venerdì 29 febbraio 2008

Dr.Cobolli & Mr.Gigli


Dr. Cobolli: (17 Febbraio 2008)
«Ancora una volta, nel corso di questa stagione, la Juventus è stata danneggiata in modo irreversibile dalle decisioni del direttore di gara. Il ripetersi di episodi così gravi impone di richiedere un intervento dei massimi organismi federali a garanzia della regolarità del campionato. Alcune decisioni dei direttori di gara stanno confermando un dubbio sollevato da più parti: e cioè, che nei confronti della Juventus non vi sia un atteggiamento sereno e adeguato alla serietà con la quale la Società e la squadra affrontano i propri impegni.»
Mr.Gigli: (29 Febbraio 2008)
«Nessuno aveva messo in dubbio la regolarità del campionato. Era solo un sensazione che c'era qualche atteggiamento negativo; ma nessuno aveva messo in dubbio la buona fede. Abbiamo scritto quello che veniva dal nostro profondo cuore e adesso andiamo avanti.»

Moggi è sempre Moggi


Luciano Moggi, in questi giorni a Roma per difendersi dalle accuse che lo vedono coinvolto nel processo Gea, ieri sera è intervenuto come ospite d’onore nella stoica trasmissione romana ”La Juve è sempre la Juve”.
Beh, forse non ci crederete ma mai nell’emittente locale laziale si era visto un simile entusiasmo.
Studio strapieno, applausi a scena aperta, continui inni a quello che per tutti è stato e rimarrà sempre “Il Direttore”.
Parafrasando il titolo della suddetta trasmissione viene da dire “Moggi è sempre Moggi”.
1 ora e mezza a ruota libera, svariando su tutti i fronti.
Si parte dal mercato ovvero il settore in cui, Luciano Moggi era il maestro.
“Cristiano Ronaldo era già nostro. Era venuto anche a Torino a fare le visite mediche. Era tutto pronto, ma poi Salas fece saltare lo scambio”. Niente male come inizio.
“Se fossimo ancora dirigenti della Juventus, Antonio Cassano adesso giocherebbe con noi”.
Ah però.
Poi si vanno a toccare gli argomenti che hanno coinciso con i momenti più difficili della sua carriera e della sua vita, ovvero Calciopoli e dintorni, quando, a sue parole, gli è stata rubata l’anima.
“Tornassi indietro mai mi dimetterei vedendo come poi la Juventus non si è difesa nei processi sportivi. Cosa pensava la proprietà? Che poi la Juventus sarebbe stata amata?
Fosse stato ancora in vita l’avvocato, Calciopoli non sarebbe mai esistito.
In questo mondo di squali bisogna sempre difendersi, senza mai abbassare la guardia.
Altrimenti non vieni mai rispettato.
Guardate gli arbitri come trattano la Juventus adesso.
Gli arbitri non sono mai stati condizionati. Mai.
Gli arbitri si condizionano da soli, con la voglia di fare carriera.”
Il primo sassolino è tolto.
Ma gli attacchi alla nuova dirigenza bianconera non finiscono qui:
“Avessi avuto io un budget di mercato da investire come quello messo a disposizione la scorsa estate dalla proprietà, sicuramente adesso la Juventus starebbe lottando per lo scudetto ma guai a toccarmi Alessio Secco. Alessio è un validissimo ragazzo e lo dimostrerà a voi tutti con il passare del tempo”
A chi gli domanda poi se in futuro potrebbe tornare alla Juventus risponde:
“Con questa dirigenza, mai”.
A chi invece gli chiede se visto il periodo di elezioni, qualcuno l’ha contattato per candidarsi in politica replica dicendo:
“Si, sono stato contattato per entrare in politica. Ma non mi interessa. Perché il mio mondo è stato e sarà ancora quello del calcio”.
Poi le solite stoccate a Tronchetti Provera, a Moratti(“Il contratto che mi propose è in cassaforte. Se mai avrà il coraggio di negarlo, lo tirerò fuori. Ma solo in quel caso”) e ad un mondo che ha trovato in lui un capro espiatorio, un mostro da dare in pasto al popolo affamato di giustizia.
Quella giustizia che è certo di ottenere a Napoli “finalmente in un processo vero, dove non vedo l’ora di poter parlare”.
Non resta quindi che aspettare….

giovedì 28 febbraio 2008

Espulsi dallo scudetto




"Questo non è stato un aiutino. È stato un bell’aiutone all’Inter. Se è finita? Non è mai cominciata..."
firmato Francesco Totti

mercoledì 27 febbraio 2008

I soliti noti

Niente di nuovo sotto il pallone.
Arbitri, errori, critiche, rigori negati, gol non visti.
Persino le lettere di «richiamo» alla federcalcio per chiedere tutele e regolarità.
Giovanni Cobolli Gigli ci ha pensato domenica (dopo i fatti di Reggio Calabria), scrivendo al presidente della Figc Abete e a quello dell’Aia Gussoni: «Il ripetersi di episodi così gravi impone di richiedere un intervento dei massimi organismi federali a garanzia della regolarità del campionato... La federcalcio ha il dovere di vigilare sul rispetto delle regole... Abbiamo il dubbio che nei confronti della Juventus non ci sia un atteggiamento sereno e adeguato alla serietà della Società e della squadra... Chiediamo provvedimenti immediati ed efficaci per sanare una situazione gravemente compromessa...».
Ma Cobolli non ha inventato niente, non ha fatto che rispolverare un precedente di quarantun anni fa, quando il suo predecessore Vittore Catella, dopo un gol fantasma non convalidato a De Paoli nel gennaio del ’67 contro la Lazio, prese carta e penna e si rivolse al presidente della Figc, Pasquale, al capo degli arbitri, conte Giulini, e persino al presidente del Coni, Onesti, chiedendo loro «di intervenire a difesa non solo della Juventus ma della regolarità del campionato... La serietà e la correttezza della Juventus, di fronte a ben tre gol annullati in due giornate, non devono essere confuse con debolezza... Sta in voi far sì che la fiducia del mondo sportivo nella serietà e nella buona fede della categoria arbitrale tutta, venga ristabilita».
Ieri e oggi, insomma, ma il prodotto non cambia.
Vittore Catella, onorevole del Partito liberale (a Torino girava la battuta elettorale «Per una Juve più bella votate Catella»), ex aviatore decorato al valor militare, capo della flotta aerea privata di casa Fiat (pare che Agnelli lo nominò presidente nel ’62, o meglio commissario, con una battuta: «Visto che lei ama il richio...»), scatenò immediatamente la reazione interista di Moratti (anche qui nulla di nuovo, ma si trattava ovviamente di Angelo) che definì la lettera «Una prova d’isterismo».
Il mago Herrera non si tirò indietro: «La Juve protesta per influenzare gli arbitri».
E Catella non fece attendere la replica: «Lui se ne intende... Ha sempre usato tali metodi», non risparmiando nemmeno il collega nerazzurro: «Gli unici isterismi che ricordo sono quelli riferibili ai dirigenti interisti ed ai componenti della famiglia del commendator Moratti».
E allora il patron nerazzurro si scatenò: «Quando si arriva a mettere sullo stesso piano il sano entusiasmo di giovani come i miei figli e l’isteria velenosa di chi vuole a tutti i costi intorbidire le acque dello sport, si dimostra di essere capitati per caso nel mondo sportivo, forse soltanto per finalità elettorali».
Veleni a confronto dei quali le polemiche contemporanee sembrano zuccherini. Anche se l’Inter di oggi non ha gradito la lettera di Cobolli: «Serve solo a creare nervosismi e pressioni sulla classe arbitrale».
Per la cronaca quel campionato finì con la vittoria della Juve al fotofinish in sorpasso sull’Inter e proprio grazie a un errore. Non di un arbitro, ma di un portiere: Giuliano Sarti nella fatal Mantova. Ma in quel caso non partì nessuna lettera.

Coraggio Claudio Cesare


FIRENZE - Questa è la storia di un uomo e una donna. Come ce ne sono tante. È la storia di un amore. Come a volte esistono. È la storia di un dolore. Come quelle che prima o poi ci sbattono addosso perché non può esserci una vita senza dolore. L'uomo si chiama Cesare Prandelli. Ha cinquant'anni. Alla fine della terza media voleva iscriversi al liceo artistico, si è ritrovato invece geometra perché la mamma gli raccomandava: il diploma, Cesare, il diploma... Voleva diventare architetto perché gli è sempre piaciuto pensare, creare, costruire qualcosa. Anche solo un'idea. Ha fatto invece il calciatore. Ha vinto con la Juventus qualche scudetto e una coppa campioni, si è distrutto le ginocchia e ha smesso presto, senza barare, a trentadue anni. Oggi è l'allenatore della Fiorentina, ma qui se potessero lo farebbero sindaco, presidente di tutti i posti in cui è previsto un presidente e, perché no?, persino papa e santo, naturalmente subito. La donna si chiama Manuela Caffi, è sua moglie. È morta all'ora di pranzo del 26 novembre dell'anno scorso. Aveva quarantacinque anni. Quel giorno era un lunedì, il giorno in cui i calciatori e gli allenatori si riposano. "Fino alle dieci della domenica era lucidissima. Io e i miei figli durante le ultime ore ci siamo messi nel letto con lei. L'abbracciavamo, la accarezzavo, le parlavamo di continuo. I medici della terapia del dolore, che lei chiamava i suoi angeli, ci hanno spiegato che i malati terminali perdono per ultimo il senso dell'udito, ma riconoscono solamente le voci dei familiari, quelle degli estranei si trasformano in un rumore metallico. Porto dentro di me le sue ultime parole. Ma non riesco a dirle, a farle uscire. È troppo dura". Dopo tre mesi è la prima volta che Cesare Prandelli accetta di raccontare la sua Manuela. Nella sala riunioni della sede della Fiorentina. Una t-shirt bianca e un maglione arancione, il fisico da ragazzo, lo sguardo sulla fede che porta al dito, un bicchiere d'acqua sul tavolo che a un tratto si rovescia e lui va nello sgabuzzino, prende uno straccio e asciuga il pavimento mettendosi in ginocchio. Si deve pur ricominciare, da qualche parte, in qualche modo. Potremmo partire dalla terra, la sua. Da Orzinuovi, provincia di Brescia. "Di lì si parte e lì si torna. Dove sono nato e cresciuto, dove vivo ancora nella casa dei miei. Papà è morto che avevo sedici anni, mamma sta con me. A Orzinuovi sono Cesare e basta. C'è la piazza Vittorio Emanuele, una bella piazza con i portici. Manuela l'ho conosciuta là, al bar, una domenica pomeriggio. Giocavo in B con la Cremonese, tornavo dalla partita, avevo voglia di una cioccolata calda. Lei era con una sua amica, ci siamo soltanto guardati, ci siamo piaciuti subito. Il giorno dopo con una scusa sono andato a prenderla a scuola. Avevo diciott'anni, lei non ancora quindici. Non ci siamo più lasciati". Quando vi siete sposati? "Nell'82. Ero alla Juve. I miei testimoni sono stati Antonio Cabrini e Domenico Pezzolla, mio compagno a Cremona. Ora fa l'ambulante, vende formaggi". Mai una crisi, mai un tradimento? "In trent'anni abbiamo litigato una volta sola, colpa di una racchetta da tennis. Se mi chiede se le ho messo le corna le rispondo di no. Se per tradimento invece intende la mancata condivisione di una scelta e di una idea, allora le dico di sì, che a volte credo di averlo fatto. Nell'educazione dei figli, per esempio. Su questo piano sarò sempre in difetto nei confronti di mia moglie". Padri e figli: che cosa ha imparato dai suoi genitori? "Da mio padre il rispetto per chi lavora, spero di averlo fatto mio. Da mia madre la fisicità dell'amore, il non vergognarsi di volere bene. Dimostrarlo con il cuore, la testa, le mani". E che cos'è l'amore? "Credo ci siano diversi tipi di amore. Quello per una donna, quello per i figli, quello per gli amici. Ho scoperto che molte persone hanno paura di amare, hanno paura di vivere l'amore. Perché in amore devi dare, devi essere altruista. Forse è più facile non amare. Siamo spesso prigionieri del nostro egoismo". Che cosa le ha insegnato Manuela? "Tutto. Ho sempre le tasche vuote, non un soldo. Mai usato il bancomat, i soldi me li dava lei. Qualche giorno fa sono stato costretto a farmi prestare cinquanta euro da un collaboratore della società per fare benzina. Non mi sono ancora abituato... Manuela mi ha insegnato a usare le parole. Mi diceva: Cesare, la cosa più importante è sapere che cosa si vuole. Domandarselo e avere il coraggio di darsi le risposte. Quando sono diventato responsabile del settore giovanile dell'Atalanta mi sembrava di toccare il cielo con un dito. Poi mi offrirono il Lecce. Le dissi: mi piacerebbe provare, ma solo se tu vieni con me. I bambini erano piccoli. Andiamo, mi rispose, ma promettimi che terrai i nostri figli fuori dal mondo del calcio". A lei che cosa non piace di questo suo mondo? "L'esasperazione, le polemiche, i processi, l'arroganza, la stupidità, l'oblio. Quando giocavo io ci divertivamo di più, tra compagni di squadra ci si frequentava dopo le partite, gli allenamenti. Mischiavamo le nostre solitudini. Oggi i calciatori lo fanno molto di meno. Questo mondo ha dato lavoro a tanti, ma tanti si prendono troppo sul serio. Eppure fai un mestiere che ti piace, ti danno un sacco di soldi, sei un privilegiato. Vivi una vita che non è normale. Se ho una qualità è quella di saper scegliere i miei abiti mentali. Non posso assumere un modo di essere che non è il mio. Non riesco a fingere, a mordermi la lingua, a mettere su il disco dell'ipocrisia". Parlavate spesso di politica, lei e sua moglie? "Poco. Ho votato la sinistra più di una volta, ho avuto ad un certo punto simpatia per il centrodestra. Sono stato un ondivago, come vede. Vorrei una politica liberata dall'ideologia. Non mi chieda di più. Non sono preparato". Lei è ricco? "Sto bene, molto bene. Ma la ricchezza non mi interessa. Mi preme la tranquillità economica dei miei figli. Nicolò ha ventitré anni, studia da manager dello sport. Carolina ne ha ventuno, fa lettere all'università e adora la danza. Non voglio diventare ricco. Voglio cercare di vincere qualcosa, questo sì". Mi hanno raccontato che prima di prendere Capello, la Juventus la voleva come allenatore. Di fronte alla scrivania di Moggi lei sparò una richiesta altissima, Moggi si alzò, le strinse la mano e le disse arrivederci. È vero? "Sì. Per la Juve avrei firmato in bianco, ma sapevo che non mi avrebbero preso. Chiesi quella cifra per andare a scoprire le loro carte. Non mi presero, come avevo previsto". Quando si è ammalata Manuela? "Sette anni fa. Allenavo il Venezia. Un nodulo a un seno. Sembrava routine. Operazione a Brescia. Meno di due anni dopo un problema a un linfonodo. Nuova operazione, parecchie metastasi, chemioterapia. Un disastro". La Roma per qualche mese, poi le dimissioni. Perché? "Manuela voleva stare a casa. Facemmo un patto, le dissi che se le cure fossero state invasive sarei stato ogni minuto al suo fianco. Era lei la mia priorità. La sua vita era la mia vita. Tornai a Orzinuovi. Molti si sorpresero, per me invece fu una scelta naturale. Il calcio a volte ha paura della normalità". C'è stato un momento in cui ha creduto che Manuela si sarebbe salvata? "Sì, dopo Parigi e un interminabile calvario di terapie chemioterapiche. I medici ci diedero molte speranze. Lei stava meglio. Venimmo a Firenze. Per quasi tre anni le cose sono andate bene. La scorsa primavera la situazione è improvvisamente precipitata, a maggio il tumore ha colpito il fegato. È stato l'inizio della fine. Da allora la lotta è stata soltanto contro il dolore, un dolore devastante, non più contro la malattia". A chi altri avete chiesto aiuto in questi anni? "A Dio. Siamo andati a Spello, da frate Elia. Lunghe, dolcissime chiacchierate. Sedute di preghiera. Emozionanti, commoventi. Manuela, io, i due ragazzi. Io ho la fede, l'abitudine alla preghiera. Lei era invece un po' come San Tommaso, ma l'incontro con frate Elia è stato straordinario. L'ha cambiata. Credo che senza di lui la mia Manu sarebbe morta prima". Ora lei come sta? "Sto. Quasi tutta la mia famiglia è venuta a Firenze, respiro quando sono con Carolina e Nicolò. Cerchiamo di capire assieme come ricominciare. Mi danno sollievo il campo, i ragazzi, le partite. Da solo mi sento sperduto". E crede che rimarrà da solo? "Adesso le posso solo rispondere di sì. Non riesco a immaginarmi con un'altra donna accanto. Penso che una persona che abbiamo tanto amato continui a vivere dentro di noi fino a quando moriremo a nostra volta". A Firenze la strada principale che conduce allo stadio si chiama Viale dei Mille. Per un lungo tratto a ogni albero è appeso un cartellone dell'Associazione tumori della Toscana. Raffigura Cesare Prandelli sul prato del campo. È in giacca blu e cardigan viola. Non sorride. Con il braccio destro saluta i tifosi della curva Fiesole. È il suo modo di dire grazie.

Prandelli è l'allenatore che più vorrei sulla panchina della Juventus, se si esclude sempre l'ipotesi di un nuovo ritorno di Lippi.
Un grande uomo. Stile Juve. E un grandissimo allenatore, preparato nei minimi dettagli.

"Per ora mi sono divertito..."


"Mi sono divertito, mi sa che torno anche la prossima volta se non ho la febbre...". A sorpresa, sui banchi dell’aula, confuso tra gli avvocati di accusa e difesa, spunta Luciano Moggi. Ovvero il principale imputato del processo Gea, che replica alle testimonianze di alcuni calciatori, con tanto di richiamo da parte del presidente della decima sezione penale, Luigi Fiasconaro: «Lei non può parlare così, si ricordi che è un’aula di tribunale». Alla fine Moggi gli stringerà la mano: «Non lo conoscevo, è una persona per bene». Per una volta il processo regala ai cronisti meno sbadigli del solito.In aula scorrono le testimonianze dell’accusa, rappresentata dal pm Luca Palamara. Prima il procuratore Marco Trabucchi, citato per rievocare la vicenda Nigmatullin, il portiere russo che, secondo i verbali dell’inchiesta, fu costretto a restare chiuso in un albergo per firmare un nuovo contratto. Poi lo stilista napoletano Maurizio Marinella, chiamato in causa per le modalità di pagamento di alcune cravatte vendute alla Football Management per conto di Moggi.Infine i calciatori: l’uzbeko Zetulayev e l’ucraino Boudianski che parlano di Francesco Ceravolo, all’epoca dirigente delle giovanili bianconere e anche lui fra gli imputati del processo: «Lui e il figlio di Moggi spingevano perché lasciassimo Trabucchi. Dicevano che stando con la Gea era più facile trovare club migliori, c’erano più vantaggi. Subimmo pressioni affinché non tornassimo a casa». Luciano Moggi, assistito dall’avvocato Melandri, replica deciso: «I guai di questi ragazzi sono cominciati da quando si sono affidati a Trabucchi. Loro sono bravi giovani, ma quando qualcuno gli mette in testa che andando altrove possono guadagnare di più, si perdono... Ceravolo faceva il suo dovere di dirigente quando insisteva affinché quei due rimanessero alla Juve».Lunga, e anche contradditoria in alcuni punti, la testimonianza dell’ex calciatore Salvatore Fresi. «Mi minacciarono per accettare il trasferimento al Perugia nel 2003-04. Pasquale Gallo (collaboratore dei Moggi, altro imputato del processo) mi disse che se non accettavo il Perugia mi avrebbero fatto allenare da solo in montagna». La nuova replica di Luciano Moggi suscita la curiosità, più che un’arrabbiatura, del presidente di corte Fiasconaro. «La Juve non ha mai minacciato nessuno. Nel 2002-2003 Fresi aveva fatto 9 presenze. Aveva creato problemi di spogliatoio e non piaceva agli allenatori».L’udienza finisce. «Mi sono divertito, magari torno la prossima volta. Ma non chiedetemi un’opinione, non sono un avvocato, anche se la materia mi appassiona. Per alcune mie battute sono già finito nei casini, casini per modo di dire». Lucianone potrebbe tornare in aula oggi, quando sul banco dei testimoni saliranno tra gli altri David Trezeguet (ieri assente per l’influenza), l’ex juventino Amoruso e Grabbi. Quest’ultimo rivelò di essere stato minacciato da Moggi («se non accettavo il trasferimento, avrei giocato solo nel giardino di casa mia»). Sarà un’altra udienza vivace?

Incredibile?



Brutto derby ieri sera, con poche occasioni da goal.
Alla fine vince solo Rizzoli, che si è reso protagonista di una prova esemplare.
A questo punto, bisogna guardarsi le spalle da Milan e Fiorentina, per non trasformare una bella stagione in un fallimento pazzesco.
Trovo incredibile il titolo di Tuttosport.
Qualcuno di voi sta capendo gli ultimi editoriali e titoli di questo giornale?
Io sinceramente no.

lunedì 25 febbraio 2008

Campionato falsato


Nel corso di questo e del precedente campionato la Juventus ha sempre cercato di attenuare le tensioni nei confronti del mondo arbitrale, evitando di trascendere in polemiche animose e accettando con fair play decisioni anche controverse. Un atteggiamento che, purtroppo, alla luce dei fatti di Reggio Calabria deve essere riconsiderato.

Ancora una volta, nel corso di questa stagione, la Juventus è stata danneggiata in modo irreversibile dalle decisioni del direttore di gara. Il ripetersi di episodi così gravi impone di richiedere un intervento dei massimi organismi federali a garanzia della regolarità del campionato e a tutela dell'impegno e della professionalità dei giocatori, dei tecnici, dei dirigenti della Juventus.

La Federcalcio ha il dovere di vigilare sul rispetto delle regole e di garantire la lealtà della competizione sportiva, messa in discussione dall'inadeguatezza di parte della classe arbitrale. Alcune decisioni dei direttori di gara stanno confermando un dubbio sollevato da più parti: e cioè, che nei confronti della Juventus non vi sia un atteggiamento sereno e adeguato alla serietà con la quale la Società e la squadra affrontano i propri impegni.

Quel che è certo è che la Juventus non può continuare a pagare colpe per le quali ha già scontato una pena estremamente severa e dalla quale si sta risollevando anche grazie alla passione dei propri tifosi, che legittimamente chiedono rispetto.

Oggi, in una fase decisiva del campionato e in prossimità di decisioni strategiche per il futuro finanziario della Società, la Juventus richiede che la Federcalcio prenda provvedimenti immediati ed efficaci per sanare una situazione gravemente compromessa.

Bisogna ritrovare fiducia nella classe arbitrale e ridare slancio al calcio italiano. Un mondo che si basa sulla passione, sull'impegno ma anche su competenze e professionalità che non possono essere frustrate da una componente che si ostina a chiudersi alle novità e a reagire con irritazione alle critiche.


Giovanni Cobolli Gigli
Jean-Claude Blanc
'Il campionato e' palesemente falsato a danno della Juve'. 'L'intera Italia grida allo scandalo: tutti i commenti su Reggina-Juve sono costanti. La qualita' degli arbitri e di Dondarini nel caso specifico e' assolutamente inadeguata rispetto ad un incontro di serie A'.
Onorevole Maurizio Paniz presidente dello Juventus Club Montecitorio.

domenica 24 febbraio 2008

Che Vergogna




Dondarini chiaramente condizionato dalla farsa di Calciopoli offre uno spettacolo vergognoso, come non si era mai visto su un campo di calcio.
Ecco a cosa ha portato la grande farsa di Moggiopoli.
Campionati davvero falsi e senza alcun valore.

sabato 23 febbraio 2008

Moggi, Cobolli e Vocalelli...


LUCIANO MOGGI dalle Pagine di Libero
Lo hanno scoperto i navigatori del web su You Tube, ne ha parlato diffusamente Gigi Moncalvo al “Processo di Biscardi” e debbo dire che quando l’ho sentito, neanche io credevo alle mie orecchie. E’ il video di un forum al “Corriere dello Sport” con il presidente della Juventus Cobolli Gigli. Risale ai primi di dicembre e, finora, se ne era avuta notizia solo attraverso il resoconto cartaceo che non diceva tutto e qualcosa diceva in maniera incompleta e sibillina. Cobolli Gigli spiegava perché la Juve non era andata al Tar e ad altri organismi di giustizia sovranazionali, osservando anzitutto che “alcune importanti autorità dello sport, e lo stesso commissario Guido Rossi, avevano emesso sentenze prima ancora che cominciasse il processo”; in secondo luogo che “leggendo i giudizi sportivi ci siamo trovati poi di fronte a una somma di tanti peccati veniali e a nessun peccato mortale” e quindi “ad una serie B che come pena era superiore a quello che avremmo meritato”. E allora ? Ecco la rivelazione inattesa : “ In lunghe conversazioni telefoniche, Vocalelli (direttore del Corriere dello Sport) mi ha aiutato a convincermi che ad un certo momento devi accettare una situazione sia pure amara, bere e andare avanti”.Ora, io non so se trovandosi al “Corriere dello Sport” Cobolli Gigli abbia in certo modo ecceduto sull’opera di convincimento fatta da Vocalelli, ma poiché non si può pensare che il presidente della Juve cambi opinione e antefatti a seconda del luogo in cui si trova, bisogna stare a quello che dice. In tal senso l’hanno presa i tifosi juventini, che si sono sfogati a tinte forti nei loro siti. D’altra parte Cobolli Gigli, sempre nello stesso forum, ha detto che i tifosi juventini più anziani, tra i quali si è inserito anche lui (proprio così !), erano e sono “rancorosi”, che per loro la Juve doveva andare avanti nei ricorsi e doveva farsi restituire i due scudetti che, guarda un po’, anche Cobolli Gigli ritiene “vinti sul campo”.Tra le reazioni furibonde dei tifosi juventini (veri), molte non sono pubblicabili, almeno in questa sede, ma il senso ruota intorno ad un unico concetto, “i nemici la Juventus li ha in casa, loro hanno voluto la serie B, i due scudetti in meno, l’umiliazione”. E’ intervenuta anche l’associazione “giulemanidallajuve” tramite il presidente Giuseppe Belviso, che giudica quelle dichiarazioni “gravemente lesive degli interessi dei piccoli azionisti” e sostiene che da esse emerge che Cobolli Gigli “riteneva le decisioni della FIGC illegittime” e tuttavia “decise di non tutelare l’immagine del club, ritirando il ricorso al Tar, grazie ai consigli del direttore di un giornale”. Qualcuno l’ha messa sull’ironia :”Ha parlato con Vocalelli, se si faceva convincere da Verdelli andavamo in serie C”, altri hanno ricordato il ringraziamento di Blatter a Montezemolo, quando il presidente della FIFA disse : “E’ merito di Luca Cordero di Montezemolo se la Juve non si è rivolta ai tribunali ordinari”. Anche in questo caso la reazione dei siti juventini fu furibonda. “Almeno adesso – diceva un messaggio – sappiamo nome e cognome di chi dobbiamo ringraziare”.In questa vicenda voglio rimarcare quello che più mi ha sorpreso. Nel resoconto cartaceo che fu dato di quel forum (resoconto recuperabile ancora sul web) le parti dolenti di cui sopra sono riportate in tutt’altro modo. Nessun riferimento alla valutazione fatta da Cobolli Gigli sulla “somma dei peccati veniali e nessun peccato mortale” e dunque sulla sproporzione tra l’accusa e la sanzione. Ma, attenzione, sul punto delle conversazioni pregresse con Vocalelli, il resoconto dice esattamente quanto segue : “Non era semplice accettare la B e il direttore Vocalelli ricorderà quanto ne abbiamo parlato anche con lui” e più avanti “abbiamo deciso di prendere la B, ricordo bene le molte telefonate anche con il direttore Vocalelli: insomma, abbiamo capito anche grazie a chi ci è stato vicino che ogni tanto bisogna mandare giù un calice, anche se amaro”. E dov'è l’opera di convincimento di Vocalelli ? Dov’è la parola (epurata) in cui Cobolli Gigli nel video dice: “mi ha aiutato a convincermi (ripeto, convincermi) ad accettare” ? Sparita, cassata, e a questo punto mi chiedo il perché. Chi ha avuto paura di scriverla ? Eppure la dichiarazione è chiarissima, non si presta ad alcun dubbio, a meno che Cobolli Gigli non abbia detto più di quello che era avvenuto (e sarebbe altrettanto grave), ma in quel caso Vocalelli avrebbe dovuto “correggere” la portata della dichiarazione già nel forum.Sta di fatto che i tifosi bianconeri hanno ora le idee chiarissime, sanno che la Juve si è fatta convincere a non andare ai ricorsi non solo dalle “autorità sportive”, le stesse che avevano emesso sentenze anticipate, ma anche dai giornali e, segnatamente, dal “Corriere dello Sport”. Quotidiano stimabilissimo, ma sorprendentemente di un bacino di utenza lontano da Torino, e per questo interessato editorialmente e precipuamente ad altre tifoserie. Quello che Cobolli Gigli non dice è che la rinuncia della Juve a difendersi ad oltranza ha dato vita parallelamente all’ampia piattaforma sulla quale Moratti lancia le sue periodiche accuse, ale sue rivendicazioni di altri scudetti (non c’è limite alla faccia tosta), anche quelli persi incipientemente da lui e dalla sua “armata Brancaleone” dell’epoca.Allo stesso modo suggerisco a quegli stessi tifosi di inviare un caloroso ringraziamento a Gigi Moncalvo per aver portato in televisione quella vicenda. Nella sua appassionata “requisitoria” Moncalvo giudica il video “un documento allucinante” e afferma che il presidente di una Spa quotata in borsa, che dice le cose che ha detto Cobolli Gigli, che riconosce di essersi fatto condizionare nelle sue scelte dal direttore di un giornale, dovrebbe essere immediatamente rimosso.

venerdì 22 febbraio 2008

"Era sfondamento di Ronaldo"


Alex Del Piero si è confessato ai microfoni di "Attenti a quei due", programma di Sky condotto da Luca Vialli e Paolo Rossi.
Questa trasmissione parla di Champions League.
Tutti si chiedono cosa fai il martedì e il mercoledì sera da due anni a questa parte...
"Inganno il tempo. Ogni tanto vedo anche la Champions perchè comunque, come in questo ultimo turno, spesso ci sono delle partite troppo belle da vedere"
Qualche gufatina ogni tanto?
"Chiaramente sì. Il gufo si fa sempre".
Il secondo posto è il vostro obiettivo in Campionato?
"Il secondo posto ti da' la possibilità di fare qualche vacanza in più e di arrivare più fresco all'avvio del campionato. Il primo posto ormai è un po' lontano".
Qual è la sconfitta in Champions League che brucia di più?
"Bruciano tutte, alcune di più come quella col Borussia Dortmund dove eravamo più forti, anche se la partita secca puoi anche perderla. C'erano molti ex della Juve (Paulo Sousa, Moeller, Koler) e poi quella Juventus era veramente forte"
Totti e Mancini, nemici-amici. E' possibile andare d'accordo in campo e non fuori?
"E' possibile, a me è successo con Inzaghi e tanti altri. Può accadere, perchè delle volte in campo si hanno degli automatismi, ci si concentra molto e si mette davanti il bene della squadra rispetto alle questioni personali. E poi magari non ci si sopporta fuori. Poi non essere amici è un conto, non parlarsi è un altro. Io con Trezeguet vado molto d'accordo. Ma anche con Inzaghi adesso parlo di più, non so perchè, ma è così".
Il Milan, pur soffrendo è riuscita ad uscire indenne dall'Emirates Stadium
"Il Milan è la più quotata delle tre italiane a passare il turno. Stanno dimostrando di essere i Campioni d'Europa perchè riescono ad uscire anche dalle situazioni più difficili".
Ancelotti aveva detto che ti avrebbe preso subito a parametro zero. E' un'ipotesi ancora realizzabile?
"All'epoca si poteva realizzare perchè non avevo ancora firmato. Mi sento ogni tanto con Ancelotti perchè lui per me è una persona stupenda"
Ce la può fare l'Inter a passare il turno?
"L'Inter sia per la qualità dei giocatori che per il fatto che gioca a San Siro, ha delle possibilità. Questi ottavi hanno delineato che le squadre inglesi sono maturate molto: il Liverpool non ha giocato all'arrembaggio ma ha imparato a ragionare e anche l'Arsenal ha tenuto il pallino del gioco. Giocare ad Anfield non è semplice, c'è un clima speciale . E poi con un uomo in meno è ancora più difficile".
Quante possibilità hanno le italiane di passare il turno?
"Credo che una delle tre non ce la faccia, però sono partite dove può venire fuori di tutto. Dipende da che aria si respira nello spogliatoio. Ma non voglio sbilanciarmi. Sono partite aperte a qualunque pronostico, anche per l'Inter, anche se ha il risultato più proibitivo"
Il rigore contro l'Inter nel 1998, subito dopo il fallo di Iuliano su Ronaldo. L'hai sbagliato apposta?
"Era sfondamento di Ronaldo. Forse ci poteva stare un calcio di punizione a due per l'Inter. Il rigore non l'ho sbagliato apposta, però c'era un clima surreale perchè in quel momento si pensava a tutto tranne che al rigore che dovevo battere".
Stai facendo un'ottima stagione?
"Si, sono contento perchè fino ad ora sono riuscito a segnare tanto e a fare delle buone gare in una stagione molto particolare."
C'è l'impressione che tu stia giocando anche meglio dell'anno scorso...
"E' un'impressione. L'anno scorso vedevate meno partite perchè eravamo in Serie B."
Quanto dura il tuo contratto con la Juventus?
"Quest'anno più altri due. Ho 33 anni, più due"
Chi preferisci tra Benzema, Fernando Torres e Adebayor?
"A Benzema ruberei la scaltrezza, lo vedo molto furbo e poi mi piace perchè davanti al portiere è molto freddo. E' molto bravo. Fernando Torres è molto veloce, ha un gran passo, va via con una facilità impressionante e poi sa che Gerrard gli da' la palla molto bene. Attualmente fra i tre preferisco Adebayor, per la stagione che sta facendo. E' veloce, di testa è fortissimo, è bravo tecnicamente"
Come nasce il gol alla Del Piero?
"Nasce casualmente. Avendone fatta una serie molto vicina, si è definita questa cosa. E mi fa piacere".
Chi sono i tuoi eredi in Europa?
"I giocatori di adesso sono un po' diversi, sono tutti velocissimi, fortissimi fisicamente, molto tecnici. Diego del Werder Brema è molto forte, ma anche Van der Vaart mi piacerebbe vederlo giocare in un altro campionato"
Si dice che Van der Vaart sia vicino alla Juventus?
"Non lo so, non faccio ancora il procuratore. A noi i grandi giocatori fanno piacere, più siamo meglio è, poi dipende dalla società"
Un messaggio a Donadoni...
Caro Roberto, mi raccomando pensaci bene. Vedi più volte quello che sto facendo così sembra che lo stia facendo più volte. Se hai bisogno di vino buono, posso spedirtelo. Fammi sapere. Grazie
Cosa farai da grande?
"Il calciatore più che posso."

"La Juve è la mia vita..."


"La Juventus è una delle ragioni della mia vita. Amo questa squadra, questa società e questi colori. Per questo provo amarezza nel vedermi coinvolto nell'indagine".
Così Roberto Bettega, ex vicepresidente del club bianconero, si è rivolto ai magistrati della procura di Torino che ieri lo hanno interrogato nell'inchiesta sui conti societari e sulle cosiddette plusvalenze.

mercoledì 20 febbraio 2008

Juve, il sogno che continua


Pazzesca.
Non trovo altro modo per definire la stagione attuale della Juventus.
Se ci guardiamo intorno e torniamo indietro con la mente a quella maledetta estate 2006, alzi la mano chi di noi tifoso juventino avrebbe pensato che la Juventus violentata da Calciopoli, sarebbe riuscita a tornare in così breve tempo una Signora d’alto livello?
Quante ne abbiamo passate in questi due anni?
La fuga dei beniamini, la privazione di due titoli meritatamente conquistati sul campo, i mancati ricorsi in sede di giustizia sportiva ed ordinaria. L’inferno della serie B. I deliri di Moratti.
Eppure siamo ancora lì ad emozionarci per una prodezza del Capitano.
Lo guardi, lo osservi, vedi tirargli sempre fuori quella linguaccia e ti sembra che niente sia successo in tutto questo tempo.
Quella linguaccia sembra fatta proprio apposta per quei 2/3 della popolazione italiana che odia la Juventus.
Sembra quasi voler dire: ”Tiè! Siamo la Juve. Non moriremo mai”
Quello che non ti uccide ti fortifica, così si dice no?
Questa Juventus non sarà la corazzata Capelliana, ma riesce comunque ad emozionarci per la grinta ed il cuore con cui affronta ogni partita, onorando la maglia “ogni maledetta domenica”.
Vedi Nedved lottare come un leone a 35 anni. E ti chiedi da dove riesca a prender ancora tutta questa forza.
Vedi il gruppo abbracciarsi ad ogni goal nemmeno fosse quello della finale di un mondiale.
E allora come fai a non emozionarti ancora?
Certo per vincere nel calcio serve anche altro.
Soprattutto la qualità e a questa squadra ne serve in abbondanza.
Ma le basi per il rilancio sono state gettate.
E’ notizia di questi giorni che i tifosi juventini sarebbero diminuiti come conseguenza di Calciopoli.
Se questo dato fosse vero, non potrei che esserne contento.
Una persona che abbandona la propria compagna di una vita nel momento del bisogno non può esser considerato un vero amante. E allora meglio farne a meno di questi tifosi.
Hanno provato a distruggerci, ma non ci sono riusciti.
Hanno provato a rendere un incubo il nostro sogno, ma non ci sono riusciti.
E' da ieri in tutte le librerie il nuovo capolavoro letterario di Giampiero Mughini
“Juve, il sogno che continua”, a cui ho contribuito in minima, anzi minimissima parte anche io.
Eppure per l’autore del libro io, Stefano Discreti, sono un eroe che tanto l’ha aiutato, così mi ha ripetuto anche in questi giorni.
Pur se lusingato dalla stima del nostro più grande difensore mediatico, io non posso che ripetere che non mi sento un eroe;
mi sento solo un eterno innamorato di una Signora che continua ad emozionarmi, e farmi battere forte forte il cuore ogni volta come se fosse la prima.
E allora che il sogno continui… E che nessuno provi più a distruggercelo!!

Incubo Inter

martedì 19 febbraio 2008

Marcello è sempre Marcello


Nonostante il buon lavoro che Mr. Ranieri sta svolgendo in questa stagione
2 tifosi juventini su 3
l'anno prossimo vorrebbero il ritorno di Lippi sulla panchina della Juventus.
Alla base di questo, forse oltre che una scelta d'amore, anche la consapevolezza che per puntare in alto Marcello Lippi è senza alcun dubbio la miglior garanzia sia a livello di gestione del gruppo che a livello tattico e tecnico.
Proprio in questi giorni Lippi ha inoltre dichiarato:
"Ho voglia di tornare e aspetto delle offerte. Fra un mese vedremo chi si sarà fatto avanti e con quali obiettivi".
La speranza del 66% dei tifosi juventini, che hanno votato nel sondaggio (oltre 5oo voti), è che la squadra che gli si farà sotto sarà proprio la Juve.
Anche perchè vederlo allenare in Italia con altra squadra diversa dai colori bianconeri sarebbe duro colpo da digerire per i tifosi della vecchia signora.
Questo eventuale avvicendamento ricorderebbe molto quello dell'era Ancellotti - Lippi Bis avvenuto nella stagione 2001.
Anche in quel caso l'allenatore della Juventus dell'epoca (Ancellotti) stava facendo bene.
Ma di fronte alla possibilità di reingaggiare Lippi, la Triade non guardò in faccia a nessuno ottenendo poi gli straordinari risultati che ora tutti noi ricordiamo (su tutti il 5 Maggio 2002).
Chissà che la storia non si ripeta ancora.
Certo, la Juve è cambiata, la dirigenza è cambiata e tante cose sono successe,
però nella vita mai dire mai...

domenica 17 febbraio 2008

Alexander The Great




Con un grande primo tempo, guidata dal suo valoroso capitano, la Juventus batte la Roma e consegna lo scudetto all'Inter.
Ma quello che più conta in casa bianconera è che ora il secondo posto dista solo un punto.
A questo punto deve esser considerato l'obiettivo stagionale.
Raggiungerlo sarebbe un'impresa epica, degna dei colori bianconeri.
Ottenerlo, nell'anno degli Europei, consentirebbe di pianificare al meglio la prossima stagione sia a livello di preparazione che in sede di calciomercato.
Ieri grande prestazione di Molinaro da me in passato spesso criticato. Il ragazzo c'è, deve solo affinare la tecnica. Magari va stimolato con un'alternativa di spessore.
Bene Sissoko. Maestoso, ma ormai non fa più testo, Cristiano Zanetti.
Dall'altra parte, come quasi sempre nelle partite che contano, Totti non pervenuto.
Clonate Del Piero e Nedved. Quando si ritireranno, ne sentiremo la mancanza.
Così come sentiremo quella di un campione straordinario come Paolo Maldini che ieri ha giocato la sua 1000 partita.

sabato 16 febbraio 2008

"Non è cambiato nulla"

http://www.calciomercato.com/index.php?a=71436

Il marcio del calcio?
Oggi gli illeciti partono dall'interno del sistema calcio.
Siamo nel 2008 e non è cambiato nulla.

Firmato Giuseppe Narducci, il PM della Procura di Napoli titolare con Beatrice dell'inchiesta su Calciopoli.

Stile Juve sempre

Nell'ultimo periodo le visite sul blog sono aumentate a dismisura e di questo non posso che ringraziarvi tutti per la stima che state dimostrando nei miei confronti.
Devo anche però ahimè sottolineare che ultimamente sono comparsi anche molti provocatori di tifo altrui.
Come ben sa chi mi conosce, io apprezzo molto discutere di calcio con chiunque.
Di qualsiasi fede calcistica sia.
Però una cosa non tollero : la mancanza di educazione.
D'ora in avanti tutti i messaggi offensivi, scurrili, dileggiatori verranno immediatamente rimossi.
Vi prego quindi di tornare a commentare sempre in perfetto stile Juventus e di non rispondere alle provocazioni dei maleducati.
Tutti i tifosi, educati, di tifo diverso dal bianconero però sono sempre benvenuti. Questo sia chiaro.
Grazie

venerdì 15 febbraio 2008

Una vita da...ricettatore


PER NON DIMENTICARE
UDINE, 25 MAGGIO 2006
Recoba e Oriali hanno patteggiato sei mesi di reclusione, sostituiti con una multa di 21.420 euro, per concorso in falso e ricettazione. La richiesta di patteggiamento e' stata accolta dal Gip del Tribunale di Udine. I patteggiamenti sono stati definiti nell'ambito dell'inchiesta sulle procedure seguite per far diventare comunitari giocatori che invece, nella realta', non avevano antenati in Europa. Nell'inchiesta, divisa in vari filoni, sono coinvolte 31 persone, fra le quali 12 calciatori.


Perchè ad Oriali, che ha patteggiato sei mesi di reclusione, è ancora concesso di stare nel mondo del calcio e parlare mentre a Luciano Moggi, che tutt'ora è incensurato, no?

giovedì 14 febbraio 2008

"Godo come un riccio"



"Sto godendo come un riccio: l'Inter è esattamente nella situazione in cui eravamo noi due anni fa.
Non sapete quanto fosse svilente farsi domande dopo ogni vittoria, chiedersi se davvero avevamo vinto per un mezzo fuori gioco.
Mi snervavo al punto da pensare: vorrei arrivare decimo, così non rompo a nessuno.
Lo stesso sta accadendo all'Inter: nessuno che dica che loro sono i più forti, nettamente i più forti, e tutti che sospettano chissà che.
Mi spiace per loro, non si stanno godendo quello che meritano. Ma sono anche contentissimo che gli aiuti gli stiano arrivando adesso che proprio non gli servono a nulla e non l'anno prossimo, quando potremmo permetterci di competere con loro".
Firmato Gianluigi Buffon

Roma Capocciata

Le mie dimissioni per un giornale più forte
di RICCARDO LUNA
Quando ero piccolo, ma piccolo veramente, accanto al letto mi ero incollato una striscia di Peanuts. C’era Linus che diceva: «Sai, tutte le cose belle devono finire». E Charlie Brown ci pensava un po’ e poi chiedeva: «Sì, ma quando cominciano?». La mia cosa bella, anzi la bellissima e irripetibile storia d’amore con Il Romanista, è iniziata in un giorno preciso. Esattamente quattro anni fa. Era il 13 febbraio e faceva freddo proprio come oggi. Mattina inoltrata. Entrai in una stanza piena di scartoffie al tribunale di Roma, sezione per la stampa. «Vorrei registrare una testata», dissi. «Nome?». Il Romanista. L’impiegata si illuminò, doveva essere tifosa anche lei. Nel modulo c’era uno spazio bianco per il nome del direttore. Scrissi il mio: Riccardo Luna. Ero emozionato, ma non avevo idea, quel giorno, di quanto sarebbero stati intensi, faticosi, emozionanti, gioiosi, allegri e a volte disperati i miei giorni da quella mattina di febbraio. Fino ad oggi.Nei miei venticinque anni da giornalista ho avuto tante soddisfazioni. Sono stato fortunato. La vita mi ha dato l’opportunità di fare il lavoro che sognavo di fare da bambino. E di farlo bene. Vorrei continuare a lungo. Ma niente è stato così importante per me, come questi quattro anni appena compiuti. Insieme a voi ho fatto nascere e crescere Il Romanista e questo nessuno me lo potrà mai togliere. Nessuno lo potrà cancellare. L’ho fatto con tutto il cuore che avevo, con la passione giornalistica che mi ha trasmesso mio nonno e poi mio padre, con quel coraggio - che mi viene non so da dove - di battermi sempre per una causa giusta, anche se spesso è una causa persa. Forse quel coraggio me lo avete dato voi. Ho scritto tante cose su queste pagine, ogni volta con l’emozione di sapere che dall’altra parte c’eravate voi a leggermi, e sullo sfondo un’idea da sostenere, anzi un sogno. Il quotidiano dei tifosi più tifosi del mondo. Come suona bene. Come non esserne fieri. In questi quattro anni abbiamo fatto un miracolo: io e voi, tutti quelli che mi hanno aiutato, tantissimi, non li scorderò mai. Abbiamo creato dal niente un quotidiano nel quale nessuno credeva. Doveva durare un mese, dicevano, e siamo ancora qui. Siete ancora qui. Perché oggi io scendo, senza di me il viaggio sarà più facile e il giornale potrà crescere per arrivare dove merita. Dove ho sempre pensato di poterlo portare. Ci arriverà, ci sta già arrivando.Io scendo qui e mi costa moltissimo. Ma penso che arrivati a questo punto sia la cosa giusta. L’unica cosa da fare. Vedete, dopo quel 13 febbraio 2004, quando giravo la città con una valigetta e dentro un progettino di business in cerca dei soldi per cominciare, avevo chiaramente in testa cosa volevo fare. Un giornale che fosse la casa di tutti i romanisti, un posto dove incontrarsi, parlare, difendersi da chi ci vuole male, e gioire per le vittorie. Insieme.In realtà in questo ultimo anno in particolare le cose non sono sempre andate così. E’ difficile spiegare senza fare polemiche o creare altri equivoci, ma provo a dirvelo con una metafora. C’è qualcuno che tutte le mattine sui muri di questa casa che abbiamo costruito scrive cose offensive. Ci diffama sistematicamente. Senza che nessuno lo fermi. Attirandoci fette di odio quotidiano, circoscritto, per carità, ma ingiustificato. Fa male, l’odio. E c’è qualcun altro che ha convinto il lattaio a non portarci più il latte la mattina: ora, una mattina puoi fare a meno del latte, anche una settimana forse, ma dopo un po’ diventa dura. E c’è ancora qualcuno che ha tagliato i fili del telefono e così da quasi un anno non possiamo parlare con i nostri interlocutori. Ci è vietato. Bizzarro per chi fa questo mestiere non poter parlare no? Ora a me non interessa parlare di qualcuno, mi interessa soltanto il bene di questo giornale, di voi lettori che ci dimostrate affetto come se fosse vostro, e di quelli che ci lavorano. Questo conta.Per questo ieri sera ho convocato la redazione, i miei ragazzi, e gli ho detto quello che non gli avrei mai voluto dire: Mi dimetto. Ingoiando la mia solita lacrima da sentimentale, ho subito aggiunto: per voi sarà meglio, con questa mossa voglio favorire una riconciliazione fra tutti i romanisti. Una nuova alleanza. Che renda il giornale più forte.Quando abbiamo festeggiato il terzo compleanno, il 10 settembre scorso, il sindaco Veltroni ci ha scritto una lettera bellissima, ci ha detto che oramai eravamo, siamo, «un patrimonio della città». Ecco, io vorrei che questo patrimonio fosse difeso e aiutato da tutti, perché è di tutti. La casa di tutti i romanisti. Da oggi senza alibi per nessuno.Vorrei che l’As Roma potesse finalmente capire ed essere fiera dell’esistenza del Romanista, perché solo i tifosi della Roma sono così speciali da mantenere in vita un giornale. E questa è una cosa che tutto il mondo ci invidia, sono venuti dal Giappone a intervistarci e mentre erano qui si guardavano attorno sbalorditi. Come fate?, ripetevano. Facciamo. Ce l’abbiamo fatta. E oggi che vi saluto e vi scrivo forse per l’ultima volta non sono neanche triste. Non devo essere triste. Ragazzi, noi e voi ce l’abbiamo fatta. Ora tocca a qualcun altro andare avanti. E’ la vita.Nell’ultimo film di Dustin Hoffman, c’è Natalie Portman che gli chiede: «Perché devi andare via? Perché deve finire la tua storia?». E lui: «Perché solo se una bella storia finisce, ne può iniziare una più bella». Ecco. E’ tutto. Buona fortuna, Romanista. A quelli che restano qui, a via Barberini 11 dico solo, forza ragazzi, fate un grande giornale come solo voi sapete fare, siete una squadra fantastica, oggi avete conquistato un altro lettore.
L'Unità: Il tifoso cambia il Direttore
Solo a Roma poteva nascere un giornale come Il Romanista. Qua dove il calcio è la cosa più importante al mondo, per i romanisti il mondo è solo giallo e rosso. "Il quotidiano dei tifosi più tifosi al mondo" fu la fulminazione che venne a Riccardo Luna, ex Corriere dello Sport, che lavorò un anno per mettere assieme un pool di imprenditori disposti a finanziare la sua scommessa. Pronti, via: un successone. Redazione ridottissima, la scommessa diventà realtà. Una realtà ingombrante che sconquassa il mondo delle radio e dei gruppi del tifo più caldo: quelli per cui la Roma è soprattutto un business, un lavoro con cui campare. E proprio da qui arriva il nemico, più nemico: quel "Marione" Corsi, estremista di destra con gravi precedenti penali, che si è "ricicciato" come star delle onde medie giallorosse. I suoi rapporti con la società sono così forti che i giocatori parlano con lui anche quando sono in silenzio stampa. E a Marione "Il Romanista" di Luna non piace. Troppo contro, troppo moralista. Decide di fargli la guerra e fare pressioni sulla società perché la guerra gliela faccia anch'essa. E così da un anno i giocatori della Roma non danno interviste al Romanista, le campagne pubblicitarie (Wind in testa) vanno su tutti i quotidiani tranne che sul Romanista. Come ricorda Luna nel suo editoriale d'addio: "Hanno convinto il lattaio a non portarci più il latte". Il giornale è in difficoltà, soprattutto finanziarie, da mesi si parla di un addio di Luna (al suo posto si era parlato di Roberto Renga del Messaggero) che si sacrifica per far sopravvivere la sua "creatura". In tutto questo arriva il commento di Marione Corsi: "Le dimissioni di Luna? Non me le accollate, io non sono così potente, comunque sono felice".

"Quegli scudetti sono nostri"


In un'intervista concessa al Messaggero, il capitano della Nazionale Fabio Cannavaro, si è lasciato andare a delle riflessioni libere sul campionato italiano, con riferimento soprattutto agli errori arbitrali di quest'anno in favore dell'Inter e alla sua Juventus prima di Calciopoli.
ERRORI PESANTI DEGLI ARBITRI
"Quando vinci diventi antipatico, e in più ci sono gli errori degli arbitri, che c'erano prima e ci saranno sempre. I direttori di gara non sono extraterrestri e se i loro sbagli aiutano l'Inter che è in testa, come in questo momento, sono scontate le polemiche. Gli ultimi errori arbitrali in favore della capolista sono stati importanti, pesanti, hanno tolto speranza a chi insegue".
SULL'INTER STRASCICHI DI CALCIOPOLI
"Purtroppo il dubbio viene alla gente, agli avversari, non certo ai giocatori nerazzurri. Loro sono forti, ma dopo quello che è successo alla Juve, adesso c'è chi ha dei sospetti anche sull'Inter. Sono strascichi di Calciopoli, è normale".
GLI SCUDETTI REVOCATI? ERAVAMO I PIÚ FORTI
"Noi di quella Juve, processata e punita, sentiamo nostri gli scudetti revocati. Ed è lo stesso ragionamento che fanno i calciatori dell'Inter. Noi siamo arrivati primi perché più forti, le intercettazioni ci interessano poco".
TOTTI E LA NAZIONALE? IO NON C'ENTRO
"Basta con questa polemica infinita secondo cui sarei stato io a rifiutare l'impiego parziale di Totti in nazionale. Ero e sono il capitano azzurro, perciò chiedo sempre chiarezza a tutti, questo sì. Lo vorrei ancora al mio fianco, ma capisco che non è facile giocare tante partite, soprattutto dopo un brutto infortunio".

Onoratelo

(Vade retro)

Rialzati ancora Fenomeno




mercoledì 13 febbraio 2008

La nuova Cupola

di Paolo Bertinetti
Presidente dell'Associazione Nazionale Amici della Juventus
www.juve2006.it

Qualche giorno fa il giudice milanese, utilizzando un cavillo giudiziario, ha graziato l’Inter per il reato di falso in bilancio; ma avendo il giudice comunque riconosciuto che le plusvalenze c’erano, il superprocuratore Palazzi ha deferito l’Inter per slealtà sportiva. Nessun problema: sarà graziata anche per quello. Tuttavia il leale Moratti, per distogliere l’attenzione dal deferimento, ha sproloquiato a proposito di una banda di truffatori che avrebbe privato l’Inter dello scudetto del 5 maggio – quello della partita in cui il leale Materazzi implorava i giocatori della Lazio perché li lasciassero segnare.
In effetti un procedimento per slealtà sportiva contro una squadra a cui è stato regalato (questo sì in modo truffaldino) lo scudetto degli onesti, potrebbe suscitare qualche dubbio. Ma anche a questo proposito l’onesto Moratti non ha nulla da temere. Non mi pare che i giornalisti abbiano fatto notare la cosa: sono tutti impegnati a normalizzare, a spiegare che ciò che accadde nel 2006 non fu un’ignobile farsa, che al massimo ci fu qualche erroruccio e che non se ne deve parlare più. Infatti anche Cobolli Gigli, dopo avere ovviamente detto che lo scudetto del 5 maggio è stato vinto dalla Juve sul campo, si è ben guardato dal dire che anche gli scudetti del 2005 e del 2006 sono stati vinti dalla Juve perché era enormemente più forte dell’Inter.
Intanto l’elenco degli “errori arbitrali” a favore dell’Inter si allunga a dismisura. Dopo l’ennesimo clamoroso “errore”, quello di Catania, non risulta che qualche giornalista moralista abbia avanzato l’ipotesi di una cupola formata da Moratti, Collina e Farina. Eppure gli “errori” sono infinitamente più numerosi e più influenti di quelli che consentirono loro di immaginare una cupola Moggi, Pairetto, De Santis.
Ma adesso i moralisti si sono ricomposti. Dopo aver linciato la Juventus sono tornati garantisti (come quando bisognava proteggere l’Inter dei passaporti falsi), attenuano i toni facendo i gentlemen, proclamano che non bisogna turbare i tifosi e sono tutti paladini del fair play e del terzo tempo. E quindi, al massimo, criticano Farina perché non vi ha partecipato. In questo trionfo di ipocrisia, però, non si dimenticano mai, parlando compostamente del presente, di buttare lì una frase che subdolamente suggerisca al lettore che la Juve “rubava”. “Inter come la Juve” è la loro retorica domanda. Come dire: la Juve rubava, pensate che anche l’Inter rubi? E naturalmente la risposta che suggeriscono è no. Alla fine dei loro oggettivi discorsi resta solo la calunnia contro la Juventus.

martedì 12 febbraio 2008

"Sò come loro...."



Totti: "Qualcosa sotto c'è"
"La squadra di Mancini è forte, però sbagliare sempre dalla stessa parte ti fa pensare"

lunedì 11 febbraio 2008

Inter d'oggi, peggio di Moggi



La squadra degli onesti ha collezionato un nuovo, strepitoso, record:
dopo solo 1 anno è riuscita a far rimpiangere alla stampa romana l'era Moggi e le vittorie che furono di quella Juve.
Un'impresa pazzesca, epica.
Ottenuta solamente grazie al sacrificio e al lavoro di Mancini, Moratti ed Oriali.
Anche ieri uno strepitoso goal in fuorigioco come non si vedeva da tempo.
Onore a te Pazza Inter, mai scudetto fu più meritato.

La Juve non molla



"Questa vittoria vale tantissimo, la squadra ha saputo reagire. Nel secondo tempo abbiamo preso finalmente il pallino in mano e loro sono calati perchè non potevamo tenere quei ritmi forsennati. Complimenti all'Udinese che gioca davvero un buon calcio. Complimenti ai miei ragazzi che non hanno mai mollato, questi sono tre punti che valgono doppio". Parola di Mr. Ranieri.

Per una volta sono d'accordo con il Mister.
Buono l'esperimento di Camoranesi al centro, che già 3 anni Capello provò per ovviare all'assenza di qualità a centrocampo.
Il valore aggiunto di questa Juventus è senza alcun dubbio l'italo-argentino che è assolutamente la luce di questa squadra.
Spero in futuro di vedere Sissoko in campo dall'inizio anche per dare fiato ad un Nocerino che nelle ultime partite corre sempre più a vuoto.

giovedì 7 febbraio 2008

"Non volevamo vincere...."




«Vi garantisco che quel 5 maggio l’Inter perse lo scudetto da sola, sbagliando tutto e non approfittando di una Lazio che aveva già staccato la spina. I miei si sentivano già tutti in vacanza».

Sergio Cragnotti, ex presidente biancoceleste, torna indietro nel tempo e riapre il libro dei ricordi.
Una testimonianza unica di un pomeriggio che è entrato nella storia del calcio italiano: l’Inter il 5 Maggio del 2002 perse uno scudetto già vinto.
«La squadra nerazzurra si presentò all’Olimpico come si affronta una partita tra scapoli e ammogliati. Si era preparata male, anzi, non si era proprio preparata. Probabilmente aveva passato tutta la settimana a festeggiare altrimenti non mi spiego il suo atteggia mento durante quella partita».

Cragnotti, a cosa si riferisce?
«Ma vi ricordate l’Olimpico? Ottantamila tifosi nerazzurri, eppure almeno quarantamila erano della Lazio. Tifavano tutti per la squadra di Moratti, anche la nostra curva, tanto noi avevamo staccato la spina e con loro eravamo gemellati. L’Inter non era concetrata, altrimenti avrebbe vinto senza sforzo».

mercoledì 6 febbraio 2008

Miracolo italiano



Voglio aggiungere un ulteriore commento a questa vicenda.
Qualche giornalista libero di poter esprimere la propria opinione dovrebbe ricordare al Sig. Moratti che nel 2002 la sua Inter è arrivata terza, dietro anche la Roma.

Perchè a questo punto le cose sono 2:

1)O non esistono giornalisti liberi in Italia.

2)O il sig. Moratti ci ha preso gusto a vincere scudetti a tavolino da 3° classificato.

martedì 5 febbraio 2008

Interopoli


Gli errori arbitrali nelle situazioni da gol-non gol avrebbero falsato il 52% delle partite e avrebbero 'spostato' 156 punti di classifica.

È quanto emerge dall'aggiornamento alla 21a giornata di Serie A 2007/08 dell'Osservatorio sugli errori arbitrali nel calcio condotto da Make tailored advertising (società specializzata nel marketing dello sport).

Nello studio sono stati presi in esame 119 casi da moviola in azione da gol-non gol sui quali la terna arbitrale ha commesso un errore di valutazione, come riportato a maggioranza dalle televisioni e dai 3 quotidiani sportivi italiani.

Le squadre più penalizzate sono la Juventus (-13), il Milan (-7), la Roma (-7), la Lazio (-5) e la solita Reggina, punita con il record di -12 punti, dopo i -18 del campionato scorso. Gli arbitri avrebbero invece favorito l'Inter (+6).

E se lo ammette pure la Gazzetta.....

lunedì 4 febbraio 2008

Il commissario nel pallone



Lo strano silenzio sui biglietti omaggio.
Perchè la Figc spese 1.356.751 euro?

http://qn.quotidiano.net/2008/01/31/62224-strano_silenzio_biglietti_omaggio.shtml

Quando l'Inter fa la Juve...


L’Inter che in questo momento è inequivocabilmente la squadra più forte del calcio italiano, per oltre dieci anni è stata però solamente una buona squadra, sempre nettamente inferiore alle squadre che a turno poi si sono alternate campioni d’Italia.
Solo una buona squadra, un po’ come la Juventus del nuovo corso. Allenatori di medio valore, campagne acquisti molto spesso errate, rose di qualità non eccelsa.
Eppure per anni hanno voluto farci credere che non vincevano perché il calcio era manipolato da chissà quali forze oscure, chissà quale mafia.
Il sistema Moggi, lo chiamano adesso. Non certo i Zidane, i Davids, i Nedved, i Del Piero rapportati ai vari Recoba, Gresko, Hakan Sukur e Vampeta.
Ed ora che veramente sono i più forti e di conseguenza come malcostume tipicamente italiano anche i più potenti, non sopportano che le loro vittorie vengano messe in discussione.Guarda caso però, quelle degli altri erano false. Rubate. Le loro no.
Un risentimento talmente forte al punto che, la scorsa estate, gli stessi giocatori “nerassurri” dopo aver rivinto dopo tantissimo tempo quello che con un po’ di forzatura si può anche definire “scudetto”, invece di pensare subito alle proprie gioie, hanno pensato in primis a cantare “noi vinciamo senza rubare”.
Perché scusate, gli altri come vincevano?
E ora che quel coro non potranno nemmeno più cantarlo perché sarebbe un’offesa all’intelligenza delle persone, cosa faranno?
Il primo vero campionato post-Calciopoli è la conferma che lo scandalo “Moggiopoli” altro non è stato che una farsa pazzesca ingegnosamente organizzato da stampa e media in cerca di scoop ed aiutato da una terribile lotta intestina in seno alla società bianconera. Una sentenza aborto giuridico figlia anche e soprattutto del sentimento di odio popolare che da sempre esiste contro i colori bianconeri.
Tante, tantissime persone, adesso, dovrebbero chiedere scusa alla Juventus.
Per anni l’hanno accusata di esser il male del calcio italiano.
Si prenda ad esempio negativo i teatrini televisivi o la faziosissima stampa romana:come dimenticarci che sino a due anni fa la Roma non vinceva solo perché la Juve rubava per mano di Moggi?Ora che però Moggi non c’è più anche grazie a loro, il nuovo nemico è diventato Moratti.
Questo a conferma del fatto che il potere logora chi non ce l’ha.
Strano poi, che proprio ora che alla Juventus non gli si può più in nessun modo assoluto (nemmeno fazioso e in malafede) accusare nulla, il calcio sta toccando il livello più basso di sempre.
Questo è senza ombra di dubbio il campionato più falsato per prestazioni arbitrali, degli ultimi trent’anni.
E allora all’Inter, che nonostante tutto attualmente è comunque indiscutibilmente la più forte, voglio chiedere una cosa:
pentiti, e riconosci che negli anni passati perdevi semplicemente perché eri più debole di chi ti ha preceduto.
Ricorda, ammettere le proprie sconfitte è sinonimo di grande forza. Non di debolezza.
Non si può cambiare il mondo. I potenti da sempre sono i più aiutati e in tutti i settori, purtroppo. Nel calcio questo è successo per l’Inter che fu di Moratti Senior, per la Juve degli Agnelli e per il Milan di Berlusconi, tanto per fare qualche nome.E ora sta succedendo nuovamente con voi.
Pentiti Inter allora e a conferma di questo restituisci lo scudetto degli onesti che senza vergogna ti sei appuntato sul petto due estati fa.
In maniera “onesta” pensa questo :
se fosse la Juventus in testa in questo momento grazie a rigori come quelli con Lazio, Torino, Siena, Parma ed Empoli ora non ci sarebbero già state interrogazioni parlamentari, commissioni di inchiesta, rivoluzioni civili e forse anche fucilazioni di massa?
Questa è la conferma che la libertà di stampa in Italia non esiste, non è mai esistita e non esisterà mai e l’unica verità la si può trovare solo su Internet.
Il calcio non potrà mai cambiare perché a chi lo gestisce non importa di cambiarlo ma importa solo di comandare e vincere.
Tutto il resto non conta. Altro che “senza rubare”. Altro che partecipare.
Conta solo vincere, in qualsiasi modo. E senza pentimenti…..

venerdì 1 febbraio 2008

Incredibile Ranieri


Nessun rimprovero alla sua Juve, grandi elogi al Cagliari.
Questa la linea scelta da Ranieri per commentare l'1-1 interno dei suoi contro i rossoblu ultimi in classifica.
"Ho visto una partita bellissima giocata da due squadre che volevano vincere".
Qualcuno ha avvertito Mr. Ranieri che il Cagliari è ultimo in classifica?

Pazzesco

Svelato il sistema Moggi!

Mi pare che....
di Luciano Moggi
Toh, sul pulpito è tornato a parlare anche Tronchetti Provera, non più formato Telecom, ma in chiave Pirelli e sempre comunque in abito Inter.
Quando gli chiedono di commentare lo scandalo Calciopoli, si limita a rispondere che “fortunatamente è una pagina che è stata voltata”.
Tutto qui?
Incredibile a dirsi, tutto qui. E le spiate,i pedinamenti a Vieri, DeSantis, Mutu, Bavarese, Fabiani, Moggi, Juventus, FIGC e via andando, promosse dall’Inter dei sordomuti?
Non sembrano interessare più a nessuno. Naturalmente neanche alla rosea che segue la linea del “meglio non dare fastidio al potente”. Non poteva però mancare la solita solfa sulle decisioni arbitrali, “errori umani”, anzi di più “errori umani e basta”, non complotti come venivano definiti qualche anno fa. E non devono diventare, udite-udite, un caso. Ma guarda un po’…
Penso che Tronchetti non voglia avere …..le idee chiare. Un lupo di mare come ui si dovrebbe ricordare che ai tempi della mia Juve, certi errori erano giudicati come “condizionati”.
Ora che l’Inter stravince e gode di certi favori, lo stesso Tronchetti tace.
Sulla sudditanza, ha scritto un bell’articolo Piero Ostellino (Corriere della Sera), osservando che “certo giornalismo sportivo ha inventato una doppia teoria sull’inclinazione degli arbitri a favorire la squadra più forte del momento”. La sudditanza psicologica ci sarebbe, spiega Ostellino, ma quella nei confronti della Juve era figlia dei maligni (Triade), mentre quella nei confronti dell’Inter è compagna dell’innocenza (Moratti). La doppia interpretazione, puntualizza Ostellino,sarebbe solo ridicola se non contenesse un salto logico. Si parte da una discutibile sentenza di condanna della Juve che, parole dei giudici, ha interpretato un diffuso sentimento popolare, per dimostrare che la doppia interpretazione è corretta, in quanto fondata sulla stessa sentenza. La verità è che la Juve ha vinto meritatamente 29 scudetti semplicemente perché era più forte, così come l’Inter ha vinto quello dello scorso anno, e vincerà quello di quest’anno, per la stessa identica ragione. Sono cose, aggiungo,che finora dicevo solo io.
Moratti aveva promesso di andare a Torino per Juve-Inter, ma poi ha preferito starsene a casa. Liberissimo di farlo,ma forse non era il caso di non fare certe dichiarazioni?
Mi viene un sospetto: in una intervista radiofonica il patron aveva detto di augurarsi una gara di grande sportività, senza fatti estranei al calcio. Quali fatti potevano succedere?
Questo significa che certi pensieri sono connaturati al personaggio e che lui continua a temere ombre, anche adesso che il vento in poppa spinge generosamente i nerazzurri. Che sia la sua maga , ora arrestata, a dargli certi suggerimenti?
Per ultimo voglio parlare della mail scritta al Corriere dello Sport da un lettore, che svela clamorosi retroscena di Calciopoli:
Svelato il sistema Moggi:
Trezeguet 15 gol, Ibra 13, Mutu 13, Del Piero 9,Zalayeta 7.

Indovina chi

Italia d'oro


Per commentare il proscioglimento dall'accusa di falso in bilancio di Inter e Milan voglio citare parte del testo di una delle più belle canzoni scritte da Pierangelo Bertoli, un grandissimo musicista nonchè tifoso Juventino, ahimè scomparso anni fa.

Italia d'oro
1992

Racconteranno che adesso è più facile,

che la giustizia si rafforzerà
che la ragione è servire il più forte
e un calcio in culo all'umanità.
Ditemi ora se tutto è mutevole
se il criminale fu chi assassinò,
poi l'interesse così prepotente che conta solo chi più sterminò.
Romba il potere che detta le regole
cade la voce della libertà
mentre sui conti dei lupi economici
non resta il sangue di chi pagherà.
Italia d'oro frutto del lavoro cinta dall'alloro,
trovati una scusa tu se lo puoi.
Italia nera sotto la bandiera vecchia vivandiera te ne sbatti di noi.
Mangiati quel che vuoi fin quando lo potrai,
tanto non paghi mai.

A.A.A. Qualità cercasi


Con oltre 300 voti si è chiuso il sondaggio sul più deludente straniero juventino acquistato negli ultimi 2 anni .

Con oltre il 62% delle preferenze, Tiago ha confermato di esser il giocatore che più di tutti ha deluso le aspettative.

Pagato oltre 13 milioni di euro, voluto da Mr. Ranieri, sarebbe dovuto esser l'arma in più di questa Juve.

Invece, nonostante mezzi tecnici indiscutibili ha dimostrato di avere un carattere debole e di non esser riuscito ad adattarsi ai ritmi del calcio italiano.

Visto che è saltata la sua cessione in questa sessione di riparazione di mercato, ha ancora 6 mesi di tempo per provare a salvare la sua stagione e la sua carriera nella Juventus.

Con oltre il 5o% delle preferenze sono stati bocciati inoltre Boumsong ed Almiron, in tutta sincerità 2 giocatori assolutamente non da Juventus.

Le loro cessioni di questi giorni non fanno altro che sottolineare gli errori commessi in sede di calciomercato dalla nuova dirigenza.

Rimandati a giudizio futuro poi gli acquisti di Grygera (niente più di un buon rincalzo) ed Andrade (gli infortuni troppo hanno condizionato la sua carriera).
Il nuovo straniero acquistato in questi giorni è Sissoko.

Sicuramente giocatore di spessore, dinamicità, grinta superiore ad Almiron (non che ci voglia molto).

Ma giocatore ahimè poco dotato sotto il profilo tecnico.

Quando verrà deciso di investire sulla qualità?

Questa squadra continua ad avere tanta quantità ma poca, pochissima qualità.

Se non si inverte questa tendenza sarà dura diminuire la grande distanza dall'Inter.