Mazzini: "Non sono il mostro di Firenze"
Ecco il testo integrale dell'intervista rilasciata a Matteo Marani del Guerin Sportivo da Innocenzo Mazzini, ex vicepresidente federale invischiato in Calciopoli.
Partiamo dall'attualità. Il 15 dicembre c'è l'udienza preliminare a Napoli per Calciopoli. Cosa succederà?
E' la partita decisiva. Per molti è meglio che venga condannato, non so se tutti hanno la coscienza pulita sulla mia vicenda. Qui ha vinto il Gattopardo: hanno mandato via quattro persone per lasciare la baronia al suo posto.Ha deciso di parlare solo adesso alla vigilia del processo. Non si può credere a una coincidenza.
Molti dei suoi colleghi mi hanno chiesto interviste in questo anno e mezzo. Faccio prima a dire molte testate nazionali e tutte quelle di Firenze. Ma rischiavo di passare per patetico. "Porello, hai visto che fine ha fatto?". Ho preferito dedicarmi alla giallistica, ai romanzi storici. Ho spento la tv e non ho comprato quotidiani: tanto era sempre la stessa musica.
Non tirerà fuori la storia del complotto mediatico.
Invece sì. Sono stato condannato sui giornali prima che in tribunale. Ho persino rivalutato Marco Travaglio: certi attacchi lui li ha sempre fatti. I voltagabbana sono altri: vada a vedersi le collezioni del passato e capirà. Un'ipotesi di accusa è diventata condanna sulla stampa.
Ha querelato qualche giornalista?
Uno. Aveva parlato di me come dello stalliere di Moggi.
Lasciamo un attimo da parte le questioni legali. Mi dica chi le ha procurato la più grande delusione.
I big della Lega Dilettanti.
Sta parlando di Tavecchio?
Di tutti. Pensavo che quell'ambiente mi fosse vicino. Invece, a parte poche eccezioni, tra cui l'intero movimento toscano, nessuno si è fatto sentire. Nemmeno una telefonata. Ulivieri è stato l'unico ad avere il coraggio di esprimersi pubblicamente in mio favore.
Il telefono non suona più: già sentita.
Muto: avevano paura di essere intercettati.
Conferma di avere avuti problemi a girare per Firenze?
Gli amici veri mi hanno consigliato di andarmene in montagna. Firenze è la seconda ferita. Mi hanno fatto passare per l'affossatore della Fiorentina, quando fui io a salvarla dall'Eccellenza. Il fallimento di Cecchi Gori l'avrebbe costretta a ripartire da lì. E la salvai una seconda volta.
Quando, scusi?
In Consiglio federale i Dilettanti votarono a favore della promozione diretta dei Viola dalla C1 alla B. Si chieda perché.
Insomma, si considera un benefattore.
Sono uno che sta nel calcio da 25 anni. Non è un mondo facile, non si è mai abbastanza capaci. La mia esperienza ha permesso ai Della Valle di entrarvi senza buttare soldi. Vennero loro a incontrarmi a Coverciano per chiedermi consigli a tutto campo. Lo ricorderei al sindaco e a certi amiconi di allora che oggi fanno finta di non vedermi.
Non l'hanno però aiutata le intercettazioni: si riferiva ai fratelli Della Valle come "buco e buchino". Considera amichevole ironizzare sui gusti sessuali?
Addirittura affettuoso. A Firenze si dice: quello è un bu'one e non c'entrano le inclinazioni sessuali. Se non si è nati qui è difficile comprendere il linguaggio canzonatorio, di presa in giro, anche cruda. Me lo hanno rinfacciato, ma non sanno cosa sia il lecciso toscano.
Non esageriamo, Mazzini. Lei parlava con presidenti, in questo caso in un italiano inequivocabile, assicurando loro aggiustamenti. Ha presente i dialoghi con Lotito?
Ha fatto bene a tirarlo fuori. Lotito mi chiamava dall'alba a notte fonda. Era ossessionato dalla paura del complotto.
E tu che gli rispondevi per toglierlo dalle scatole?
"Tranquillo, ci penso io". Mai fatto, però. la differenza è se chiami l'arbitro e non c'è nemmeno un'intercettazione.
Ci sono però quelle di Bergamo.
Lasci perdere. Bergamo è stato uno dei più bravi dirigenti di calcio che ha avuto l'Italia negli ultimi vent'anni. Se in Germania non ci hanno mandato un Moreno, è anche merito del suo lavoro alla Fifa. Per sei anni, come designatore, è stato sulla poltrona più calda d'Italia. Collina ci sta da quattro mesi e già gli brucia, nonostante l'appoggio di tutti i giornali.
A questo punto rivaluterà anche Moggi.
Moggi ha avuto una colpa: vincere senza fare debiti. Non lo sopportavano più. Sono amico di Luciano da trent'anni, abbiamo però storie diverse. Quello che ci unisce è la passione per il calcio, che non vuol dire sedersi in tribuna la domenica. Il calcio si fa in sede, nello spogliatoio, lungo il tunnel d'ingresso. Il campo è una parte, l'ultima. Non potevamo piacere a quelli delle tribune vip.
Perché no?
Perché ci interessiamo al calcio vero. Non siamo intenditori d'arte, non ascoltiamo la lirica, abbiamo un italiano "vulgare" e siamo pure brutti.
Alé.
Guardi che l'immagine ci ha danneggiati sul serio. Per certe anime candide eravamo brutti, impresentabili. Moggi il boss, io il mostro di Firenze. Gente del popolo, ma le assicuro che qualche buona lettura alle spalle la possiedo.
Purtroppo la sua teoria non si applica a Giraudo, esponente della borghesia torinese.
A Moggi e Giraudo non hanno perdonato di continuare a vincere senza indebitarsi. Il castello è crollato quando hanno rifiutato di passare al Milan. Con Berlusconi alle spalle, sarebbe stato diverso. Anche in Via Turati, io credo, c'è chi ha guardato con sollievo allo scandalo scoppiato.
La prego solamente di non tirare fuori la storia di Telecom, altrimenti esauriamo il repertorio del "complottismo"?
Lei Dice? Scusi, ma chi faceva le intercettazioni? Le pare logico che nemmeno un dirigente dell'Inter abbia mai chiamato il designatore? Suvvia. Peraltro era lecito, allora. Il sistema, se sistema c'è stato, si basava su tre forza: Juve, Milan e Inter. Lo sapevano tutti, ma proprio tutti.
Dal suo punto di vista, cos'è stata Calciopoli?
E' scoppiata con una valanga di illeciti presunti. Alla fine si è limitato a uno asserito e inutile: Lecce-Parma. Anzi, mezzo illecito, visto che in Camera di Conciliazione i dirigenti viola sono stati assolti e io condannato, come se il beneficiario unico fosse Mazzini. Le ripeto quanto detto al sottosegretario Lolli.
Prego?
Gli ho detto: "Ora avete la possibilità di voltare pagina,di ripulire il calcio italiano". Non lo si è fatto. Si è cambiato posto alle pedine e basta. Si sarebbe dovuto intervenire sull'autonomia arbitrale e della Giustizia Sportiva. Restano poi irrisolti il problema dei procuratori, taluni veri signori del pallone, e delle risorse destinate all'impiantistica e alla valorizzazione dei settori giovanili.
In questo strano puzzle Italia, che tessera occuperà Mazzini se assolto a Napoli?
Aspettiamo. A 62 anni sto lottando per rialzare la testa, senza la compassione della gente. Preferisco ricordare ciò che ho fatto nella lunga carriera di dirigente. L'introduzione dei test di sangue e urine per una lotta incisiva al doping. E la gestione del Club Italia fino a poche settimane prima di Berlino 2006. Ma anche il fatto di essere stato il vicepresidente indicato dalla Lega professionisti:evidentemente non ero così malvisto.
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