sabato 31 maggio 2008
Benvenuto Amauri
venerdì 30 maggio 2008
Amali, pazzi indossatori
Mancini ha querelato Moratti, dopo che Moratti ha usato le intercettazioni col malvivente della Pinetina per giustificare l'esonero. Ma, soprattutto, che "the special one" non vuole Ibra, giudicato un lungagnone.
Invece di ricoverarlo, almeno stando ai giornali, pare che Moratti abbia deciso di accontentare Mourinho e di provare a scambiare il più forte giocatore del mondo con due buoni giocatori del Barcellona, Deco e E'too.
Ma la cosa formidabile è che una delle motivazioni morattiane, sempre stando ai giornali, sarebbe "filosofica", cioè vorrebbe dimostrare al mondo – o forse solo ai soldatini con cui gioca la sera prima di addormentarsi – di saper vincere anche senza gli juventini.
Se Camogli Gigli non gli regala Buffon o Camoranesi o Trezeguet, arriverà come al solito terzo.
C.Rocca
giovedì 29 maggio 2008
In loving memory
* Bruno Balli
* Alfons Bos
* Giancarlo Bruschera
* Andrea Casula
* Giovanni Casula
* Nino Cerrullo
* Willy Chielens
* Giuseppina Conti
* Dirk Daenecky
* Dionisio Fabbro
* Jaques François
* Eugenio Gagliano
* Francesco Galli
* Giancarlo Gonnelli
* Alberto Guarini
* Giovacchino Landini
* Roberto Lorentini
* Barbara Lusci
* Franco Martelli
* Loris Messore
* Gianni Mastrolaco
* Sergio Bastino Mazzino
* Luciano Rocco Papaluca
* Luigi Pidone
* Benito Pistolato
* Patrick Radcliffe
* Domenico Ragazzi
* Antonio Ragnanese
* Claude Robert
* Mario Ronchi
* Domenico Russo
* Tarcisio Salvi
* Gianfranco Sarto
* Amedeo Giuseppe Spolaore
* Mario Spanu
* Tarcisio Venturin
* Jean Michel Walla
* Claudio Zavaroni
mercoledì 28 maggio 2008
L'uomo che vince sempre...
MORATTI NON COSI'
Gli espertoni della Pravda rosa troveranno certamente un modo di spiegare il licenziamento di quello che secondo loro è "l'allenatore che vince sempre". Noi, meno esperti, siamo molto tristi.
Moratti e Mourinho sono certamente capaci di regalarci nuove vette surreali, ma il prossimo anno gli indossatori di scudetti altrui avranno un allenatore vero, uno che sa vincere anche contro gli avversari e che certamente acquisterà giocatori capaci da aggiungere a quelli soffiati con la circonvenzione di incapace (e dico circonvenzione di incapace, volendo pensare bene)
C.ROCCA
venerdì 23 maggio 2008
"Il tavolino è il mio orgoglio"
giovedì 22 maggio 2008
Scivolata crudele
Il Rosso vince e il Blu perde.
La roulette dal dischetto del Luzhniki Stadium di Mosca ha consegnato al Manchester United la sua terza Champions League (la seconda dell’era Ferguson, a cinquant’anni esatti dalla tragedia di Monaco) e chiuso la stagione del Chelsea esattamente com’era iniziata, ovvero con una sconfitta ai rigori per opera dei Reds Devils e le lacrime di John Terry, scivolato malamente dal dischetto all’ultimo penalty, quello decisivo.
E l’errore del capitano dei Blues - l’uomo bionico capace di recuperare a tempo di record dall’ennesimo infortunio (questa volta al gomito) pur di non mancare la partita della vita ma anche il padre affettuoso che gira con la foto di lui e del figlio George John sul beauty case - domina oggi le prime pagine dei giornali, al pari del trionfo dello United. Perché senza il primo, di sicuro non ci sarebbe stato nemmeno il secondo, visto che Cristiano Ronaldo aveva già sbagliato dagli undici metri e se JT avesse infilato la porta di Van der Sar, adesso saremmo qui a raccontare tutta un’altra storia.
"SCIVOLATA CRUDELE" - Questo il concetto sottolineato dal “The Independent” , che parla della “cruel slip” (scivolata crudele) che ha dato la Coppa al Manchester in una notte “unforgettable” (indimenticabile), e ripreso poi anche dal “Guardian”, che oltre a dare spazio alle lacrime di Terry - fra l’altro nemmeno fra i cinque primi rigoristi designati, perché l’ultimo tiro dal dischetto doveva essere di Didier Drogba, espulso, però, durante la gara – celebra la comunque meritata gloria dello United al termine di un “dramatic shoot-out”. E il finale thriller della lunga notte di Mosca torna anche sul “Daily Telegraph”, dove il Manchester United diventa “Kings of Europe” e Sir Alex Ferguson “legend”, anche se in uno dei commenti viene ricordato come l’errore di Ronaldo (che poteva essere fatale) dimostri che, in fondo, tutti i calciatori sono esseri umani. Anche un mostro di bravura come il portoghese che, fra l’altro, ha già detto che resterà allo United ancora per un bel pezzo. Potere della Champions. Di “thrilling final” parla pure il “Daily Express” che festeggia i “Glory Boys” (con foto di Ronaldo osannato dai compagni dopo il gol nei tempi regolamentari) e, soprattutto, Edwin Van der Sar, che ha distratto Anelka quel poco che bastava per fargli ciccare il rigore decisivo, dopo il famoso errore di Terry.
VAN DER SAR LA STAR - Un Van der Sar che diventa “Der Sar’s The Star” sul “Daily Star”, che lo definisce “the hero” e rende il doveroso tributo alla “Red Army” che diventa “King of Europe”. Alla fine, comunque sia andata, è stata senza dubbio una notte da ricordare, con la pioggia battente a rendere ancora più inglese una sfida che già tutta inglese lo era di suo. Non a caso, il “Daily Mail” titola a tutta pagina “Fight Night” (ovvero, notte di battaglia) e celebra i nuovi “Kings of Europe” dopo uno “spectacular penalty showdown”. E mentre il “Times” incorona gli eroi di Mosca a mezzo secolo da Monaco, davanti agli occhi di un’autentica leggenda come Bobby Charlton, che la Coppa la alzò nel 1968 e che ieri sera ha visto Ryan Giggs strappargli il record delle partite disputate con la maglia del Manchester (758, adesso siamo a 759), il “Sun” saluta la squadra di Ferguson con un’unica, semplice parola: “Champions”. Da ieri sera l’Europa ha un nuovo padrone.
mercoledì 21 maggio 2008
Le verità di Moncalvo
martedì 20 maggio 2008
lunedì 19 maggio 2008
"Non è Calciopoli ma..."
Il Punto di ROBERTO RENGA
http://www.ilmessaggero.it/
Complimenti alla Roma. Solo alla Roma. Non alla Federazione, che non sente e non vede. Non alla Lega. Non alla corporazione degli arbitri. Non all’Inter, che un anno fa strameritò (complimentissimi) e che questa volta, stanca, ridotta ai minimi termini, stressata e nervosa, è stata tenuta in piedi per tutto il girone di ritorno da amici fischiettanti, che si sono rivelati, via via, più affezionati di quei tifosi che abbiamo visto portarsi a casa le zolle del Tardini.
Anche ieri, nel momento del pericolo e della paura, un signore spedito ad arbitrare ha guardato altrove quando Materazzi ha travolto Budan (fallo da espulsione) e quando, più tardi, sempre Matrix, in area ha allontanato con una spinta Coly. Più importante, in questa circostanza, Ibrahimovic o Rocchi? Rocchi e Saccani avevamo finito per accettarli: per sfinimento, più che altro. Saccani ha fatto il suo e non ha inciso sul risultato; Rocchi, che gli interisti addirittura avevano contestato alla viglia, il risultato ha finito per indirizzarlo e quanto. Come tanti suoi colleghi in precedenza, skipper smaliziati e abili a cogliere il vento buono. Che li porta sempre dalla stessa parte.
Lasciamo stare Moratti e i suoi. Non è Calciopoli, per intenderci, ma solo la voglia matta che spinge una categoria a dedicarsi anima e corpo a una missione. L’Inter è stata salvata da una decina di scodinzolanti cani San Bernardo. Adesso fa festa e Maicon si permette addirittura di rivolgere in diretta tivvù una dedica volgare a De Rossi, colpevole di dire ciò che tutti pensano: avversari aiutati. Perchè, no?
Complimenti alla Roma, dunque. Al suo capitano ferito, al capitano di domani giustamente ”rosicone”, a tutti i romanisti, da Doni a Vucinic, irresistibile goleador. Complimenti a Franco Sensi, per il quale la Roma è la vita, oggi come ottanta anni fa, quando suo padre realizzava un sogno. A Luciano Spalletti, che ha ridato a una tifoseria ferita l’orgoglio di esserci e di tifare per una squadra che non chiede aiuto, che non tende la mano, che va avanti per la strada del gioco e dell’onestà. Complimenti ai tecnici, che hanno inventato e poi realizzato una Roma così, con due lire e mille idee. Complimenti ai tifosi, che hanno capito e apprezzato il piano societario. Per tutti loro lo scudetto tenuto in mano dalla Roma per un’ora non conta e non vale: l’altro scudetto, quello che preferiscono, la Roma l’aveva vinto una settimana fa.
La squadra non è da rifondare, ma da migliorare. Sta peggio l’Inter, a ben guardare: Moratti allontanerà Mancini e il prossimo tecnico ripartirà da zero. Sabato all’Olimpico la rivincita in Coppa Italia. Sia chiaro: la Roma non chiede aiutini.
Vorrei che un giorno il signor Renga ci spiegasse che differenza c'è, secondo lui, tra uno scudetto come quello vinto dall'Inter ieri e quelli vinti dalla Juve nell'era Moggi.
Quel "Non è calciopoli, per intenderci" mi fa ridere.
Ma perchè Calciopoli cos'è stato?
Signor Renga sà che le dico?
Lei e tutti i romanisti ve lo siete meritato quanto subito quest'anno.
Per anni avete accusato la Juve di rubare per episodi sempre al limite.
Quest'anno che invece gli episodi sono stati eclatanti mi scrive "non è Calciopoli..."
Signor Renga avrà mai il coraggio di scrivere il concetto espresso da De Rossi ieri sera in diretta tv?
Se ci fosse stata la Juve al posto dell'Inter....
Altro che Calciopoli...Anzi altro che Farsopoli.
Sono 15
TUTTOSPORT
CHRISTIAN ROCCA
Il terzo scudetto consecutivo di Cobolli (in due anni!)
Gli indossatori indossano per la terza volta consecutiva, malgrado Mancini.
LUCA BEATRICE
I limiti della pazienza
Ho sopportato davvero tanto in questi due anni. Che il signor Guido Rossi appiccicasse uno scudetto di cartone sulle maglie della sua ex-squadra e che il loro presidente festeggiasse da solo stappando una bottiglia di champagne. Ho sopportato l'autodefinizione di "banda degli onesti". Ho sopportato che uno dei nostri migliori giocatori emigrasse sulla loro sponda proclamandosi nerazzurro da sempre. Ho sopportato chi li ha chiamati "corazzata", "invincibile armata". Ho sopportato i maglioncini verdi di Mancini comprati a Brescia. No, scusate, da Brescia. Insieme a qualcos'altro. Ho sopportato che i loro tifosi ci dicessero siamo campioni del mondo, quando il contributo alla Nazionale di Lippi è stato di un/ventiduesimo. Ho sopportato la sceneggiata per il rigore fallito da Materazzi, ben sapendo che una società seria, dopo che un suo giocatore ha fatto una bravata lo difende comunque, e non lo addita a pubblico ludibrio. Ho sopportato il loro continuo atteggiarsi a vittime. Il loro piagnucolarsi addosso. La perfida strategia di insabbiare qualsiasi cosa li riguardi. Ho sopportato le finte dimissioni del modestissimo allenatore cui solo una falsa storia attribuirà tre scudetti di fila. Ho sopportato la stampa e le televisioni che li hanno incensati. I Nicola Berti, le vallette Canalis, i Serra e i Bertolino. Ho sopportato la cafonaggine di Stankovic e il suo battersi sul petto un tricolore da usurpatori. Sopporto persino che dicano di aver vinto sedici scudetti . Tante cose ho davvero sopportato. Ma su quest'ultima la mia pazienza si è fermata: ieri pomeriggio, intorno alle 18, qualche solitario strombazzatore con bandiera nelle strade della mia città. E no, miei cari, prendete l'autostrada Torino - Milano e percorrete i 140 km scarsi che vi separano dalla vostra beneamata Madunina. Lì troverte degni compari ad attendervi. Torino, per favore, non la sporcate con i vostri orridi stracci nerazzurri. Se non per rispetto verso la storia sabauda, almeno per non rendere l'aria irrespirabile
Applausi per Ibra
Rideteci sopra.
Ripeteranno che se prima la squadra di Moratti non vinceva era solo per colpa di una banda di ladroni….
Rideteci sopra a crepapelle.
La stampa romana continuerà a scrivere e dire che quest’anno l’Inter ha vinto solo grazie agli arbitri…
Sorrideteci sopra.
L’unica vera realtà invece è solo una, indiscutibile:
chi ha Zlatan Ibrahimovic vince.
Semplice, no?
4 anni in Italia, 4 scudetti consecutivi vinti, sul campo, da assoluto protagonista.
Uno dei pochi, poi, a non aver rinnegato il “diavolo” Moggi.
Mai visto in vita mia un giocatore spostare così tanto le gerarchie di uno stesso campionato passando da una squadra all’altra.
Se Ibrahimovic, dopo Calciopoli, fosse passato al Milan ora staremmo festeggiando lo scudetto dei rossoneri.
Se lo svedese fosse andato all’estero, ora si starebbe festeggiando a Roma al Circo Massimo.
Alla Juve, si dice e si scrive, per tornare grande servirebbero 3-4 campioni. Sbagliato.
Ne basterebbe uno. Basterebbe lui, Zlatan Ibrahimovic.
Sono un rosicone come si dice a Roma, e come ieri ci ha ricordato anche De Rossi (a proposito ma la stampa romana avrà mai il coraggio di dire quello detto da Daniele”se al posto dell’Inter ci fosse stata la Juve….”) e lo ammetto.
Ammetto di non aver mai rosicato così tanto in vita mia nel veder un ex giocatore della Juve giocare con altra maglia in Italia.
Eppure lo guardo, vorrei odiarlo, come si fa con una donna che tanto hai amato ma che ti ha lasciato,ma non ci riesco.
Lo guardo e ne rimango incantato.
E allora di fronte a tanta classe non resta che alzarti in piedi ed applaudire, in perfetto stile Juventus.
Applausi per te Zlatan, campione assoluto.
domenica 18 maggio 2008
"Dedicata a Lapo"
"È una vittoria sofferta e meritata. Una vittoria che vogliamo dedicare anche a Lapo che so ha esultato domenica. Non so come ci sia rimasto oggi...".
Firmato Gabriele Oriali, detto "l'onesto"
Ps: se Lapo ha comunque bisogno di un passaporto nuovo, consiglio di rispondere ad Oriali e magari avvalersi dei suoi servigi.
"Rosico.Fosse stata la Juve..."
Si parla di arbitri, Daniele.
Tutto in una foto
Mai foto fu più significativa.
Grazie a Vieira e sopratutto a Zlatan Ibrahimovic,
l'Inter torna a vincere un vero scudetto sul campo a distanza di quasi 20 anni, pur con molti episodi arbitrali a favore (che però adesso sono solo errori in buonafede)
Tutto ciò conferma ancora una volta di più, che senza Calciopoli non sarebbero bastati altri 1000 miliardi a Moratti & C per riuscire a vincere.
Ciao Alessandro Magno
"Questo è il mio ultimo mese da giocatore della Juventus. Sono arrivato a Torino che avevo 22 anni, ero sposato da dieci giorni, per me iniziava un nuovo corso. Qui sono cresciuto, ho imparato valori come professionalità e attaccamento alla maglia. Qui sono diventato un uomo, sono maturato. Dopo così tanto tempo non ci sono soltanto legami calcistici, ma si creano rapporti e amicizie anche fuori dal campo".
5 scudetti vinti sul campo, 3 supercoppe italiane, un torneo Intertoto e un campionato cadetto nel palmares:
"Il momento più significativo della mia carriera è stato quando ho firmato il contratto con la Juventus, la squadra di cui ero tifoso da bambino. A dire la verità però non pensavo di restarci undici anni. La maggior delusione sportiva è stata la sconfitta nella finale di Champions a Manchester, a livello personale invece l'amarezza che più fa male è stata la retrocessione in B perchè ho visto svanire tutti i sacrifici di una stagione. Noi sappiamo quello che abbiamo lottato per vincere quei due scudetti, e lo sanno anche dall'altra parte. Però loro devono dire l'opposto per giustificare il motivo per cui non vincevano mai: la ragione in realtà è una sola, noi eravamo più forti. E lo sapevano benissimo. Anzi, l'abbiamo dimostrato pure quest'anno battendoli a San Siro. Non so quale sarà il mio destino. Ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto tornare ad Empoli, la società che mi ha lanciato nel calcio che conta. Quando smetterò mi piacerebbe lavorare con i ragazzi, è un progetto che mi affascina perchè loro rappresentano il domani del calcio".
ALESSANDRO BIRINDELLI
Per una volta Alexander the great non è Del Piero, ma un grande professionista, un giocatore grande gregario che non era un campione, ma che mai dico mai ricordo di averlo visto uscire dal campo senza la maglietta sudata.
E allora Ciao Biri, ci mancherai.
Grazie per tutto quello che hai fatto onorando sempre la maglia che hai indossato.
Semplicemente Del Piero
sabato 17 maggio 2008
Alex come Pablito?
venerdì 16 maggio 2008
Giustizia è fatta
Il Tas di Losanna ha deciso che il sudafricano potrà gareggiare coi normodotati a Pechino.
Oscar Pistorius può andare alle Olimpiadi. Il 21enne atleta disabile sudafricano potrà provare a qualificarsi per i Giochi di Pechino per normodotati: lo ha stabilito il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna, che ha accolto il suo ricorso contro il no della Iaaf, la federatletica internazionale, che il 14 gennaio aveva detto che le sue protesi in fibra di carbonio gli avrebbero procurato un grosso vantaggio.
"Come potete immaginare ho trattenuto il sorriso nell'ultima ora e mezza - ha dichiarato Pistorius in una conferenza stampa -. Ora posso finalmente dire che la verità è venuta alla luce. Ho l'opportunità di realizzare il mio sogno olimpico, se non nel 2008 nel 2012. Il tempo è poco, sarà molto difficile per me qualificarmi, se non ce la farò sarò alle ParaOlimpiadi. Confermo che il 2 luglio sarò alla Notturna di Milano e l'11 luglio al Golden Gala di Roma".
Il Tas ha fatto sapere in un comunicato che la Iaaf non ha provato che Pistorius abbia violato il regolamento sportivo: "Sulle basi dell'evidenza portata dagli esperti di entrambe le parti non è stato sufficientemente dimostrato che l'atleta tragga alcun vantaggio metabolico dall'uso delle Cheetah Flex-Foot".
Gli atleti hanno tempo fino al 23 luglio per qualificarsi ai Giochi Olimpici e Pistorius dovrà fare 45"55 sui 400 metri per essere presente in una gara individuale, mentre potrebbe già gareggiare in una staffetta senza aver bisogno di qualificarsi.
Comunque vada....
- ROMA, 16 MAG -
Dico Moggi e sciacquo la bocca
da Libero.
GIAMPIERO MUGHINI
Figuriamoci se siamo qui a mettere i bastoni fra le ruote ad atleti e tifosi dell'Inter che aspettano trepidanti la conclusione (vittoriosa) di un campionato in cui sono stati in testa dalla quinta giornata alla penultima. Certo che domenica prossima vincerà la migliore fra Inter e Roma, com'è sempre successo nel gran torneo di calcio, dove 29 volte ha vinto la Juve e 14 l'Inter (il loro 14° scudetto, com'è ben noto, è di aria fritta e dunque non vale, e dunque finora ne hanno vinti solo 14). Certo che questa faccenda delle telefonate assidue tra un bel po' di gente interista e un pregiudicato emerito, quel Domenico Brescia che in fatto di appartenenza ai clan mafiosi ha pochi rivali, qualche sorrisino se lo merita. Nessun dolo e nessuna insinuazione da parte nostra. Nessunissimo. Può succedere che persone della cui specchiatezza noi non abbiamo alcun dubbio - il mister Roberto Mancini, capitan Javier Zanetti, il Marco Materazzi di cui sono uno speciale ammiratore e che ringrazio di avermi telefonato perché domenica scorsa avevo detto due paroline a difesa del suo onore - parlino al telefono con un emerito farabutto. Le intercettazioni e l'Italia miserevole. Niente di penalmente o moralmente rilevante. Solo parole pronunciate innanzi alla cornetta. Nulla che cambi la storia del calcio. Un'intercettazione telefonica è solo una cosa miserevole. Fossero intercettati ministri, direttori di giornali, segretari di partito, in ogni caso ne verrebbe fuori un'Italia miserevole e una società italiana da quattro soldi. Il potere si nutre di cose miserevoli. Non sarebbe il potere, altrimenti. E dunque nessunissima nostra insinuazione contro la gran quantià di intercettazioni dove a un lato della cornetta c'era un uomo in maglia nerazzurra e dall'altra un farabutto.
Epperò non è stato così nell'estate del 2006. In quell'estate 2006 non c'è stato scampolo di intercettazioni ai danni della Juve e del suo onore che non andasse sulle prime pagine dei giornali. Un gran trambusto quando apparve che il figlio di Luciano Moggi volesse trombarsi una splendida conduttrice televisiva, un episodio così e così rispetto alla Breccia di Porta Pia. Un trambusto da far cadere giù il Colosseo quando Lucianone millanta credito con un suo amico giornalista, a dirgli che ha chiuso l'arbitro in uno sgabuzzino. Una tale fanfaronata, eppure presa alla lettera da giudici sportivi che Guido Rossi, ex membro del consiglio d'amministrazione dell'Inter, aveva sostituito alla bisogna. Titoloni di giornale quando sembrava risultasse che Moggi aveva telefonato 42 volte a un arbitro che avrebbe giudicato un Juve-Milan molto importante, insomma che ci avesse messo 42 telefonate a corromperlo e anche se di quella corruzione non esiste la benché minima traccia. Buffoni, buffonate. Mai e poi mai ricambieremo gli amici dell'Inter della stessa moneta. Ci sia di mezzo Massimo D'Alema, l'ex governatore della Banca d'Italia o Roberto Mancini, per noi le intercettazioni valgono poco meno che niente. È ovvio che al telefono si parli di business e di troie. Poi, tutto sta a vedere. Dico "Moggi" e sciacquo la bocca.
Domenica prossima vinca il migliore, e sino alla penultima giornata i migliori sono stati quelli dell'Inter e seppure con un solo punto di vantaggio sulla Roma povera ma bella. Certo che se dovessero andar sotto e la Roma trionfasse, tutti quei loro discorsi sul fatto che per vent'anni erano arrivati ottavi, quarti, quinti in ragione dell' "organizzazione a delinquere" pilotata da Luciano Moggi (scusate, vado un attimo di là a lavarmi la bocca dopo avere pronunciato il suo nome) finirebbero nella monnezza che meritano.
Il commento: Chiacchierare con un farabutto non è illecito, esattamente come erano senza macchia le conversazioni della Triade Telefonate irrilevanti come quelle della Juve.
Ma Moggi fu crocifisso...
mercoledì 14 maggio 2008
Che bella stagione ma....
Provaci ancora Pavel
www.juventus.com
martedì 13 maggio 2008
Presidente, perchè?
lunedì 12 maggio 2008
Senza, non vinco
Quando l’anno scorso, quasi al termine della sessione estiva di calciomercato, sentenziai che la Juventus in questa stagione avrebbe potuto raggiungere come obiettivo massimo il terzo posto fui accusato da alcuni di esser un pessimista. Da altri, per assurdo, anche di esser sin troppo ottimista.
Ma ricordo bene a cosa vincolai l’obiettivo del terzo posto:all’incedibilità di Chiellini.
Cedere Chiellini, scrissi a suo tempo, sarebbe stata un’assoluta follia.
Non c’era cifra che avrebbe potuto giustificarne il sacrificio.
Quando sei nella condizione di dover colmare un grande gap da chi ti precede, i migliori giocatori di cui disponi devono esser incedibili e a loro devi aggiungere tanta quantità e tanta qualità.
Ma come, penserà qualcuno, abbiamo rinunciato a Vialli, a Roberto Baggio, a Zidane e non potevamo rinunciare a Chiellini? Si, è proprio così.
Perché quando non sei la squadra più forte, quando di campioni in squadra ne hai già pochi, non puoi permetterti di fare a meno anche di quei pochi di cui disponi.
Perché tutto questo preambolo?Perché, prima che sia troppo tardi, voglio vincolare anche la stagione che verrà:se vogliamo tornare a lottare per vincere sia in Europa che in Italia, Iaquinta e Giovinco devono esser considerati incedibili.
Cederne anche solo uno dei due sarebbe folle.
Vincenzo Iaquinta ha quest’anno dimostrato di esser uno da Juve. Uno dal grande cuore, dalla grande grinta. Uno decisivo nei momenti che servono.Uno capace di fare la differenza sia quando schierato titolare che quando subentrato a partita in corso.Uno che per la sua duttilità e per la sua grande capacità di attaccare gli spazi sarebbe decisivo in qualsiasi squadra. E ora soprattutto che l’Europa è stata riconquistata, rinunciare ad un giocatore simile sarebbe scelta incomprensibile.
Che dire di Sebastian Giovinco invece? Un anno ad Empoli ha consacrato questo piccolo fenomeno tascabile.L’altro giorno ho chiesto ad un suo attuale compagno dell’Empoli se riteneva Giovinco pronto per tornare alla Juventus. Questa è stata la sua risposta:
“Scherzi? Se io fossi l'allenatore della nazionale lo porterei agli Europei!Non è una frase fatta. E l'unico giocatore in questo momento in Italia e italiano (a parte Cassano e forse Camoranesi nei giorni migliori) di cambiare gli equilibri di una partita.E ti dico di più, resterebbe comunque con i piedi per terra, è di famiglia umile e non fa pesare quello che dicono di lui i giornali.Forse alla Juve non inizierebbe titolar,e ma gli farebbe un gran comodo.Gli manca solo un pò di continuità ma è migliorato anche in quello.Non sto esagerando, credimi!”
E io si che ci credo, anche perché la penso esattamente allo stesso modo.
Allora ben venga Amauri, ma che Iaquinta e Giovinco vengano immediatamente tolti da questo mercato.
Con loro tre oltre la coppia più bella del mondo, sognare non sarebbe illecito.
Sognare perché no, anche un ritorno a quel 4-3-3 della prima era Lippiana, che ha coinciso con la vittoria dell’ultima Champions League juventina. A Roma.
Solo un caso? O un segno del destino?
Lo scopriremo solo vivendo….
Pazza Inter
Nonostante l'ennesimo rigore inesistente a favore della stagione, l'Inter non riesce a battere il già salvo Siena e domenica sarà costretta a giocarsi il titolo a Parma contro il suo ex allenatore Hector Cuper, salvo esoneri.
sabato 10 maggio 2008
Giovinco non si tocca
mercoledì 7 maggio 2008
"Terzi così, pensi con noi....."
Fabio Cannavaro, quanti sono?
«Quattro, modestamente. Quattro scudetti consecutivi. Due a Torino, il ventottesimo e il ventinovesimo della Juventus. Due a Madrid, il trentesimo e il trentunesimo del Real».
Quelli della Juve, in verità...
«Sempre in testa, per due stagioni, dalla prima all’ultima giornata. Faccia lei».
Scusi, ma le sentenze di Calciopoli?
«Ancora con ’sta storia... Io rispetto i giudici, i giudici rispettino i miei sentimenti».
Da Capello a Schuster: differenze?
«Con Capello fu un miracolo. Sembrava irresistibile, quel Barcellona. Sembrava, appunto. Col tedesco è stata una prova di forza: sempre al comando, dall’inizio alla fine».
Tutto qui?
«Diciamo che Capello ereditò una realtà molto complessa e uno spogliatoio tendenzialmente indocile. Strada facendo, per giunta, si ruppe il feeling tra lui e il presidente Calderon. Eppure rimontò comunque il Barcellona, a conferma del suo mestiere e della sua bravura».
Schuster?
«Diverso. Non che Capello fosse un mostro di loquacità, ma Schuster parla il minimo indispensabile, forse perché è molto timido, molto chiuso. Sono sincero: mi ha sorpreso».
Sul piano tattico?
«Ha continuato sulla linea di don Fabio. Piccoli accorgimenti in corso d’opera, ma nulla di clamorosamente “sovversivo”. Le basi c’erano, ha dato una mano di vernice ai muri. Una discriminante? A Capello piaceva il doppio centrale, Emerson-Diarra, a Schuster no: via Emerson e avanti con Diarra».
Un sola espulsione: e proprio a Pamplona, domenica.
«Ci ho messo un po’, per adeguarmi al metro spagnolo, ma ci sono riuscito. La scorsa stagione, fui ammonito diciassette volte ed espulso due. Nell’attuale, non più di sette gialli e il rosso di ieri l’altro, per cumulo: gli arbitri cominciano a capirmi».
Con l’Osasuna, dirigeva Medina Cantalejo.
«Sarà stato anche fiscale, con il sottoscritto, ma come posso dimenticare che ai Mondiali fischiò il rigore su Grosso, in Italia-Australia, e nella finalissima, da quarto uomo, smascherò la testata di Zidane a Materazzi e la segnalò a Elizondo? Non posso proprio, e lo perdono».
Berlusconi ha frenato su Ronaldinho.
«Non mi meraviglio».
Dubbioso o malizioso?
«Costa una barca di soldi e l’ultimo Ronaldinho non è che abbia fatto sfracelli.».
Cannavaro in Spagna, Toni in Germania. Evviva il made in Italy.
«Sono strafelice per Luca. Il primo titolo non si scorda mai. Nel Bayern, ha segnato un sacco di gol. Gli Europei capitano a fagiolo. Mi auguro solo che l’incantesimo non si spezzi».
A proposito di Europei: come la mettiamo con un ct a termine, o quasi?
«Se ci siamo qualificati, lo dobbiamo anche a Donadoni. Dicevano che fosse un raccomandato. Sono il capitano di una Nazionale che farà bene pure in Austria e Svizzera, ci metto la mia faccia».
Gattuso medita di lasciare il Milan.
«Conosco Ringhio: evidentemente sarà a corto di stimoli. Ha vinto un Mondiale e due Champions, serve altro?».
La Champions, già. Fuori negli ottavi. Per il Real, che in bacheca ne ha nove, un’onta.
«All’Olimpico dominammo noi. Al Bernabeu, dominarono loro. Non dico che la Roma abbia rubato, certo che no, ma il calcio, a volte, segue sentieri tutti suoi. L’eliminazione mi brucia ancora».
Finale di Mosca: Manchester United o Chelsea, pronostico secco.
«Chelsea. È la squadra più italiana della Premier. Tutto arrosto e niente fumo».
Stasera, Real-Barcellona.
«Loro si giocano il secondo posto, che significa Champions diretta, noi festeggeremo con i nostri tifosi. La storia insegna che il modo migliore per farlo è sculacciare proprio il Barça».
Domenica tocca all’Inter.
«Riceve il Siena, già sazio. Niente da dire: è stata la squadra magari non più bella, ma di sicuro più continua. Non merita il titolo: lo stramerita».
Rimpianti, rimorsi?
«Da Madrid, mi sento di dire solo una cosa: la Juve è arrivata terza senza Ibra, Mutu, Zambrotta, Thuram, Emerson, Vieira e il sottoscritto. Con tutta quella gente, normale che arrivasse prima, perché gridare allo scandalo?».
Del Piero?
«Ammesso che ce ne fosse bisogno, ha dimostrato di essere un autentico campione e un capitano vero. Gli auguro ogni bene, convocazione per gli Europei inclusa».
Cassano?
«In dubbio, non sono mai state le doti, di valore assoluto. Se mai, il carattere. Mi risulta che, alla Sampdoria, abbia disputato un fior di campionato. Contentissimo per lui. In qualità di capitano, e suo profondo ammiratore, non posso che augurargli una gestione dei nervi, come dire?, più razionale. Il talento, ripeto, non si discute».
Obiettivi?
«Gli Europei. E poi ’sta benedetta Champions. Con la Juve mi sono fermato due volte nei quarti, con il Real due volte negli ottavi. La prossima finale si svolge a Roma: un motivo in più. Nel 2009 avrò 36 anni. Ultima chiamata, il tempo stringe».
lunedì 5 maggio 2008
Ultimi minuti...
sabato 3 maggio 2008
Indovina chi
FABIO VERGNANO
TORINO
venerdì 2 maggio 2008
Viola speranza....infranta
giovedì 1 maggio 2008
Che finale....
Il 21 maggio a Mosca saranno Manchester United e Chelsea a giocarsi la Champions League.
I Blues raggiungono i Red Devils battendo il Liverpool 3-2, dopo i supplementari grazie alla doppietta di Drogba e al rigore di Lampard, che rendono inutile il momentaneo pareggio di Fernando Torres e la rete della speranza di Babel.