime innocenti in futuro.

Anonimo ha detto...

Il problema delle strutture è quello più grave, infatti condivido la critica alle protezioni sulle tribune.
Oltre al rischio di stragi come quelle ben note, le reti di protezione tra diversi settori, a mio giudizio, non fanno che esacerbare gli animi.
Di protezione ne danno ben poca, perché al di sopra delle reti si possono lanciare tutti gli oggetti che si vogliono, ed è anche successo che siano state date coltellate attraverso.
Senza le reti, impedendo l'accesso allo stadio dei violenti ed evitando sistemi repressivi un po' grossolani, il problema violenza farebbe un passo indietro.
Quando si parla di reti bisogna considerare anche la viltà dell'essere umano: si ritiene normalmente che queste siano un rifugio per i non violenti dalle intemperanze dei violenti. In verità spesso è il contrario, perché è il violento che sfruttando la protezione della rete si permette di fare gesti che altrimenti non avrebbe il coraggio di osare.

Per i 39 del settore Z

Giuseppe65

Silvio De Rossi ha detto...

Ero un bimbo davanti alla tv. Mio padre mi tranquillizzava. Un ricordo terribile, che dobbiamo portare con noi. Sempre.

Anonimo ha detto...

mi associo commosso alla commemorazione dei 39 martiri...

dj nepo

yannick75 ha detto...

Sono passati 24 anni. E come 24 anni fa ancora oggi si fanno gli stessi spiccioli discorsi. Questo la dice lunga su quanto siamo avanti in Italia. Come cultura intendo.

E mettere in dubbio che il comportamento delle forze dell'ordine possa essere sbagliato PER VOLONTA' dice che siamo più indietro di quanto immaginavo.

Giulio Gori ha detto...

Le stragi del 1985 e del 1989 NON furono causate dalla volontà delle polizie, ma da un errore delle polizie.
Però è pur vero che, se vogliamo sradicare il problema della violenza negli stadi, è necessario, TRA LE ALTRE COSE, evitare forme di repressione troppo approssimative.
L'ho spiegato ieri: se 50 imbecilli si mettono a fare gli imbecilli, è giusto e doveroso che ci sia un intervento energico per reprimerli. Ma è anche vero che se per caricare quei 50, la polizia parte con i manganelli spianati contro 500-1000 persone, prima o poi qualcuno di quei 500-1000 che non avevano fatto nulla di male, strapperanno una sedia dello stadio per difendersi e, al limite, anche per reagire.
E' così che si è arrivati alla morte del povero Raciti a Catania. La colpa è ANZITUTTO degli imbecilli che han cominciato a dare in stupide escandescenze e naturalmente di chi ha ucciso il poliziotto. Ma con un comportamento diverso delle forze dell'ordine non si sarebbe SICURAMENTE arrivati a quella rivolta generalizzata della curva che ha fatto da teatro alla tragedia. Altrimenti dovremmo dire che in curva ci vanno solo i criminali.

L'Inghilterra ne è la prova tangibile perché negli ultimi 15 sono scomparsi anche i minimi incidenti. L'Inghilterra dimostra che non è solo un problema culturale, quello della violenza, ma soprattutto di pragmatismo e di contromisure pratiche. Molti ultras delle curve sono gli stessi che domani allegramente e pacificamente ammireranno Valentino Rossi al Mugello, fianco a fianco con i tifosi di altri piloti e di altre moto.

Continuo ad essere convinto che per onorare la memoria di 39 innocenti il modo migliore sia quello di parlare pragmaticamente e fuor di retorica di come uscire da questa spirale.

Anonimo ha detto...

Hai ragione Yannick.....

e solo vedere i filmati su

http://www.saladellamemoriaheysel.it/

ascoltare tutte le testimonianze e tutte le scuse inutili...per rendersi conto di tante cose !

Anonimo ha detto...

Altrimenti dovremmo dire che in curva ci vanno solo i criminali.


Giulio,

non so se sei mai stato in una curva o l hai frequentata....prima di fare certe affermazioni? informati cosa é una curva ! da chi é formata , come é organizzata, come si procura i soldi necessari per le loro attivitá....e cose varie !

Se le stesse societá "mandassero a quel paese i tifosi delle proprie curve" 80% dei problemi sarebbero risolti....

yannick75 ha detto...

La strage dell'85 non fu assolutamente un errore della polizia. Fu un errore organizzativo. Parli di pragmatismo ma fai molta teoria e spesso confusionaria. Non si capisce mai a quali conclusioni vuoi davvero arrivare. Forse il tuo unico scopo è quello di far valere le tue ipotesi e nulla più.
Nell'Heysel bastava non inserire tifosi della Juve nel settore Z. Altro che errore della polizia. E questo bisognava farlo anche alla luce di quanto gli inglesi combinarono per le strade di Bruxelles dal giorno prima.

Parli di recinzioni allo stadio come una mancanza di rispetto nei confronti della dignità umana, mentre fai notare che in Italia per rendere efficaci le misure di sicurezza ci si sta adoperando solo sugli ingressi allo stadio. Ti sfugge che il tornello stile ingresso per detenuti sia ancora più squallido di un muro di recinzione, così come ti sfugge che se gli stupidi riescono sempre ad entrare evidentemente quei mezzi all'ingresso non sono molto efficaci.

Qualunque forma di sicurezza si adoperi, serve a ben poco se mancano leggi efficaci.

Il problema è a monte. E' nelle leggi. Sono le leggi che permettono quello che accade. Le misure di sicurezza negli stadi sono un dettaglio perchè recinzione o no alla fine dipende tutto dalle leggi ridicole che ci sono in Italia.
In Inghilterra non ci sono recinzioni ma ci sono leggi molto severe. Prima di togliere il muretto che ti sdegna, preoccupati che ci si preoccupi di leggi più efficaci.
Altrimenti le prime vittime sono proprio i poliziotti che per 1000 euro al mese rischiano di farsi ammazzare da balordi che meriterebbero ben poco della dignità umana.

E il fatto che la maggior parte degli incidenti gravi avvengano fuori dagli stadi dimostra ulteriormente che il problema non è la sicurezza negli stadi, ma nella LEGGE.
E se in Italia non si riesce ad attuare un disegno efficace è spesso dovuto ai seguaci dell'utopia pseudo-politica che altro non fanno sguazzare in stupide teorie.

Apro una breve parentesi sul caso Raciti: la sua morte fu premeditata. Gli hanno fatto pagare una precedente testimonianza in un processo contro un capo ultrà del Catania.

Anonimo ha detto...

franz ha detto...
Che almeno un tale scempio insegni a noi e ai nostri figli l'amore per lo sport, il rispetto degli avversari e il rifiuto, totale e definitivo, di ogni forma di violenza.

Se poi abbiamo festeggiato in campo...se poi abbiamo festeggiato a torino..se poi abbiamo festeggiato il giorno dopo all aereoporto.....se poi a distanza di anni gli stessi giocatori della juve......CHIEDONO SCUSA (beh lasciamo perdere...)
Non fa niente !

Giulio Gori ha detto...

Personalmente trovo più utile ragionare su un argomento, piuttosto che discutere su chi quel ragionamento sta portando avanti. Lo ritengo molto più interessante.

Io guardo ai fatti. E vedo che un modello di sicurezza come quello italiano si sta dimostrando continuamente fallimentare. Mi domando perché non si possa per una volta prendere a modello qualcosa che funziona in casa d'altri e applicarlo da noi.

In merito alla violenza fuori dagli stadi, riconosco che c'è del vero in quello che viene detto. Ma bisogna fare delle distinzioni. Le coltellate avvenute a Roma qualche giorno fa, sono un fatto purtroppo difficilmente evitabile. La devianza, i colossali imbecilli esistono sempre, e contro la violenza cieca e immotivata non c'è prevenzione che tenga. Purtroppo c'è solo da punire, e nient'altro. Resta il fatto che i colossali imbecilli sono per fortuna un'assoluta minoranza.
Il problema è che negli stadi e anche fuori dagli stadi (una volta finita la partita), la quantità di persone che si trasformano in violenti non rappresenta più una devianza, una minoranza. Perché? Evidentemente, le strutture, le dinamiche che si sviluppano nel sistema stadio, portano ad esacerbare gli animi di molti. E qui che si deve intervenire per modificare queste dinamiche.
Punire non basta. Punire è necessario, certo, ma insufficiente. Creare le condizioni perché quella violenza scompaia alla fonte è l'unica soluzione, quando il fenomeno non rappresenta più una questione limitata, ma assume caratteristiche molto allargate.

Riguardo a Raciti, bisogna stare attenti, gli elementi circolati nei primi giorni sono risultati quasi tutti falsi. Il minorenne Antonio, arrestato con l'accusa dell'omicidio, rischia l'assoluzione per le troppe incongruenze della vicenda. Non ci sono prove che il lavabo abbia colpito Raciti (i due video non mostrano l'impatto), e quel tipo di impatto sarebbe persino incongruente con le ferite riportate dal povero poliziotto.
Ecco la famosa inchiesta de L'Espresso, che cambiò la storia di quel drammatico caso:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Discovery-fatale/1562227&ref=hpsp

yannick75 ha detto...

Leggo solo ora il tuo messaggio e non posso che ripetere quanto già scritto sopra. "Parli di pragmatismo ma fai molta teoria e spesso confusionaria. Non si capisce mai a quali conclusioni vuoi davvero arrivare. Forse il tuo unico scopo è quello di far valere le tue ipotesi e nulla più".

Il tuo sproloquiare fatto sempre di tante parole e mai di sintesi (sintesi=efficacia di comunicazione) sembra quasi un fenomeno del quale non riesci proprio fare a meno.

Non solo, ma non hai mai rispetto per l'opinione altrui, soprattutto se diversa dalla tua (anche se dici il contrario) e soprattutto se tratta fatti concreti.

Io parlo di un fatto evidente e che costituisce il motivo essenziale del problema sicurezza in Italia (mancanza di leggi efficaci) e tu altro non sai dire che "trovo più utile ragionare su un argomento, piuttosto che discutere su chi quel ragionamento sta portando avanti. Lo ritengo molto più interessante"
Signorina, non si dia tutta questa importanza, crogiolati pure nelle tue sinistre pippe mentali ma risparmiati certe sindrome da persecuzioni. Altrimenti non posso che rinnovarti il cercare anche in questo caso compagni di merende tra coloro che tifando certe "squadre" sono più consoni a queste frustranti smanie.

"Io guardo ai fatti. E vedo che un modello di sicurezza come quello italiano si sta dimostrando continuamente fallimentare. Mi domando perché non si possa per una volta prendere a modello qualcosa che funziona in casa d'altri e applicarlo da noi."
TU GUARDI AI FATTI è un'altra frase da scrivere negli annali di questo blog.
Se il modello inglese funziona è solo perchè ha alle spalle una legge efficace. Ma evidentemente chi ama il lamento, il vittimismo e il creare e fare problemi conviene NON puntare MAI a risolvere davvero i problemi. Altrimenti bisognerebbe inventarsi altre teorie auto-crogiolanti.

Il sinistro deviare dalla centralità delle cose è una tua costante: prima la colpa era del poliziotto; constatato che gli incidenti più gravi avvengono sempre fuori gli stadi (ma non ammesso da te che ti limiti a dire che "c'è del vero" come ogni qualvolta si è di fronte a un dato di fatto) ecco che sposti la responsabilità di certi avvenimenti al comportamento e alle "dinamiche che si sviluppano nel sistema stadio", stadio che porta ad "esacerbare gli animi di molti". Peccato che ti sia sfuggito che parecchi sono morti prima che si arrivasse allo stadio.

Fa tenerezza la tua rassegnazione finale, il tuo concludere in stile "e vissero tutti felici e contenti" affermando che i deviati sono fortunatamente una minoranza, dimenticando un concetto fondamentale: il comportamento di massa. Bastano 10 idioti per creare un esercito di 1000 bacati.

Mi ripeto, il problema è nel creare un disegno di legge efficace. Si è riusciti a fermare il fenomeno hooligans e non si riesce a fermare i coltellini buca-chiappe a Roma o il foggiano con la cinghia in mano che vuole picchiare Cassano perchè barese?

Basta con le chiacchiere. Sono passati 24 anni dalla tragedia dell'heysel. Gli altri sono andati avanti e noi no. Noi no perchè c'è chi a distanza di 24 anni ama ancora perdere tempo nelle cazzate e nell'aria fritta.

P.S.: caso Raciti, vedo che certe cose proprio non si riesce a capirle. Evidentemente bisogna essere meridionali per capire certi fenomeni: il minorenne accusato è solo uno che si è "assunto" una colpa che non ha per coprire ben altro. Raciti lo volevano far fuori da quasi un anno per uno "sgarro" fatto a un capo ultrà in un processo.

Giulio Gori ha detto...

Mi spiace sia stata sporcata anche questa pagina, che avrebbe meritato ben altro rispetto.

Giulio Gori ha detto...

Riguardo Raciti, riporto per esteso l'inchiesta de L'Espresso:

"Discovery fatale

di Giuseppe Lo Bianco
e Piero Messina

Dal verbale di un agente forse una nuova verità sulla tragedia di Catania.
Il Discovery della polizia si muove in retromarcia per sfuggire all'inferno di pietre, fumo e bombe carta scatenato dagli ultras catanesi. Poi, un botto improvviso sulla vettura. In quel momento l'ispettore Filippo Raciti si porta le mani alla testa e si accascia. Due colleghi lo adagiano nel sedile posteriore del fuoristrada; l'ispettore si lamenta dal dolore e non riesce a respirare. Potrebbe essere in questo racconto, nel verbale redatto il 5 febbraio scorso alla squadra mobile di Catania, la soluzione del 'caso Raciti'', l'ispettore di polizia morto dopo gli scontri con i tifosi durante il derby Catania-Palermo del 2 febbraio.

A raccontare è l'autista del fuoristrada, l'agente scelto S. L., 46 anni. È lui che ricostruisce dettagliatamente quella giornata di follia: dall'arrivo dei pullman con i tifosi del Palermo sino agli ultimi momenti di Raciti. Il passaggio più importante del verbale va collocato intorno alle 20,30. Più di un'ora dopo il presunto contatto con gli ultras di fronte al cancello della curva Nord e a partita appena conclusa, mentre fuori dallo stadio continua la guerriglia. Rivela S. L.: ". In quel frangente sono stati lanciati alcuni fumogeni, uno dei quali è caduto sotto la nostra autovettura sprigionando un fumo denso che in breve tempo ha invaso l'abitacolo. Raciti ci ha invitato a scendere dall'auto per farla areare. Il primo a scendere è stato Raciti. Proprio in quel frangente ho sentito un'esplosione, e sceso anch'io dal mezzo ho chiuso gli sportelli lasciati aperti sia da Balsamo che dallo stesso Raciti ma non mi sono assolutamente avveduto dove loro si trovassero poiché vi era troppo fumo. Quindi, allo scopo di evitare che l'autovettura potesse prendere fuoco, mentre era in corso un fitto lancio di oggetti e si udivano i boati delle esplosioni, chiudevo gli sportelli e, innescata la retromarcia, ho spostato il Discovery di qualche metro. In quel momento ho sentito una botta sull'autovettura e ho visto Raciti che si trovava alla mia sinistra insieme a Balsamo portarsi le mani alla testa. Ho fermato il mezzo e ho visto un paio di colleghi soccorrere Raciti ed evitare che cadesse per terra". Raciti viene adagiato sul sedile e soccorso da un medico della polizia.
(segue)

Giulio Gori ha detto...

(segue da prima)
L'ispettore muore per la manovra imprudente di un collega alla guida del Discovery? A ipotizzarlo, dopo avere letto il verbale, è adesso la difesa dell'unico indagato, il minorenne Antonio S. arrestato pochi giorni dopo gli scontri, e accusato dell'omicidio. Scrive il medico Giuseppe Caruso, nella consulenza di parte: le fratture delle quattro costole dell'ispettore e le sue lesioni al fegato sono compatibili, "con abbondante verosimiglianza, con il bordo dello sportello di un fuoristrada o dello spigolo posteriore di un identico autoveicolo".

Si potrebbe ribaltare dunque lo scenario proposto dalla polizia e dal pm della Procura presso il Tribunale per i minorenni, Angelo Busacca, che accusano il giovane di avere scagliato, con altri, un pezzo di lamiera contro un gruppo di agenti, tra cui Raciti, che tentavano di proteggere i tifosi del Palermo. Un gesto compiuto, come testimoniano le riprese video, tra le 19,04 e le 19,09. La partita giudiziaria ora si gioca sul terreno medico-legale. A sostegno della nuova richiesta di scarcerazione per mancanza di indizi del minorenne gli avvocati Giuseppe Lipera e Grazia Coco hanno depositato la consulenza di Caruso che demolisce le considerazioni del medico-legale del pm, Giuseppe Ragazzi. "La frattura delle coste, a maggior ragione quando le coste fratturate sono diverse", scrive Caruso, "comporta dolori lancinanti e difficoltà respiratorie immediate e non consentono, a chiunque, lo svolgimento delle normali attività fisiche". Come ha fatto Raciti, dunque, si chiedono i difensori, a fronteggiare gli ultras catanesi, dalle 19,08 sino alle 20,20, con quattro costole fratturate e un'emorragia al fegato senza avvertire dolori? La risposta è affidata a una nuova consulenza medico-legale collegiale, che gli avvocati hanno chiesto al gip Alessandra Chierego, con "esperti di chiara fama, non escludendo l'ipotesi di dovere chiedere la riesumazione del corpo dell'ispettore". Oltretutto Raciti, dopo le 19,08, ha continuato il suo lavoro senza problemi, come testimonia il suo collega Lazzaro: "Mentre eravamo in macchina non ho sentito Raciti lamentare dolori o malessere". Dopo due mesi di indagini della polizia di Catania ora il caso Raciti è affidato ai carabinieri del Ris di Parma: i risultati della nuova perizia si conosceranno entro un paio di mesi.
(25 maggio 2007)"

PS: Gli autori di questo pezzo oltreché bravi giornalisti, mi risultano essere anche meridionali.

yannick75 ha detto...

Giulio, il tuo spicciolo calunniare va oltre il più basso livello del peggior interista.

Il mio rispetto non è MAI MANCATO. E' mancato da parte dei soliti faziosi che oltre a mancare di rispetto accusano gli altri di ciò, forse per avere idee diverse dalle proprie sinistre "idee".

Il copincolla è di solito il gesto disperato dell'interista privo di argomentazioni. Ed è un gesto che avresti potuto risparmiarti visto che parli di rispetto in un contesto dove Raciti poco c'entra e che hai trito e ritrito dall'inizio solo perchè è stata esposta una visione diversa dalla tua.

Caro idiota, quell'articolo dice tutto e niente (a parte il sinistro tentativo di voler addirittura associare le responsabilità della morte a una manovra imprudente di un collega Quanta faziosità, ipocrisia e viscidità da parte di chi vuole imporre il proprio vergognoso e schifoso pseudo-punto di vista!). Ripeto, un articolo che dice tutto e niente. Come te d'altronde.

yannick75 ha detto...

Dimenticavo. Di tutto ciò che ho argomentato l'unica cosa che hai saputo fare è rispondere solo al mio breve post sciptum che era la parte meno importante. a si sà, i sinistri e i faziosi deviano sempre dalle centralità dei discorsi.

E per rispondere a un breve post scirptum è stato necessario un copincolla dell'espresso per poi chiudere con una faziosetta ironia sul meridionale.

Per rispetto del contesto cui si riferisce il post, chiudo qui questa discussione.
Per rispetto dell'intelligenza umana, chiudo ogni tentativo di argomentazione con chi ha nell'ipocrisia, nella faziosità e nella calunnia le sue costanti armi di dialogo.