martedì 4 dicembre 2007
Ci crede solo Tuttosport
Parla MARCELLO LIPPI
Marcello Lippi, sbaglio o avrebbe dovuto essere un campionato più democratico?
«Giuro: ad agosto lo pensavo anch’io. Inter favorita, ma non così tiranna come la scorsa stagione».
E invece?
«Difficile scegliere un aggettivo per la prova di forza che ha dato a Firenze. Resto dell’idea che non rivincerà con 22 punti di vantaggio sulla seconda e, per questo, vorrei tanto che qualcuno mi desse una mano».
Un anno fa, Mancini era a più quattro sulla Roma e a più otto sul Palermo. Oggi, in attesa dei recuperi, è a più tre sulla Roma e a più cinque sulla Juventus.
«Vero. Ma la Juve, domani, rischia di scivolare a meno otto».
Infatti. Chi può fermare l’Inter?
«La più accreditata rimane la squadra di Spalletti. Che, non a caso, le ha rosicchiato un punto. La Roma ha allargato la rosa e accentuato l’autostima».
Basterà?
«Non credo, anche se proprio la Roma è l’unica, in Italia, ad averla battuta. Il discorso è più ampio: in una partita, ci può stare che l’Inter sbagli tutto e il suo avversario niente. Ma in una partita. Il campionato è un’altra cosa. E in campionato, questa Inter, l’Inter di Ibrahimovic, deve ancora perdere una partita “vera”: perse a San Siro con la Roma, sì, ma quando ormai aveva lo scudetto in tasca».
Come si può bloccare?
«Non ha punti deboli. Prenda la difesa: una volta era il reparto più a rischio, oggi è il più blindato. Gioca a memoria, chi entra e chi esce garantisce, comunque, un rendimento ottimale».
E poi c’è Ibrahimovic.
«Gol, assist: la differenza rispetto al passato e agli avversari».
La Juventus?
«Con il Milan, a San Siro, ha disputato un signor match. Grandissima personalità. Pareggia un po’ troppo, è vero, ma lasciatela giocare con tutti i migliori per undici-dodici gare di fila e poi ne riparliamo».
Allude agli acciacchi di Camoranesi?
«Anche. È una pedina fondamentale. Con lui, il centrocampo ha un volto; senza, un altro».
Cosa pensa del mistero Tiago?
«Non penso niente. Fiducia totale in Ranieri, allenatore che stimo molto».
Il Milan?«Tredici punti di ritardo cominciano a essere tanti. Paga gli infortuni di Ronaldo. Al netto di Champions e Mondiale per club, credo che il suo obiettivo sia ormai il quarto posto. A gennaio, in ogni modo, risalirà: Pato è davvero un ragazzo in gamba».
La Fiorentina, l’Udinese?
«Squadre frizzanti. A Firenze sono ai vertici da tre anni. A Udine, Marino gioca col tridente, nel solco di Zaccheroni. Ma per lo scudetto ci vuole altro. Lo sanno».
Insomma: Inter e poi Inter e poi ancora Inter.
«L’unica variabile riguarda la Champions. A primavera, con l’eliminazione diretta, entrerà in una nuova dimensione. Il dentro o fuori si paga, e come. E dal momento che l’Inter cerca a tutti i costi quella consacrazione europea che le manca da una vita, fossi nella Juve non mi darei per vinta. Gli ottavi coinvolgeranno Inter, Roma, Milan. Ranieri non ha coppe. La Champions è l’ultima scialuppa, in tutti i sensi. A patto di non precipitare in classifica a distacchi siderali».
Ibrahimovic escluso, quale giocatore toglierebbe a Mancini per alleggerire il gap?
«Cambiasso. Sa far tutto. Altra categoria. Non ho mai capito il Real: lo lasciò partire a parametro zero, complimenti».
Chi gioca, oggi, il miglior calcio in Europa?
«L’Arsenal. Dicevano che, senza Henry, si sarebbe dissolto. Alla faccia».
In chiave Champions, chi devono temere le nostre?
«Le inglesi. Chelsea, Manchester United, Arsenal, Liverpool (se passa). Il Chelsea, per esempio, ha recuperato la tranquillità di manovra che aveva smarrito».
Le spagnole no?
«Meno. Nel Real, il migliore è sempre Iker Casillas, il portiere. Le ricorrenti panchine di Ronaldinho mi fanno pensare che a Barcellona si sia rotto qualcosa. Il Siviglia è calato. Sarà Italia-Inghilterra».
Il sorteggio di Lucerna?
«Molto più eccitante di quello sudafricano. Abbiamo un gruppo formidabile. Ha presente Glasgow? Dopo la vittoria, e la relativa qualificazione, saltavano e si abbracciavano con Donadoni come se avessero vinto chissà cosa. Viceversa, erano, e sono, campioni del Mondo. Mi dia retta: se la fame regge, non ce ne sarà per nessuno».
Il suo futuro?
«Mi ero inflitto una sorta di pensione anticipata ma adesso, sinceramente, mi sono rotto le scatole. Allenare squadre in corsa, non mi piace. Decido tra febbraio e marzo. E la prossima stagione, torno. Al cento per cento».
Notizie da Londra?
«Mi ha cercato qualche società, non la Nazionale: dicono che in pole ci sia Capello».
Parla LUCIANO MOGGI
In molti si stanno allineando alle mie "posizioni precampionato", circa la sicura conferma dell'Inter in vetta alla serie A. In realtà non è mia intenzione somministrare lezioni di tecnica e previsioni quindi... cambio soggetto e indico in Fabio Capello l'unico che, più o meno come me, ha indicato fin da agosto i nerazzurri come sicuri vincitori del campionato in corso.
L'Inter è più forte dello scorso anno e, soprattutto, più consapevole della propria forza; una consapevolezza che - sono pienamente d'accordo con Capello - deriva dalla presenza in campo di un certo Ibrahimovic.
Nessuno dell'Inter deve sentirsi sminuito da questa valutazione: nè i giocatori (la forza la fa la squadra), nè dirigenti e tecnici (un anno e mezzo fa hanno sfruttato l'occasione sottraendo alla Juve - decapitata il gioiello svedese oltre a Vieira). Questi valori aggiunti hanno trasformato la già solida Inter in un'armata invincibile, ponendo Mancini nella condizione di superare senza danni anche una sequela preoccupante di infortuni.
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