Oggi voglio riportare qui di seguito:
-un interessante articolo inviatomi da Mirko Nicolino per Juvemania.it che condivido quasi totalmente, tranne che nel dare l'assenso per la cessione di Trezeguet.
Per me David se sta bene è sempre l'attaccante titolare.
- la bella poesia inviatami dal brillante Giacomo Scutiero in cui manifesta tutta la sua gioia di tifoso per l'acquisto di Felipe Melo
- la telefonata-articolo di Roberto Beccantini al Procuratore Federale Palazzi per far capire, a chi ne avesse ancora bisogno, che farsa è stata ed è tutt'ora Calciopoli.
Mi astengo infine dal commentare la sentenza al processo Sandri per manifesta incapacità di accettare una giustizia ingiusta.
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C’è grande entusiasmo attorno alla nuova Juventus, tanto da portare il direttore di Tuttosport a dire senza mezze misure nel suo blog, che in 6 settimane “tutto è cambiato”. 10mila tifosi che assistono agli allenamenti non si vedono tutti i giorni. Si respira una nuova (davvero?) aria attorno alla Juve 2009/2010: la Juve di Diego, di Felipe Melo, di Ciro Ferrara e Fabio Cannavaro (attorno a cui circolano da alcuni giorni strane news - non posso dire altro), la Juve dell’intramontabile capitano Del Piero, del figliol prodigo Pavel Nedved, dell’ormai osannato Secco. Lungi da me qualsiasi tentativo di smorzare gli entusiasmi, anzi, anche io aspetto con trepidazione di vedere in campo (nazionale e internazionale) la nostra nuova corazzata, non posso dimenticare che questa è anche la Juve di Almiron, di Poulsen, di Cobolli Gigli e dell’ormai separato in casa Trezeguet. Non possiamo dimenticare, infatti, che le (giustificabili) ingenti (non voglio definirle folli) spese sono il frutto di 3 anni di mercato quasi sciagurato, se si eccettuano gli acquisti di Iaquinta, Amauri e Sissoko. Quest’anno siamo forti, è vero, ma al di là di ogni dietrologia, mi sembra che il lavoro non sia finito. Anzi, penso siamo poco più che a metà dell’opera: quello che mi aspetto nei prossimi giorni, infatti, è che si trovi una casa allo strapagato Poulsen, ad Almiron e che si chiarisca una volta per tutte l’equivoco Trezeguet. “Cercheremo di venderlo” ha detto a più riprese Cobolli Gigli; “È molto importante, se rimane non posso che essere contento” ha risposto ieri Ciro Ferrara. Ebbene, fermo restando che si tratta di un’operazione in uscita che io farei, credo proprio che con David i nostri dirigenti si stiano dimostrando piccoli piccoli. David ha sempre lottato per la squadra e non riesco a fargliene una colpa se a 32 anni di età guadagna 4,7 milioni di euro all’anno. Non ha mercato, e mi sembra anche logico; non accetta diminuzioni dell’ingaggio, e mi sembra altrettanto logico. Rimarrà quasi sicuramente da noi, farà tanta panchina magari, ma potrà sempre e comunque uscire dal campo a testa alta. Non sarà di certo lui a pagare per gli errori di questo triennio, per il “la B ci sembra una pena congrua”, per il camaleonte solido o per “avevo paura di Pieri”. Il mercato non è finito, il campionato non è iniziato. C’è tempo per rimediare e di certo ciò che non manca a questa società è la dedizione alla causa e l’impegno: non vedo però quel pizzico di cattiveria e scaltrezza che ci mancano per essere al top. A proposito: ci servirebbero anche due terzini.
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Tante settimane alle calcagna di D’Agostino,
poi il toc toc per il centrocampista fiorentino.
Un affare chiama l’altro, il primo era già vero:
Marchionni sarà viola, non più un bianconero.
La transazione cela il gran colpo con un velo,
come pensarla distinta dall’appeal per Melo?
Venticinque milioni la clausola rescissoria,
John Elkann non poteva stimarla irrisoria.
Si era già abdicato sul palermitano di Udine,
ma Felipe è superiore, può essere un cardine.
Tante monete per un “european top midfieldier”:
un mattone fermo per scorgere più vicino l’Inter.
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Perché, l’11 aprile 2008, il procuratore federale Stefano Palazzi deferì alla Disciplinare il direttore sportivo della Juventus, Alessio Secco, e l'ex vicepresidente del club bianconero, Roberto Bettega, «per aver partecipato alla trattativa di mercato relativa al calciatore Criscito con il signor Enrico Prezioni, soggetto inibito in via definiva dalla giustizia sportiva», e perché non ha usato lo stesso metro con Massimo Moratti per le operazioni Thiago Motta e Milito, entrambe portate a termine sempre con il padrone-presidente del Genoa, «il signor Enrico Preziosi inibito in via definitiva dalla giustizia sportiva»? Aperta parentesi: la Disciplinare inflisse poi un mese di sospensione sia a Secco che a Bettega. Perché il procuratore federale Stefano Palazzi vuole vederci chiaro sui contatti tra Francesca Menarini, presidente del Bologna, e lo squalificato Luciano Moggi mentre sul fronte Moratti-Preziosi si accontenta di quello che ha «visto» attraverso i giornali? Due pesi e due misure? Ieri, martedì 14 luglio, ho telefonato a Stefano Palazzi e gliel’ho chiesto.«Dottore - mi ha risposto - comprendo l’esigenza di dover far fronte alla curiosità dei lettori. Nello stesso tempo, mi permetto di osservare che anche notizie apparentemente simili vanno vagliate in profondità perché, lei capirà, non tutto quello che è, sembra; e non tutto quello che sembra, è. Mi scuso, dunque, se non posso proseguire in quel processo deduttivo e intellettivo che, immagino, lei vorrebbe che portassi a termine. Lei mi capisce, vero... ?».Per la verità, non ho capito un tubo. Avrebbe potuto dirmi che gli articoli o i filmati non bastano per smascherare accordi fra dirigenti in regola e altri no, servono prove più concrete: incontri «pubblici» in luoghi istituzionali, firme «proibite» in calce ai contratti, eccetera eccetera. Nulla. Solo fumo. Il problema sollevato era e rimane un topolino, ma proprio perché è un topolino la risposta spaventa. Spaventa perché dicono che Palazzi abbia cambiato il palazzo e non che il palazzo abbia cambiato Palazzi.