C'era una volta la Juve

"Una volta le squadre come il Chievo venivano a vedere quanti gol prendevano contro la Juventus, oggi vengono a cercare la vittoria..."

AMEN.

Nelle parole di Mauro German Camoranesi (l'unico a salvarsi nel disastro di ieri) c'è il riassunto di quello che ormai è diventata la Juventus:

una buona squadra che non fa più paura a nessuno.

Una buona squadra che non incute più timore a chicchessia, che non entra in campo con la voglia di spaccare il mondo e che inoltre si sta abituando a regalare il primo tempo agli avversari.

E' assurdo dover vedere ogni volta le piccole che vengono a Torino cercando di fare la partita.

La Juventus quest'anno ha già lasciato 12 punti in casa contro Catania, Palermo, Sampdoria, Chievo e Cagliari e se vuoi vincere questo non te lo puoi proprio permettere.
E' una questione di mentalità ed in questo responsabile non può che esserne in primis Ranieri, ma anche l'intero ambiente stesso con i continui proclami della dirigenza.

E' una Juve che sembra aver smarrito quella voglia di vincere a tutti i costi, che ne ha caratterizzato da sempre il carattere in oltre un secolo di onorata Storia.

Vi riporto qui di seguito l'ironico (ma non troppo) pezzo scritto di un nostalgico tifoso Juventino che sui forum si firma 5 Maggio 2002.

Grazie lo stesso, piccola Juve.

Va bene così: tu hai dato tutto, e non è colpa tua.

Non avresti potuto farcela comunque, piccola Juve: gli ostacoli sono troppo grandi, troppo più grandi di te.

Di te che sei aggrappata ai piedi ingenerosi di Molinaro, alla lentezza spaventosa di Tiago, all'agghiacciante talento difensivo di Mellberg, allo schema ossessivo di un allenatore, vivaddio, mediocrissimo.

Ti è già successo, piccola Juve: ai tempi di Rino Marchesi, di Maifredi, di quei 9 lunghi anni in cui sei stata piccina piccina, come adesso.

Hai il tuo Rui Barros: si chiama Giovinco; hai il tuo Marocchi: si chiama Marchisio; hai perfino il tuo Aleinikov: si chiama Tiago...

Non ti chiedo adesso, come allora, alcun traguardo che sia "troppo" per te: porta in bacheca, questo sì, la decima Coppa Italia, come facesti allora, se ci riesci. E se riuscirai anche a cambiare finalmente allenatore, magari porta una Coppa Uefa tra quattro o cinque stagioni: senza fretta, come nel 1990.

Perché vedi, piccola Juve, un appunto in fin dei conti te lo devo fare: comportati come allora, quando sedeva in panchina un uomo vero ed un grande, immenso protagonista del tuo calcio: Dino Zoff.

Allora non facevi proclami, non pensavi in grande, non ammaliavi con pretese che non potevi strutturalmente mantenere: randellavi per quanto potevi, dando tutta l'anima, e magari ci scappava una coppetta o un terzo posto.

Ma questo era chiaro da Luglio.

Non come adesso, in cui nulla è chiaro, in cui dici di voler cambiare campioni con campioni, salvo sostenere che neanche tra 100 anni sarai mai quella che eri.

Perché vedi, piccola, piccolissima Juve, tu di campioni ormai ne hai un paio e non di più. Perché i vecchi leoni sono, appunto, vecchi e non ne possono più. E perché gli altri (Buffon, Trezeguet, Camoranesi, forse Amauri) non bastano.

Fai questo: vendili. Almeno Buffon e Trezeguet. Non tenerli per farli svalutare completamente con l'età e i pochi successi. Perché non ti sono sufficienti "20-25 mln di euro" per costruire una squadra che, cara Juve, non c'è.

Per cui, picolissima Juve, vendi chi puoi vendere e compra chi puoi comprare coi pochi soldi che hai, col poco talento che i tuoi dirigenti hanno, e compra 5-6 giocatori. Nessun campione, per carità: non è il momento, e non ne hai bisogno. E fin da subito, fin da Luglio, parole chiare e oneste: obiettivo 4 posto e magari coppa Italia. Noi ti seguiremo comunque, con più fede, finché le stelle gireranno e sulla tua strada tornerà un altro Lippi, un altro Moggi, un altro Bettega, che sapranno riportarti in vetta, finalmente.

Fino ad allora, grazie lo stesso, piccola Juve.