non schivare le trappole segnalate dalle mappe, non vincere le partite orientate.
In altri tempi, una Roma così a tocchi probabilmente se la sarebbe cavata. Non stavolta.
Non contro «questo» Iaquinta, superbo domatore dell’Olimpico.
Iaquinta è un acquisto azzeccato della nuova proprietà (uno dei pochi, con Amauri e Sissoko) e, di conseguenza, non piace ai «discoli» dei blog. Per tremendismo e generosità ricorda Ravanelli, e sono sicuro che avrebbe fatto la sua figura anche nel forbito arsenale della Triade.
Infortuni, squalifiche: ci sono occasioni che vanno colte al volo. Sarà poi la storia a mettere in fila gli aggettivi: e perché una stagione della Juve possa dirsi «strepitosa», con tutto il rispetto, non basta aver scavalcato il Milan, non è sufficiente essersi arresi, con onore, al Chelsea.
Serve altro, e Ranieri lo sa.
I bianconeri portano via uno scarto obeso e il quinto successo consecutivo. La differenza, l’hanno scavata le rose e l’approccio. Non può essere soltanto un caso se Spalletti, in vita sua, non ha mai battuto la Juve. Bravo Ranieri a resistere alla tentazione di sdoganare subito Nedved. È ripartito dalla fasce «bolognesi», Salihamidzic a destra e Giovinco a sinistra. Con Giovinco, il problema non sarà mai il cerino col quale accendere il fuoco, ma la legna con cui alimentare la fiamma. Fuor di metafora: la continuità, non la qualità.
Oggi, Inter-Reggina. L’ordalia del sabato sera sfila dalla racchetta di Mourinho il match-point per liquidare la pratica-scudetto. La Juve torna a meno quattro, in attesa di ripiombare a meno sette: difficile, in Italia, che dal cozzo casalingo fra la prima e l’ultima in classifica possa uscire un risultato diverso dall’uno fisso.
Postilla. «Sono orgoglioso di avere cambiato la storia di un grande club come l’Inter». Così Roberto Mancini, venerdì notte, da Daria Bignardi. Non un cenno alle sentenze di Calciopoli. Era glaciale, appunto.
Sottoscrivo alla virgola il punto odierno di Roberto Beccantini per La Stampa.
Finalmente Ranieri non ha gettato al vento una grandissima occasione:
espugnare l'ostico campo di una Roma totalmente a pezzi.
Immenso Iaquinta: un gladiatore.
Questo acquisto è stato in passato più volte bistrattato ma ogni qualvolta Vincenzo è stato chiamato in campo ha sempre fatto il suo e anche di più.
Grande prova anche di Mellberg: quando quest'estate scrivevo che lo svedese sarebbe diventato presto un beniamino del pubblico bianconero molti ci ironizzavano sopra.
Impalpabile Tiago. Meglio di lui persino Poulsen. E non è la prima volta...
Giovinco conferma di esser il futuro da cui bisognerà ripartire.
Capitolo Nedved: ogni volta che lo vedo giocare non riesco a rassegnarmi a l'idea del suo ritiro.... Che "golasso" ieri sera....
Difficile sperare oggi in un miracolo calabrese a San Siro, ma nel calcio mai dire mai.
Domani ci sarà il ritorno della rubrica "A gamba tesa".
Intervista da non perdere.