giovedì 31 luglio 2008

La promessa di Ranieri


"Scudetto o Champions: un trofeo sarà nostro"
31 Luglio 2008 firmato Claudio Ranieri

http://www.corrieredellosport.it/Notizie/Calcio/38085/Ranieri%3A+%C2%ABLa+mia+Juve+vincer%C3%A0+Scudetto+o+Champions+League%C2%BB

mercoledì 30 luglio 2008

Ma mi faccia il piacere


«Dopo il Giro d'Italia ero stanco di testa e fisicamente. E ho preso questa sostanza. È stato un errore di gioventù. Ma al Giro ero pulito. Poi il mercoledì prima di partire... Non posso dire però, perchè c'è un procedimento in atto, dove me la sono procurata. Ho trovato delle informazioni su internet. Sappiamo benissimo come. Ma non mi ha consigliato nessuno. Se l'ho presa ero convinto di non rischiare, ovviamente... Perchè l'ho fatto? Per il fascino del Tour, volevo fare bella figura anche lì».
Riccardo Riccò.

E' scandalosa l'omertà e la falsità che regna nel mondo del ciclismo.

Riccò vuole forse farci credere che al Giro era pulito e una settimana dopo per un pò di stanchezza si è dopato da solo cercando prodotti su internet solo per far bella figura? Senza pensare alle conseguenze del gesto? Senza consultare il medico della Società per cui gareggiava?

RICCO', MA MI FACCIA IL PIACERE.

E lo stile Juve?


stampa.it

Un solo coro è bastato per accendere un vulcano che si era soltanto addormentato. Il coro arriva dalla Curva juventina e a Carlo Ancelotti ricorda tempi difficili: due scudetti persi per un soffio e un’etichetta pesante quanto ingiusta, quella di eterno secondo. L’urlo è becero e dirompente: «Un maiale non può allenare», la reazione è istintiva, immediata. Ancelotti per un attimo si toglie la maschera di uomo pacioso e lascia da parte il suo aplomb e così si gira verso il pubblico e alza il dito medio. Nessuna telecamera riprende il gesto, non ci sarebbero prove se lui, il diretto interessato, negasse il gestaccio come avrebbero fatto in molti. Invece l’allenatore del Milan con grande onestà si presenta davanti ai microfoni e senza nessun tentennamento spiega: «Si’ ho alzato il dito medio. E’ stata la mia risposta agli ignoranti.

E’ la prima volta che reagisco così e forse anche l’ultima, ma gli insulti non li accetto. Per fortuna è un gruppetto isolato, gente che se stava a casa era meglio». I tifosi bianconeri che hanno occupato l’Olimpico ieri sera a dire il vero non hanno preso di mira soltanto lui ma questo non consola il rossonero che anzi rincara la dose: «Questa gente non capirà mai, non se la sono presa solo con me, ho sentito insulti anche per Mourinho, Zambrotta, Materazzi e Stankovic». La parte malata del nostro calcio ha dato il meglio di sè alla prima occasione utile. A Zambrotta non è stato perdonato il tradimento che lo ha portato a Barcellona, a Mourinho e a Materazzi è stata offesa la madre, mentre Stankovic da ieri ha la certezza di non essere gradito al pubblico bianconero. Se i dirigenti volevano capire cosa pensa la gente adesso lo sanno. La Curva ha apostrofato l’interista con insulti assortiti dal «serbo di merda» al «bastardo che non vogliamo». Difficile a questo punto immaginarlo con la casacca bianconera addosso, dovrebbe sfidare la propria tifoseria e iniziare un’avventura in salita. Ranieri sulla questione non ha voluto esprimersi, non se l’è sentita di emettere sentenze. Se l’è cavata con un discutibile «I tifosi devono esprimere il loro parere». Si riferiva ai fischi, però, non agli insulti. L’imbarazzo era palpabile, la voglia di sfuggire da un argomento scomodo quasi irrefrenabile. Ancelotti, invece, ci ha tenuto a ribadire in tutte le salse cosa pensa di queste persone. E ha spiegato: «Non è la prima volta che mi prendono di mira e con il senno di poi penso che rifarei lo stesso gesto. Non ho paura ad ammettere cosa ho fatto, non c’è bisogno della prova tv». Il segreto per combattere certe forme di violenza seppur verbale è non avere timore e avere il coraggio di condannare certi atteggiamenti. Qualcuno prova a chiedergli: «Mister, non ha paura che l’aspettino fuori?» lui ribatte: «L’hanno già fatto e non ho mai avuto problemi ad uscire».

Adesso il paradosso sarebbe se l’arbitro avesse visto quel gesto. Mazzone per aver insultato i tifosi atalantini andando sotto la Curva si beccò una lunga squalifica. La storia è molto diversa ma le regole sono uguali per tutti. Ancelotti però da uomo ferito non se ne preoccupa. Il pubblico della Juventus non è solo composto da quel gruppetto che l’ha insultato: «So che ci sono tante persone per bene che mi stimano e che mi vogliono bene». E anche tra i giocatori della Juventus gli sono rimasti molti amici come Buffon e Del Piero che ieri l’hanno salutato con molto più calore del solito.

Ragazzi, a parer mio,
esser della Juventus dovrebbe voler dire mantener un certo stile di vita, che si dovrebbe sempre contraddistinguer nel bene, rispetto a tutti gli altri.
Puoi avere tutto il livore nei confronti degli avversari, ma io certi atteggiamenti non li capirò mai.
E voi?
Per favore niente insulti a nessuno.
Vorrei solo capire se così facendo la pensate come me, che ci abbassiamo al livello di tanti altri e perdiamo la nostra identità, la nostra unicità.

lunedì 28 luglio 2008

Sognare sotto l'ombrellone....





Il bello (o il brutto, fate voi) del calcio d'agosto è che tutti i tifosi possono sognare.
Tutti.
Sia quelli delle squadre che vincono. Sia quelli delle squadre che perdono.
Tanto il calcio d'agosto come si dice a Roma "conta meno del 2 de coppe quanno regna bastoni"
E' bello veder all'opera i nuovi acquisti con la nuova maglia.
E' facile dire se si perde: "avevano le gambe imballate".
Ma è facile sopratutto esaltarsi.
Così come per tanti anni c'è stata una squadra che d'Agosto era sempre la Campione sognando sotto l'ombrellone......
E allora è giusto gustarsi le amichevoli, senza però esagerare.
A legger tanti commenti adesso Poulsen, Mellberg, Knezevic & C. da bidoni si sono trasformati in fenomeni.
Ci vuole equilibrio nei giudizi.
E solo le gare che contano saranno l'unico vero giudice di bravura.
Quindi in attesa del preliminare di Champions, partita doppia che segnerà inesorabilmente la stagione, il mio consiglio è questo:
non esaltatevi alle vittorie e non deprimetevi alle sconfitte.
Il calcio d'Agosto non conta niente.

sabato 26 luglio 2008

Partenza con il botto





juventus.com
Serie A 2008/09 ha finalmente un volto. A Roma è stato infatti stilato il calendario del massimo campionato che partirà il 30/31 agosto.E sarà una partenza con il botto per la Juventus, impegnata in casa della Fiorentina. Quindi subito di fronte la 3ª e la 4ª dell’anno scorso, ma anche le due formazioni che si giocheranno i preliminari di Champions proprio pochi giorni prima. La prima casalinga sarà contro l’Udinese, subito dopo la sosta per la Nazionale.
Tra l’8ª e la 16ª gli incontri di punta.
All’8ª il derby con il Torino, alla 10ª la sfida con la Roma, alla 13ª l’atteso scontro con l’Inter e al 16ª il confronto con il Milan.
L’ultima gara del campionato, il 31 maggio 2009, sarà a Torino contro la Lazio.
Ecco il percorso dei bianconeri
1ª giornata Fiorentina-Juventus
2ª giornata Juventus-Udinese
3ª giornata Cagliari-Juventus
4ª giornata Juventus-Catania
5ª giornata Sampdoria-Juventus
6ª giornata Juventus-Palermo
7ª giornata Napoli-Juventus
8ª giornata Juventus-Torino
9ª giornata Bologna-Juventus
10ª giornata Juventus-Roma
11ª giornata Chievo-Juventus
12ª giornata Juventus-Genoa
13ª giornata Inter-Juventus
14ª giornata Juventus-Reggina
15ª giornata Lecce-Juventus
16ª giornata Juventus-Milan
17ª giornata Atalanta-Juventus
18ª giornata Juventus-Siena
19ª giornata Lazio-Juventus

venerdì 25 luglio 2008

Vite spericolate



“Eravamo a 6400 metri la neve molle ci arrivava fino alle ginocchia. Karl (Unterkircher, ndr) era avanti e improvvisamente è sparito sotto di noi, facendo un volo di 15 metri nel crepaccio. Simon si è calato subito per raggiungerlo, ma c’era troppa neve sopra. Ha provato a scavare con le mani, fino a quando ha toccato il corpo, ma era già morto”.
Walter Nones

“Era il mio primo Ottomila ed è stato uno choc. Vedere un amico morire sotto i miei occhi è stato terribile.”
Simon Kehrer

Senza vergogna

"Il nostro dovere di informare e' la vostra liberta' di sapere,e' la possibilita' che abbiamo di difendervi dalle truffe,dalle cliniche degli orrori,da imbrogli grandi e piccoli,dalla malapolitica fatta di interessi e clientele,da chi vi ruba persino le emozioni truccando o condizionando i risultati sportivi.Dovremo tacere anche su Calciopoli in futuro, se venisse approvato il disegno di legge del Ministro della Giustizia.La tutela della riservatezza e' un valore anche per noi giornalisti, ma non puo' essere usata come pretesto per bloccare l'informazione giudiziaria.La Federazione nazionale della stampa giudica il disegno legge sulle intercettazioni un autentico bavaglio;le norme proposte affievoliscono il diritto-dovere di informare e travolgono il diritto dei cittadini a sapere.Ora facciamo sindacato insieme e diciamo no alla legge bavaglio."
(Federazione Nazionale Giornalisti Italiani)

giovedì 24 luglio 2008

"Solo contro la Juve.."


Fonte repubblica.it

Fabio Capello, ripartiamo da dove ci siamo lasciati la scorsa primavera: la competitività del calcio italiano. Dopo l'uscita delle nostre squadre dalla Champions League lei parlò di club impoveriti e non più all'altezza in Europa. In queste settimane le big della serie A hanno comprato Ronaldinho, Flamini, Amauri, Poulsen. Stiamo recuperando?
"L'Inter sarà competitiva. Già l'anno scorso con Chelsea e Manchester era la squadra più forte in Europa. Da Roma è arrivato un giocatore come Mancini e ora deve giocare per vincere la Champions League".

La Juventus?
"Ha fatto buoni acquisti e ha mentalità".

La Roma è tornata indietro?
"Le partenze di Mancini e Giuly sono pesanti, ma è una squadra che gioca a memoria".

Il Milan con Zambrotta, Flamini e Ronaldinho è di nuovo da scudetto?
"Senz'altro. Flamini l'ho seguito in Inghilterra, ottimo giocatore. Zambrotta l'ho allenato, ottimo giocatore. Ronaldinho se avrà voglia, se tornerà il calciatore umile di quando è arrivato in Europa, farà sognare".

Lei, che ama i giocatori seri oltre che forti, un fuoriclasse a rischio come Ronaldinho l'avrebbe mai chiesto a Berlusconi?
"No, non l'avrei chiesto. Ma conosco Berlusconi, lui ha la passione per questo tipo di calciatori. Ronaldinho è un fuoriclasse vero, un extra. Tutto dipende da quello che vuole fare" (ride Capello, al telefono dalla sua casa inglese).

Un'esperienza in Italia potrebbe completare un giocatore come Lampard? Il calcio italiano è ancora formativo?
"Tutte le esperienze all'estero sono formative. Oltre al campo c'è la vita, un nuovo rapporto con la propria famiglia. Come commissario tecnico preferirei che Lampard restasse in Inghilterra, mi toglierebbe l'obbligo di qualche viaggio".

L'arrivo degli stranieri in Italia ormai somiglia a un'invasione. L'Inter nell'undici iniziale non avrà italiani. La Roma ne avrà tre, il Milan quattro.
"Per l'Inter la mancanza di italiani in squadra non è una novità. Il destino dei giovani calciatori del vivaio è nelle mani degli allenatori delle prime squadre, del loro coraggio. Pirlo nell'Inter non giocava, nel Milan è diventato uno dei primi dieci giocatori al mondo. Sì è rischiato di bruciarlo, certo. Gli italiani migliori, però, alla fine emergono. De Rossi, Aquilani...".

Nei club inglesi il giocatore inglese è una vera rarità. La sua nazionale non ne risente?
"Io sono messo peggio di Lippi, peggio di tutti: ho i gallesi, gli scozzesi, gli irlandesi. In Premier League solo il 35% dei giocatori è inglese, in Italia viaggiamo sul 72%".

Ha visto gli ultimi Europei, dal vivo e in tv. Hanno decretato la morte del 4-4-2: non lo fa più nessuno. Lei ci ha vinto molto, alla Juventus e al Real Madrid. E' un modello tattico da consegnare alla storia?
"Nel calcio non si consegna niente alla storia. Ci sono i revival, le rivisitazioni, le piccole modifiche sul modello B. Agli Europei, in realtà, si è giocato il famoso 9-1. Non prendeteci in giro, il calcio moderno è questo: nove che difendono e una punta centrale. Tutti rientrano nella loro metà campo, anche i quattro centrocampisti offensivi. Il calcio di questi tempi è il 9-1".

Come sono stati, allora, gli Europei 2008?
"Ha vinto la squadra migliore, la Spagna, che ha trovato l'ostacolo più duro nell'Italia e l'ha potuto superare grazie alle assenze di Pirlo, Gattuso e soprattutto Cannavaro, un leader che in tutti i momenti riesce a leggere la partita. Sul piano tattico niente di nuovo: pochi lanci lunghi e un voler giocare la palla bassa. Tre squadre, Spagna, Russia e Turchia, erano capaci di arrivare velocemente in porta con contropiedi manovrati".

Dove ha sbagliato l'Italia? E dove ha sbagliato Donadoni?
"Ha sbagliato Toni. Ha speso tutte le cartucce nel campionato tedesco. Agli Europei ha avuto tante occasioni, non le ha mai sfruttate".

Lippi con il ritorno alla guida della nazionale rischia. Ha molto da perdere e, alla fine, le minestre riscaldate non piacciono a nessuno.
"Lippi conosce tutte le storie delle minestre e dei risotti riscaldati. E' uno che pondera bene ed è capace: se ha accettato sa che può andare lontano".

Capello, allenerà mai la nazionale italiana?
"No, io con l'Inghilterra finisco il turno. Il mio lavoro sul campo termina con l'esperienza inglese".

Abbiamo capito bene, dopo i mondiali del 2010 non sarà più un allenatore?
"Questo è sicuro".

Totti ha detto che in Sudafrica lei porterà l'Inghilterra tra le prime tre.
"Ostia... Mi piacerebbe chiudere la carriera tra i primi tre al mondo".

Lei ha vinto molto allenando squadre cariche di stelle. Non le è mai venuta voglia di prendere una squadra piccola, magari del calcio italiano, per vedere dove riesce a portarla?
"Potrebbe essere il mio giochino finale, ma forse sono troppo vecchio per permettermelo".

Ha nostalgia dell'Italia? Vista da Madrid e poi da Londra che Paese sembra?
"Una nazione in declino, diventata povera. E' stata azzoppata da un lungo periodo politico in cui siamo riusciti a diventare il paese del no. Ma non ne farei una questione di destra e di sinistra".

Chi è il giocatore più forte che ha mai allenato?
"Van Basten. Per talento, capacità di allenamento e tenuta fuori dal campo. Subito dopo Maldini".

E il più forte con cui ha giocato?
"Gianni Rivera e Dino Zoff".

Beckham giocherà ancora nella nazionale inglese?
"Finché è in grado di giocare bene giocherà".

Mourinho sarà un allenatore rivoluzionario per il calcio italiano?
"Ai nostri allenatori Mourinho non ha da insegnare niente. In Italia il calcio tatticamente è una cosa molto, molto seria. Sotto l'aspetto calcistico siamo i più avanzati e ormai tutti conoscono tutto. Mourinho adesso ha in mano una macchina straordinaria e non credo farà rivoluzioni, gli sarà sufficiente portare quell'un per cento di novità".

E' sempre convinto che Calciopoli sia stato uno scandalo sopravvalutato?
"E' stata un'inchiesta fatta solo in una direzione, contro la Juventus".

E quali erano le altre direzioni da prendere?
"Questo non lo voglio dire".

Alla fine quali sono i guai del calcio italiano?
"Siamo diventati più poveri e il calcio ne risente. Ma il guaio più grande è che in Spagna e in Inghilterra alla partita si mangia e si portano i bambini, in Italia si va accompagnati dalla polizia. Ho letto dei "no" degli ultrà in campagna acquisti: Vieri, Zauri, Stankovic. Una società ha il diritto di prendere chi gli pare: se a un tifoso non sta bene, quella stagione non andrà allo stadio. Ecco, in Italia i tifosi, e il tifo organizzato in particolare, hanno troppo potere".

"Mi spiano"


Caro Mourinho, stia tranquillo.
Gli unici spioni nel nostro calcio sono i suoi padroni.

E intanto.....
Milano, 23 Luglio 2008
L'ex capo della security di Telecom, Giuliano Tavaroli, ''non ha mai avuto nessuna indicazione ne' da me ne' da Moratti di occuparsi della societa' di Luciano Moggi''.
E' quanto fa mettere a verbale, l'ex presidente di Telecom Marco Tronchetti Provera, nell'interrogatorio reso come testimone ai magistrati milanesi nel'ambito dell'inchiesta sui cosiddetti dossier illeciti.
''Unico ricordo che ho - aggiunge l'ex presidente del gruppo tlc - e' un problema di alcuni calciatori che frequentavano persone diciamo non affidabili''.

Buona la prima



BUFFON SODDISFATTO
La 'prima' europea ha lasciato soddisfatto Gigi Buffon.
«Visto che presto ci attende una sfida importante come il preliminare, è sempre meglio a giocare prima possibile -ha detto il portiere bianconero-. Queste amichevoli aiutano molto perché di fronte trovi avversari che sono più avanti nella preparazione e quindi ti mettono in difficoltà e fa aumentare la soglia di sofferenza».
«La squadra? -ha concluso- L’ho vista bene a parte i primi dieci minuti, poi abbiamo dimostrato di avere personalità e buona qualità. Una squadra subito vera e il fatto che molti dei valori aggiunti erano a casa, la cosa ci fa ben sperare».

Anche Sacchi è con Ranieri. Ci dobbiamo quindi preoccupare di più?

lunedì 21 luglio 2008

"La riconoscenza non esiste"

Antonio Cabrini intervistato da La Stampa
Non è più un mistero: per lei televisione vorrà dire un mese in Honduras per l’Isola dei Famosi insieme a Heather Parisi e alla velina bionda Veridiana. Quanto ha impiegato a dire di sì?
«Non poco. Quando quelli di Magnolia mi hanno offerto di entrare nel cast sono andato a parlare con loro per educazione, ma ho preso tempo. Anche perché quando vedevo il reality di Raidue dicevo a me stesso: non lo farei mai».
Quindi la tv non l’ha proprio rubata al pallone?
«Da febbraio ho lasciato la carica di ct della Siria perché non si poteva lavorare nella più totale disorganizzazione. Ho avuto qualche promessa in Italia, ma sono fuori dalla lobby calcistica. Non ho amici procuratori, ho sempre evitato i compromessi. C’è chi sa destreggiarsi, io non sono capace. Aspetto e spero».
Proprio nessuno l’ha aiutata?
«Soltanto Bettega, che con me si è dimostrato un vero amico. Mi ha fatto lavorare nella scuola calcio della Juve, mi ha portato al Novara e ora mi sta dando una mano per capire se posso aspirare alla panchina del Ravenna».
La Juve società?
«Tutto tace. Volevano ex campioni e si sono lasciati scappare anche Tardelli. Guardate il Milan: Berlusconi trova sempre un posto agli ex giocatori. Io ho dato a quella maglia tredici anni di carriera, ho accettato di giocare anche quando ero infortunato e rischiavo di spaccarmi per sempre. Si vede che la riconoscenza a Torino non esiste».

"Noi avevamo Zidane...."


Paolo Montero, la Juve ha acquistato uno duro quasi quanto lei...
«Poulsen».
Già,Poulsen. Blanc ha spiegato che è una scelta nella linea della tradizione. La Juve è sempre stata una squadra tosta: Furino, Benetti, Tardelli, Montero..
«E’ vero, ma noi avevamo in squadra anche Zidane. E Boksic, Vieri, Del Piero. Poi è stato il turno di Ibrahimovic. La Juve è tutte e due le cose: squadra con un forte temperamento. Ma ricca di classe».
Cosa pensa del danese?
«E’ uno bravo, esperto. Ha vinto la Coppa Uefa con il Siviglia, dimostrando personalità. Per me farà bene anche in Italia».
Al momento si parla soprattutto dei suoi precedenti...
«Lo sputo da Totti l’ha ricevuto, eppure sembra sia colpa sua...».
Che consigli si sente di dargli per evitare guai?
«Sono davvero l’ultima persona al mondo che possa dargli questo genere di consigli.Ma vedrete che Poulsen saprà superare le difficoltà di ambientamento, non è un novellino».
Torniamo al discorso della qualità. Ranieri e i dirigenti sostengono che questa Juve ne sia abbondantemente fornita, i tifosi temono che Inter e Milan lo siano decisamente di più.
«Sono diventato tifoso della Juve quando ho smesso di giocarvi e, appunto da tifoso,sono abbastanza ottimista. Anche se per tornare ai livelli di un tempo ci vorrà inevitabilmenteun po’ di tempo».
Qual è la formula per abbreviare i tempi?
«Chissà, posso dire che nella mia Juve giocavano i capitani di quasi dieci nazionali. Eche sui venticinque giocatori della rosa, una ventina avevano doti di leadership assolute.Al di là del tasso di classe, bisogna cercare giocatori veri».
Lei ha proposto Lugano, ma non è stato ascoltato.
«E’ vero, Diego è tra i primi difensori al mondo, ma in pochi sembrano averlo compreso.Zico, che di bravi difensosi ne ha incontrati, è l’eccezione».
In questi giorni si trova a Torino, ha trovato il tempo per parlare di altri giocatori con la dirigenza bianconera?
«Sì, ho parlato con il mio amico Alessio Secco di molti giovani, una quindicina in tutto, che hanno dai 15 ai 20 anni. Verranno a seguirli in Uruguay».
Ce n’è qualcuno già pronto per la prima squadra?
«Uno molto bravo è Matias Aguirregaray del Penarol. E’ un terzino destro di soli 19 anni, ma gioca titolare nella mia ex squadra ed è entrato nel giro della nazionale. Lui ha le caratteristiche giuste per il campionato italiano».
Degli attuali difensori centrali bianconeri cosa pensa?
«Mellberg lo conosco poco, con Nicola Legrottaglie ho anche giocato e sono felice che sia tornato ad alti livelli».
Quello che le assomiglia di più, sotto tutti i punti di vista, è Chiellini.
«Non lo conosco personalmente. Ci è capitato di incontrarci in giro per Torino e ci siamo salutati con rispetto, ma nulla di più. Devo dire che mi sembra davvero uno destinato a fare una grande carriera».
Ricapitolando, cosa manca a questa Juve?
«Qualche sudamericano in più. Sono rimasti solo Camoranesi e Trezeguet. Perché sia chiaro, David è uno di noi».
Sono tutti a Milano...
«E’ vero, bisognerà aprire qualche ristorante brasiliano o argentino a Torino...Fuori dal campo siamo degli allegroni, ma dentro prendiamo tutto molto sul serio».
Ronaldinho è un grande colpo o un grande colpo mediatico?
«Tutte e due le cose».
La Juve risponderà ancora una volta con Del Piero...
«Alex è uno di quei giocatori in grazia di Dio, in possesso di un plus rispetto a tutti gli altri. Come Maldini, Zidane...Fenomeni veri. La Juve se lo tenga stretto»

Indovina chi


Oggi è il turno di Van Persie....

sabato 19 luglio 2008

Luci a San Siro


DIRETTORE, è UNO SCIPPO!!
Mio caro direttore "irresponsabile", ma che cosa le è venuto in mente? Da quali calure asfissianti o insonnie notturne l’ha assalita questa bizzarra idea? Ha voluto provocare? Ha voluto sfottere? O è solo colpevole dimenticanza? Prendere in prestito il titolo di «quella» canzone, nata per l’Inter di Mazzola, Corso Suarez e stamparlo a piena pagina per l’arrivo di Ronaldinho al Milan! Al Milan! Luce a San Siro! (doverosamente al singolare). Mi si incrociano i pollici, mi si rizzano i capelli. Luci a San Siro è Inter e non si tocca. Per il Milan, poi, non se ne parla nemmeno: sarebbe come se per definire Berlusconi usassimo «falce e martello» o per Fellini un film di Woody Allen. Altra roba, altra cultura. Per non contare poi i danni morali che ne conseguono: solo oggi, qui nel Salento dove sono in vacanza, tre persone mi hanno fermato per dirmi "complimenti per Ronaldinho". A me? Per Ronaldinho? È come se qualcuno mi dicesse: "complimenti per le corna di tua moglie". La Gazzetta è stata la mia balia, il mio zio scapestrato, per più di cinquant’anni la gioia del caffè e del giorno che nasceva, altrimenti non ci penserei due volte a intentarle causa per diffamazione. Lei, caro direttore, non può avere la misura del mio sdegno, dello sconforto e ancora più della vergogna che ha provocato in me. Lei, la mia ragazza di allora, la bandiera, gli spalti, la corsa a trovar posto, gli urli, gli abbracci, i colori nero-azzurri come tutto un arcobaleno e poi la sera stessa ancora lì, davanti allo stadio, nel silenzio assoluto, fare l’amore in una piccola Seicento scassata. E tutto questo adesso se lo prende su Ronaldinho che non sa un ciufolo di cosa sia Milano, di cosa sia San Siro? Ma andate a farvi friggere!
Con totale irriconoscenza
Oh, Madunina.
Roberto Vecchioni

Quelle luci e l' odiato cuginastro
Gentile Vecchioni vista l' eco che ha avuto la sua lettera sui nostri lettori, forse vale la pena di tornarci.
Lei ha ragione da vendere nella difesa del senso emotivo di «Luci a San Siro»: erano le luci che illuminavano le gesta eroiche dell' Inter di Herrera, che è l' opposto di ogni Milan passato, presente e futuro. Ribadisco dunque: lei ha tutte le ragioni, ma la Gazzetta non ha tutti i torti. Quando una canzone, o un libro, o un film incontrano il favore popolare e bucano il tempo, smettono in un certo senso di appartenere esclusivamente all' autore. Diventano patrimonio comune e, come tale, passibili di utilizzi propri o impropri. Senza contare che il destro al nostro arbitrio titolistico ce lo ha dato Silvio Berlusconi, che da quando è padrone del Milan non smette di ossessionare i suoi allenatori con il proposito: «Voglio qualcuno che accenda la luce a San Siro». Come vede, caro Vecchioni, persino l' odiato cuginastro rossonero le ha rubato qualcosa. Con stima e simpatia.
Verdelli Carlo

venerdì 18 luglio 2008

Riccò perchè?



PARLA il PROFESSORE Antonio Del Monte
'Allo stato attuale si direbbe che i rischi della 'Cera' sono gli stessi dell'Epo, ma in realta' potrebbero essere ancora piu' drammatici. Con l'Epo cresce l'ematocrito, il sangue si trasforma in una sorta di bitume e cresce il rischio trombosi. La 'Cera' e' invece un farmaco di lunghissima durata, con una cessione graduale della capacita' del sangue di trasportare ossigeno'.
Bellissimo l'editoriale odierno del Corriere dello Sport a firma di Sergio Rizzo.

Indovina chi...



...l'ha sparata più grossa:
- Tuttosport nel far credere ancora che Aquilani sia in rottura con la Roma e pronto a sbarcare a Torino.
- Blanc nel far credere che questa squadra parte con l'intento di vincere Champions o Scudetto.
Dite la vostra.

mercoledì 16 luglio 2008

Milan, che colpo!!




In tanti adesso a chiedersi:
- come farà Ancelotti a far giocare insieme Ronaldinho, Kakà, Pato, Pirlo e Seedorf?
- Ronaldinho tornerà più quello di una volta?
- non sarà un nuovo Rivaldo?
Io invece non mi pongo queste domande e dico una cosa sola:
se Ronaldinho gioca come sà e torna a divertirsi nel farlo,
il Milan diventa la favorita per la vittoria del prossimo campionato di Serie A.
Con o senza paranoie tattiche.
I campioni da sempre fanno la differenza.
E Ronaldinho campione lo è. Anzi è un fenomeno.

Chi dorme non piglia "onesti"


"Nella stagione 2004-2005 quando ero al Lecce, e avevo ancora due anni di contratto, l'Inter mi offrì di firmare una carta libera, precontratto, ma non doveva esserci presente la Gea, od Alessandro Moggi, che era ed è ancora il mio procuratore".
Ha detto così il difensore della Roma, Marco Cassetti, nel corso del processo Gea, in cui sono imputati, Alessandro e Luciano Moggi, Pasquale Gallo, Francesco Ceravolo, Franco Zavaglia e Davide Lippi.
Il fluidificante destro giallorosso è stato ascoltato come teste della difesa.
"Mi chiamò Evaristo Beccalossi - ha continuato Cassetti - e mi disse che l'Inter era interessata a me. Allora si organizzò un incontro a Milano, con presenti Gabriele Oriali, Marco Branca e Roberto Mancini. In quell'occasione mi fu detto che dovevo firmare un impegno, ma senza l'assistenza del mio agente, che non era stato invitato".
Sollecitato a fornire ulteriori chiarimenti sul punto, dal presidente della X sezione, il giudice Luigi Fiasconaro, Cassetti ha spiegato:
"Dopo l'incontro con l'Inter chiamai Alessandro Moggi e lo informai della cosa. Richiamai a quel punto la società nerazzurra e dissi che non potevo firmare nulla per non incorrere in squalifiche e che eventualmente, in altre trattative, doveva esser coinvolto anche il mio procuratore".

lunedì 14 luglio 2008

Io non sputo su Poulsen


Lo ammetto.
Appena ho capito che l’operazione Poulsen era una trattativa seria e non il solito depistaggio estivo ho provato un misto tra stupore e senso di indignazione.
Per mesi sono stati accostati alla Juventus nomi del calibro di Lampard, Diego, Van der Vaart, Aquilani, Xabi Alonso e persino Stankovic.
Quando poi ti rendi conto che da Siviglia arriva non un Dani Alves o un Diego Capel ma Cristian Poulsen credo che sia umano rimanere senza parole.
E’ come se per lungo tempo hai sperato di poter uscire a cena con una tra Monica Bellucci, Angelina Jolie o Uma Thurman e invece per il tête–à–tête ti ritrovi al tavolo Anna Maria Mazzamauro!
Dopo un comprensibile senso di disorientamento iniziale ho però provato ad esser razionale.E ho trovato almeno 3 motivi per esser contento dell’acquisto del biondo danese.
Punto 1. Finalmente un po’ di sana, amata, antipatia. Provo un senso di erezione e già li sento suonare armonicamente i fischi dell’Olimpico e respiro a pieni polmoni il clima da Corrida di San Siro. Non oso pensare poi a come la faziosa stampa romana demonizzerà il “guerriero” Poulsen nella settimana della sfida contro la “sempre parte lesa” Pupone.Goduria all’ennesima potenza.
Punto 2. Con l’acquisto di un altro “medianaccio” tosto con poca qualità, sognare il tridente non sarà più un’utopia.Con il grande potenziale offensivo a disposizione della Juventus quest’anno, sarebbe folle non ricorrere a questa soluzione tattica perlomeno nella maggior parte delle partite.
Punto 3. Mister Ranieri si assume tutte le responsabilità di questo acquisto, avendo fortemente voluto lui l’acquisto del giocatore.Quindi inutile star qui adesso a criticare questa scelta, senza prima capire cosa ha in mente l’allenatore.
Intanto però ancora una volta è stata privilegiata la strategia dell’acquisto del Campione-Medio a costo non elevato come già l’anno scorso per Tiago, Almiron, Iaquinta e Andrade.(A proposito auguri allo sfortunato difensore portoghese che quasi sicuramente sarà costretto ad appendere gli scarpini, perlomeno a grandi livelli)
Io non condivido questo modo di operare sul mercato ma non sono abituato a criticare a priori.
Prima di esprimere quindi una mia considerazione finale sul mercato della Juventus e sui traguardi che potrà raggiungere (come fatto già l’anno scorso quando sin d’Agosto le prospettai il terzo posto), attendo di valutare il progetto tecnico-tattico e di vedere la squadra all’opera.
Ad oggi, in tutta sincerità, questa squadra mi sembra abbia molte più chance di far strada in Europa piuttosto che in Italia.Certo prima c’è un preliminare da non sottovalutare e soprattutto da passare anche perché a qualificazione ottenuta penso che arriverà un altro Campione-Medio (Stankovic?).
Per adesso mi limito a non sputare su Poulsen, come tanti hanno fatto o faranno, ma attendo con impazienza di vedere se l’operazione tridente (che tanto ricorderebbe quello della Prima era Lippi) sarà fattibile.
Con questo schema si è già conquistata Roma nel 1996. Immaginare un remake dell'impresa nel 2008 è dura, ma non impossibile.
Nella vita mai dire mai....

Dramma Andrade


Ginocchio ancora Ko.
Carriera finita?

mercoledì 9 luglio 2008

"La stampa italiana è oscena"


Parla Piero Ostellino, ex storico direttore del Corriere della Sera.

Allo scoppio di Calciopoli, poche voci di Juventini autorevoli, tra cui la sua, si levarono a difesa della Juventus. Per contro, nessun non-Juventino ha avvertito l'esigenza morale di dissociarsi dal clima di linciaggio di quei giorni. Qual è il motivo?
Perché siamo un popolo di conformisti, perché ci adagiamo sul conformismo, sul politicamente corretto (si diceva questo) e, siccome il moralismo prevale sulle regole del gioco, tutti hanno aderito ad una formula moralistica, in funzione anti-Juventina, per odio viscerale nei confronti della Juventus o anche soltanto per imbecillità.

Più in generale, cosa pensa dell'atteggiamento della stampa italiana nel trattare l'argomento calciopoli, sia quella "amica", legata alla famiglia Agnelli, che quella legata ad altri gruppi editoriali? Perché tutti si son trovati d'accordo nel bersagliare la Juve?
Si sono trovati d'accordo a bersagliare la Juve, perché la stampa italiana, almeno sotto questo profilo, ma troppo spesso (purtroppo) non solo sotto questo profilo, è semplicemente oscena, cioè non fa il suo mestiere


Per leggere l'intera intervista clicca sull'icona qui di seguito

lunedì 7 luglio 2008

"Ma quali schede svizzere!!!!"



Una furia. Eh sì, l’ex arbitro internazionale di Arezzo Paolo Bertini spara a zero:
«Sono stato dismesso dall’Aia, da Gussoni, per normale avvicendamento. Ma vi rendete conto? Vogliono far passare per cosa seria una motivazione che è una barzelletta. Un arbitro può essere dismesso per motivi tecnici. Ebbene, prima che venisse fuori l’intera vicenda il mio comportamento e il mio rendimento erano esemplari. Per cui l’Associazione Italiana Arbitri poteva punirmi per motivi disciplinari ma soltanto al termine del processo in corso, se dovessi risultare colpevole. Così è una carognata bella e buona. Per cui, d’accordo con il mio avvocato, ho deciso di denunciare Gussoni e l’Aia che si sono comportati molto peggio della giustizia sportiva. Ce l’ho con loro, ce l’ho con la Federazione, ce l’ho con chi mi vuole cucire addosso reati che non mai commesso».
A PROPOSITO di giustizia sportiva Paolo Bertini ricorda che è stato assolto dall’accusa di frode mentre c’è un giudizio in corso per quanto riguarda le schede svizzere. Già, le schede svizzere sono, forse, il peso più grosso che grava sulla testa dell’ex arbitro di Arezzo, nonché di Paparesta e Pieri.
E qui Bertini parte di nuovo all’attacco: «Secondo gli inquirenti Luciano Moggi avrebbe posseduto un centinaio di queste schede da cui risulta qualche telefonata con Arezzo. Telefonata che è stata associata al mio nome. Punto primo: io non ho mai posseduto quelle schede e di conseguenza non ho mai parlato con Moggi. Punto secondo: nessun giudice, finora, è stato in grado di dimostrare il contrario. Fra l’altro se avessi parlato con Moggi dovevano accusarmi di illecito sportivo, invece sono stato incriminato per violazione dell’articolo 1, ovvero per comportamento scorretto. Un’accusa che mi fa cadere le braccia dal momento che agli arbitri non era vietato parlare con i dirigenti. Tanto è vero che Collina, intercettato in colloqui con Galliani e Meani del Milan, non solo non è stato rinviato a giudizio ma è stato nominato designatore arbitrale. La giustizia è uguale per tutti?
Macchè, è vero l’esatto contrario».
Però anche la procura di Napoli contesta a Bertini il reato di associazione a delinquere finalizzato alla frode sportiva, nell’ambito dell’inchiesta penale su Calciopoli.E qui l’ex arbitro aretino sputa tutto il veleno che è stato costretto a ingoiare in questi due anni: «Io mi domando: ci sono in Calciopoli partite comprate e vendute? No, assolutamente. E ancora: cosa c’entro io con le schede svizzere? Nulla. E infine: c’è una sola intercettazione telefonica in cui io pronuncio qualche frase compromettente? Neanche per sogno. Per esempio con i designatori Bergamo e Pairetto parlavo spessissimo e non c’è una parola che non sia corretta. Posso avere commesso, questo sì, errori tecnici. Un errore clamoroso, ad esempio, lo feci in Perugia-Inter danneggiando pesantemente la squadra nerazzurra. Faccio presente che la partita fu giocata a gennaio e da quel momento a fine stagione arbitrai solo due volte. Siccome ero diventato da poco arbitro internazionale non credevo che fosse applicata nei miei confronti una censura tecnica così pesante. Ciò sta a dimostrare, appunto, che non ero un privilegiato».
PAOLO BERTINI è un uomo che si sente travolto da un mare di ingiustizie: «C’è stato in questi giorni un patteggiamento fra Paparesta padre e figlio e la Juventus. Ebbene, io e il mio avvocato, assaliti da dubbi legittimi, abbiamo chiesto di vedere quegli atti e non ce li hanno fatti vedere. Le sembra giusto, le sembra corretto? Vede, mi vogliono distruggere ma io che al calcio ho dato tanto nel calcio voglio restare. Magari come dirigente di una squadra oppure in seno all’Aia. Ovviamente quando l’Aia si sarà liberata di personaggi come Gussoni e compagni. Sa perché vorrei restare dentro il calcio? Anche e soprattutto per avere un peso decisionale ed evitare che certe atroci ingiustizie non abbiano a ripetersi. Tutti finora hanno parlato, scritto, sentenziato. Adesso tocca a me. E non avrò riguardo per nessuno, proprio come hanno fatto gli altri con il sottoscritto».

Nadal riscrive lo storia



Rafael Nadal ha vinto il torneo di Wimbledon battendo in finale Roger Federer al termine di una sfida fantastica conclusasi con il punteggio di 6-4, 6-4, 6-7(5), 6-7(8), 9-7 dopo oltre quattro ore di battaglia, la finale più lunga della storia del torneo.
Il 're Federer' ha perso la corona dopo aver vinto cinque edizioni consecutive sull'erba dell'All England Club, il maiorchino ha conquistato anche lo Slam sull'erba, divenendo il secondo spagnolo della storia a riuscire nell'impresa.
A Wimbledon, infatti, solo Manolo Santana nel 1966 era riuscito a fare altrettanto. E, dal 1980 in poi, nessuno era piu' riuscito a vincere a Parigi e poi a Londra nello stesso anno. Prima di Nadal ci era riuscito soltanto Bjorn Borg, in tre occasioni a partire dal 1978.
Una vittoria storica, in parole povere.

sabato 5 luglio 2008

Si parte





Con la presentazione ufficiale delle nuove magliette parte la nuova stagione della Juventus.
Per adesso aspetto ancora per esprimermi sui nostri reali obiettivi stagionali.
Prima di tutto dobbiamo vedere contro chi giocheremo il turno preliminare di Champions League e guai a sottovalutare questo impegno perchè al sol ricordo del Djugarden ho ancora gli incubi.
Una volta superato il turno (se) poi bisognerà valutare attentamente gli acquisti fatti sia dalla Juventus, ma anche dalle potenziali avversarie sia in Italia che in Europa.
Per adesso posso solo dire che questa squadra ha assoluto bisogno di un regista di centrocampo, di un terzino fluidificante dal cross alla Beckham e di un grande difensore centrale da affiancare a Chiellini.
Questi sono i 3 acquisti che servirebbero a prescinder.
Sò già in partenza che averne anche solo 2 sarebbe una grande fortuna visto che la Juventus non ha alle spalle un magnate che finanzia il mercato.
Sò anche però che alla Juve serve un regista alla Xabi o alla Aquilani e se non arrivi a loro è inutile prender poi un Poulsen o uno Stankovic solo perchè costano meno.
Sul Calciomercato io da sempre la penso come Mr.Capello:
o porti gente di valore mondiale che cambia gli equilibri di una squadra, oppure mi tengo i soldi da parte, faccio giocare quelli che ho in rosa(anche i giovani, perchè no?) e appena posso spendo tutto su un campione disponibile.
Inutile comprare 2 buoni giocatori (es.Tiago-Almiron) dal costo medio.
Sempre meglio comprare un campione vero al prezzo doppio del giocatore medio.

venerdì 4 luglio 2008

Juve, non così



Presidente Cobolli Gigli la nuova stagione della Juventus comincia oggi: ci sarà anche lei al raduno?
“No, ho un altro impegno non meno piacevole. Andrò a trovare Boniperti per i suoi 80 anni, anche per portargli il regalo di tutta la Juventus, qualcosa che renda palese l’affetto e l’ammirazione per un grande esempio umano e sportivo che ha raggiunto un traguardo importante come questo”.
Quando giocava lei era un bambino: se lo ricorda?
“Come no. Anzi uno dei primi ricordi della mia infanzia è una sua foto a colori mentre colpisce un pallone al volo in posizione acrobatica: un gesto atletico talmente bello e composto che mi impressionò. Forse per quello diventai suo tifoso e ogni tanto persino io che ero piccolo notavo qualche differenza caratteriale fra lui e Sivori”.
Come dirigente, invece?
“Si è dimostrato oltre che un grande uomo di sport anche un ottimo uomo di affari, non solo per quel che riguarda i giocatori. Io lo conobbi in quella fase, quando ero alla Fabbri e lui ci affidò Hurrà Juventus. L’ho ritrovato due anni fa, nella sede della Ifil, prima di diventare presidente e oggi sono felice e onorato dell’ottimo rapporto che abbiamo. Gli devo qualcosa”.
Che cosa?
“Ricordo con piacere e gratitudine un suo intervento durante un’assemblea piuttosto accesa, un paio d’anni fa. Eravamo sottoposti al fuoco delle domande degli azionisti sulle conseguenze di Calciopoli, e lui in modo gratuito e spontaneo prese il microfono per parlare in favore della nuova gestione. Ci chiamò ragazzi, altra cosa della quale gli sono ancora grato”.
fonte Gazzetta.it



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Quanto mi dispiace che un simbolo vero,unico della Juventus sia stato(e lo sia tutt'ora) usato per giustificare la più grande sconfitta della storia del nostro club:
la mancata difesa nella farsa di Calciopoli.
La Gazzetta dello Sport, giornale in parte anche di famiglia, non smette mai di rimarcare solo quello che gli fà piacere.
Presidente auguri per i suoi gloriosi 80 anni ma sull'operato di Zaccone non saremo mai d'accordo.
E mi scusi se senza assoluta arroganza come juventinità non mi sento inferiore a nessuno.

Verdelli, Zaccone, Calciopoli mi fanno tornare indietro nel tempo, ma non troppo, a quello che forse è stato il mio più bel pezzo scritto:

A distanza di un anno niente è cambiato in cuor mio. E nemmeno nella testa......

Che sòla!!!


Joe Tacopina, brillante avvocato di New York, che nei mesi scorsi aveva fatto da intermediario nell'affare Roma-Soros, racconta a Repubblica la sua verità sulla trattativa saltata:
"Avevo cominciato a lavorare al deal nel febbraio 2007, riuscendo a tenerlo segreto per un anno esatto. E avevo tirato dentro il miglior acquirente che la Roma potesse augurarsi, George Soros. Era lui che doveva comprare la Roma, non io. L'affare doveva chiudersi prima a febbraio di quest'anno, quindi a marzo, per 280 milioni di euro. Ad aprile, il giorno in cui sarebbe dovuta mettere per iscritto la dichiarazione di interesse formale, spuntò fuori un fantomatico arabo disposto a comprare per 400 milioni di euro. Quella era una "sola"...
E lì è finito tutto".

giovedì 3 luglio 2008

"I morti erano nostri.Capito?"


Ottant’anni: presidente Boniperti, da dove cominciamo?
«Da Tubaro».

Tubaro chi?
«Ludovico Tubaro. Veniva dal Toro, giocava nel Legnano. Un tronco di stopper. Una domenica, mi entra a catapulta sulla caviglia e rischia di spezzarmela. Esco, mi medicano, rientro. Lo aspetto. Palla sopra la testa - oggi si dice “sombrero” - e gran botta, gran gol. Lo cerco e gli faccio il gesto dell’ombrello: Tubaro, tiè. Mi ha inseguito fin sotto la doccia. Un giorno che ero ancora europarlamentare, squilla il telefonino. Era lui. Quasi mezzo secolo dopo. Quel pomeriggio, l’avrei ammazzato. Quel giorno, l’avrei abbracciato».

Dal 24 luglio 1946, giorno in cui firmò il primo contratto, a oggi. E per sempre. Juventino.
«Furono gli amici a “leggermi” la Juve del Quinquennio come se fosse un romanzo d’avventure. Il fenomeno di casa, però, era Gino, mio fratello. Solo che fumava come un turco. Sarebbe diventato un fuoriclasse. Ha fatto il radiologo. Me l’ha portato via un tumore».

Mai avuto tentazioni?
«Se per tentazioni intende qualche offerta, ebbene sì, ne ho avute. Inter, Milan, Roma, il Grande Torino. Era stato Valentino Mazzola a fare il mio nome a Ferruccio Novo. Il presidente mi ricevette nel suo ufficio: commendatore, gli dissi, sono della Juve, non posso».

L’Italia della sua giovinezza.
«Papà Agabio, prima sindaco e poi podestà di Barengo. Mamma Camilla, maestra. Più che la guerra, mi impressionò il dopo. La resistenza. Il paese spaccato. Partigiani, fascisti. Momenti terribili, anche dalle nostre parti».

Se non avesse fatto il calciatore?
«Avrei fatto l’agricoltore. Non ho mai rinnegato le mie radici contadine. Lasciavo che la gente ridesse, quando chiedevo agli Agnelli mucche gravide come premio-partita. Mi sono diplomato geometra e ho dato quattro esami di economia e commercio. Poi, solo calcio».

Come si diventa Boniperti?
«Parlando il meno possibile. Facendo il duro. E, nei ritagli di tempo, battendo come Dio comanda qualche calcio d’angolo».

Si ritirò il 10 giugno 1961, dopo Juventus-Inter 9-1. L’Avvocato non era d’accordo.
«Sono per i tagli netti. Mi tolsi le scarpe e le diedi al magazziniere. Mai più messe. Odio le pantomime fra vecchie glorie».

Tagli netti: all’Heysel, fin troppo. Non riconsegnare quella coppa...
«E a che titolo? I morti erano nostri. Ha capito? Nostri. Ancora oggi, in prossimità dell’anniversario, molti tifosi mi scrivono o mi telefonano: sempre con lei, presidente».

C’è un altro Boniperti di cui vorrebbe parlare?
«C’è stato quello che andava a caccia con Fausto Coppi, incantato dai suoi silenzi. C’è stato l’amministratore delle tenute di Umbertide e Veneria di Lignana, quest’ultima vicino a Vercelli, dove girarono “Riso amaro”. C’è il marito, il padre di tre figli, il nonno di cinque nipoti. Ho cercato, sempre, di essere all’altezza».

Voce di popolo: grande giocatore, grande e fortunato presidente. Facile, con gli Agnelli dietro.
«Essere fortunati non è mica una colpa. L’Avvocato, il Dottore: due mezzali così, non le avremo più. Quando bisognava comprare, Gianni Agnelli mi diceva: mi fido di te, ma fai come se i soldi fossero i tuoi. E quando mi “svegliava” anche alle quattro del pomeriggio, voleva dire che non eravamo primi in classifica».

Silvio Berlusconi?
«Mi ha “rubato” Donadoni a suon di miliardi, ben tredici, ma poi sono stato europarlamentare per cinque anni con Forza Italia. Uno a uno».

Le piace la politica?
«Mi piaceva l’Italia di una volta, quella della ricostruzione e del boom. L’Italia che soffriva per tornare in alto. Non sputo nel piatto dove ho mangiato. Invoco semplicemente qualche limite, qualche regola. Non dico di avere nostalgia della tv democristiana, ma ormai è tutto un urlo, tutto un insulto, in politica, nello sport, ovunque. Un passettino indietro, per favore».

Rimpianti? Rimorsi?
«Non sono un santo. Se ho peccato, l’ho fatto esclusivamente per difendere la mia società. Più in generale, il mio grande rimpianto resta lo stadio. Seconda metà degli Anni Ottanta: avevo tutto, progetto, terreno, quattrini. La Juventus avrebbe anticipato il futuro. Romiti disse all’Avvocato che non era ancora il momento. E invece lo era, e come».

Perché la Juventus di Boniperti-Charles-Sivori ha stregato una generazione?
«Perché ognuno aveva qualcosa che mancava all’altro. Perché, nel gioco, interpretava le fregole del Paese. C’era fantasia, forza, rigore. Se Omar fosse stato meno argentino e più tedesco - traduzione: meno isterico e più razionale - di scudetti non ne avremmo vinti tre, ma il doppio. Omar: il Maradona di quel tempo».

E il vero Maradona?
«L’avevo preso. Solo che il presidente della Federazione argentina, Julio Grondona, bloccò il trasferimento. Ordini superiori. Un giorno, molti anni dopo, ho rivisto Diego e sa cosa mi ha confidato? Se fossi venuto alla Juve quando dovevo, magari avrei avuto una vita privata più serena».

B come Boniperti, ma anche B come serie B.
«Una ferita che non si rimarginerà più».

C’è chi pensa a un complotto.
«Liberissimo. Io no, non ci ho mai creduto».

Quali sono i campioni che più apprezza?
«L’argentino del Barcellona, quel Messi. E Kakà. Talento a parte, elegante e solare. Come Scirea».

E dei giovani italiani?
«Giovinco. Mi ricorda Muccinelli».

Il gol più bello che ha realizzato?
«Non so se sia davvero il più bello in assoluto, ma sono affezionato a un rigore che calciai, e trasformai, al Filadelfia, contro il Toro. Non ha idea dell’atmosfera. La gente, lì, a pochi metri. Sentivo le fiamme che uscivano dai nasi granata. Tirai una lecca sotto la traversa. Parola mi diede dell’incosciente».

«Giampiero, vuoi arbitrare tu?». Testimonianza di Benito Lorenzi, il veleno dell’Inter. Conferma?
«Confermo. E le aggiungo un altro episodio, visto che siamo in tema. Bologna-Juventus, dirige Jonni di Macerata. Comincio a friggere, a smoccolare, a sbraitare. Mi fa: “Se vuoi, ti do il fischietto”. Giuro: me lo ha poi mandato per posta, in una busta».

Ottant’anni: le pesano?
«Li conto. E li trovo pieni. Mi basta».

Segue la nuova Juventus?
«Come no. Ho letto della rissa con il Toro per ’sto Knezevic del Livorno. Una riserva, fra l’altro».

Proprio così.
«Mah. Forse è un segno dei tempi».

Senza forse, presidente.
«Addirittura?».

mercoledì 2 luglio 2008

Labirinto Juve


Roberto Beccantini
www.lastampa.it

Parlare dei mercati della nuova Juventus è come entrare in un labirinto senza lo straccio di un filo d’Arianna al quale aggrapparsi. Rispetto all’estate scorsa, si è esaurito il bonus che la permanenza della vecchia guardia - Buffon, Camoranesi, Nedved, Trezeguet, più Del Piero, capitolo a sé - aveva garantito alla società. In effetti, sarebbe disonesto rimuovere tutte le destinazioni a cui vennero abbinati, tanto per fare due nomi, Buffon e Camoranesi. Sempre per onestà, bisogna fare un cenno - l’ultimo - ad Almiron e Tiago. Due fallimenti: il primo, girato a gennaio al Monaco; il secondo, ancora nei quadri.

Chi scrive, e non è una novità, aveva caldeggiato l’acquisto di Almiron. Dunque: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Non, però, Almiron «e» Tiago. Almiron «o» Tiago, sponsorizzato da Claudio Ranieri. In estate, le bugìe diventano necessarie. Luciano Moggi potrebbe farci un libro. A patto che siano sostenute da una strategia precisa, chiara.
E allora: 1) ok per l’acquisto di Amauri; ok, anche, per i ritorni di Giovinco, Marchisio e De Ceglie; 2) Mellberg, come centrale di difesa, non mi sembra il top, ma di stopperoni in giro, estero su estero, non ce ne sono molti; e uno dei migliori, Chiellini, è già a libro paga. Ciò premesso, eccoci ai nodi gordiani. Xabi Alonso? Da prendere subito, come regista del centrocampo. Il danese Poulsen? E’ un altro tipo di centrocampista, e con Xabi non c’azzecca un tubo. Stankovic? A settembre farà 30 anni, si è un po’ imbolsito, e come suggerisce Giampiero Boniperti, «mai fidarti di una grande squadra che vuole venderti un grande giocatore». Gatta ci cova. Morale: no, grazie.

Quanto all’accusa, documentata, di aver cantato «vinciamo senza rubare», non ne farei un’ossessione. Il romantico che è in me continua imperterrito a lottare con il cinico che è fuori di me, ma se mi offrissero Messi al prezzo di quella strofa, temo che mi metterei un macigno sulla coscienza e lo prenderei.
Stankovic, come Poulsen, non c’entra nulla con Xabi Alonso (o Aquilani: buona, questa). In linea puramente teorica, se mai arrivasse, potrebbe fare il Nedved, prospettiva che in passato lo aveva spinto al punto da firmare un contratto con la Triade prima di firmarne un altro con Moratti.

Tornando allo slogan bonipertiano, ed essendoci di mezzo proprio l’Inter, si potrebbe pensare alla classica eccezione che conferma la regola, e cioè che, nel caso di Moratti, ci si potrebbe pure fidare. Roberto Carlos, Pirlo, Seedorf, Cannavaro (in cambio di Carini, record mondiale): serve altro? Il Po mormora che Ranieri sia furibondo per l’altalena di nomi, di ruoli, di funzioni specifiche che rimbalzano dalla sede. Per tacere, poi, della rissa con il Toro per il croato Knezevic. Non deve stupire che il presidente del Livorno, Spinelli, l’abbia venduto a entrambi; se mai, mi sarei meravigliato che avesse rispettato i regolamenti. Viceversa, deve stupire che la Juventus si abbassi così tanto e il Toro di Urbano Cairo non sappia sollevarsi se non di uno-due centimetri. C’era in ballo Luis Figo, quando Juventus e Parma si sfidarono a singolar tenzone. Ripeto: Luis Figo. Knezevic è cornice, non quadro. E dire che, mai come quest’estate, il mercato offre obiettivi veri, non verosimili o taroccati in redazione. Basta pagarli.

Fa bene, la Juventus, a coniuguare risultati sportivi e bilancio. E ancora meglio farebbe a iniziare i lavori per 'sto benedetto stadio. Nello stesso tempo, fra muoversi con oculatezza e avanzare brancolando nella luce c’è una bella differenza. Il primo caso, ripeto, tollera persino le false testimonianze. Il secondo, ahimé, non riuscirebbe a giustificare neppure le migliori intenzioni. I tifosi si interrogano imbarazzati. Un passo alla volta, d’accordo. Avrei giurato sulla Juventus quarta o quinta, lo scorso campionato; viceversa, è arrivata terza con largo anticipo su tabelle e calendari. Darne atto alla dirigenza e allo staff tecnico è il minimo che si possa fare.

Adesso, però, bisogna continuare. Podio scudetto, sempre; e, di nuovo, Champions League. E se già per un gregario, Knezevic, si deve fare metaforicamente a botte col Toro, figuriamoci per un quasi gregario da 21 milioni di euro come Xabi Alonso. Troppo comodo sparare su Secco e Ranieri. Signori Elkann, Blanc, Cobolli Gigli: se non ora, quando?