
Fonte repubblica.it
Fabio Capello, ripartiamo da dove ci siamo lasciati la scorsa primavera: la competitività del calcio italiano. Dopo l'uscita delle nostre squadre dalla Champions League lei parlò di club impoveriti e non più all'altezza in Europa. In queste settimane le big della serie A hanno comprato Ronaldinho, Flamini, Amauri, Poulsen. Stiamo recuperando?
"L'Inter sarà competitiva. Già l'anno scorso con Chelsea e Manchester era la squadra più forte in Europa. Da Roma è arrivato un giocatore come Mancini e ora deve giocare per vincere la Champions League".
La Juventus?
"Ha fatto buoni acquisti e ha mentalità".
La Roma è tornata indietro?
"Le partenze di Mancini e Giuly sono pesanti, ma è una squadra che gioca a memoria".
Il Milan con Zambrotta, Flamini e Ronaldinho è di nuovo da scudetto?
"Senz'altro. Flamini l'ho seguito in Inghilterra, ottimo giocatore. Zambrotta l'ho allenato, ottimo giocatore. Ronaldinho se avrà voglia, se tornerà il calciatore umile di quando è arrivato in Europa, farà sognare".
Lei, che ama i giocatori seri oltre che forti, un fuoriclasse a rischio come Ronaldinho l'avrebbe mai chiesto a Berlusconi?
"No, non l'avrei chiesto. Ma conosco Berlusconi, lui ha la passione per questo tipo di calciatori. Ronaldinho è un fuoriclasse vero, un extra. Tutto dipende da quello che vuole fare" (ride Capello, al telefono dalla sua casa inglese).
Un'esperienza in Italia potrebbe completare un giocatore come Lampard? Il calcio italiano è ancora formativo?
"Tutte le esperienze all'estero sono formative. Oltre al campo c'è la vita, un nuovo rapporto con la propria famiglia. Come commissario tecnico preferirei che Lampard restasse in Inghilterra, mi toglierebbe l'obbligo di qualche viaggio".
L'arrivo degli stranieri in Italia ormai somiglia a un'invasione. L'Inter nell'undici iniziale non avrà italiani. La Roma ne avrà tre, il Milan quattro.
"Per l'Inter la mancanza di italiani in squadra non è una novità. Il destino dei giovani calciatori del vivaio è nelle mani degli allenatori delle prime squadre, del loro coraggio. Pirlo nell'Inter non giocava, nel Milan è diventato uno dei primi dieci giocatori al mondo. Sì è rischiato di bruciarlo, certo. Gli italiani migliori, però, alla fine emergono. De Rossi, Aquilani...".
Nei club inglesi il giocatore inglese è una vera rarità. La sua nazionale non ne risente?
"Io sono messo peggio di Lippi, peggio di tutti: ho i gallesi, gli scozzesi, gli irlandesi. In Premier League solo il 35% dei giocatori è inglese, in Italia viaggiamo sul 72%".
Ha visto gli ultimi Europei, dal vivo e in tv. Hanno decretato la morte del 4-4-2: non lo fa più nessuno. Lei ci ha vinto molto, alla Juventus e al Real Madrid. E' un modello tattico da consegnare alla storia?
"Nel calcio non si consegna niente alla storia. Ci sono i revival, le rivisitazioni, le piccole modifiche sul modello B. Agli Europei, in realtà, si è giocato il famoso 9-1. Non prendeteci in giro, il calcio moderno è questo: nove che difendono e una punta centrale. Tutti rientrano nella loro metà campo, anche i quattro centrocampisti offensivi. Il calcio di questi tempi è il 9-1".
Come sono stati, allora, gli Europei 2008?
"Ha vinto la squadra migliore, la Spagna, che ha trovato l'ostacolo più duro nell'Italia e l'ha potuto superare grazie alle assenze di Pirlo, Gattuso e soprattutto Cannavaro, un leader che in tutti i momenti riesce a leggere la partita. Sul piano tattico niente di nuovo: pochi lanci lunghi e un voler giocare la palla bassa. Tre squadre, Spagna, Russia e Turchia, erano capaci di arrivare velocemente in porta con contropiedi manovrati".
Dove ha sbagliato l'Italia? E dove ha sbagliato Donadoni?
"Ha sbagliato Toni. Ha speso tutte le cartucce nel campionato tedesco. Agli Europei ha avuto tante occasioni, non le ha mai sfruttate".
Lippi con il ritorno alla guida della nazionale rischia. Ha molto da perdere e, alla fine, le minestre riscaldate non piacciono a nessuno.
"Lippi conosce tutte le storie delle minestre e dei risotti riscaldati. E' uno che pondera bene ed è capace: se ha accettato sa che può andare lontano".
Capello, allenerà mai la nazionale italiana?
"No, io con l'Inghilterra finisco il turno. Il mio lavoro sul campo termina con l'esperienza inglese".
Abbiamo capito bene, dopo i mondiali del 2010 non sarà più un allenatore?
"Questo è sicuro".
Totti ha detto che in Sudafrica lei porterà l'Inghilterra tra le prime tre.
"Ostia... Mi piacerebbe chiudere la carriera tra i primi tre al mondo".
Lei ha vinto molto allenando squadre cariche di stelle. Non le è mai venuta voglia di prendere una squadra piccola, magari del calcio italiano, per vedere dove riesce a portarla?
"Potrebbe essere il mio giochino finale, ma forse sono troppo vecchio per permettermelo".
Ha nostalgia dell'Italia? Vista da Madrid e poi da Londra che Paese sembra?
"Una nazione in declino, diventata povera. E' stata azzoppata da un lungo periodo politico in cui siamo riusciti a diventare il paese del no. Ma non ne farei una questione di destra e di sinistra".
Chi è il giocatore più forte che ha mai allenato?
"Van Basten. Per talento, capacità di allenamento e tenuta fuori dal campo. Subito dopo Maldini".
E il più forte con cui ha giocato?
"Gianni Rivera e Dino Zoff".
Beckham giocherà ancora nella nazionale inglese?
"Finché è in grado di giocare bene giocherà".
Mourinho sarà un allenatore rivoluzionario per il calcio italiano?
"Ai nostri allenatori Mourinho non ha da insegnare niente. In Italia il calcio tatticamente è una cosa molto, molto seria. Sotto l'aspetto calcistico siamo i più avanzati e ormai tutti conoscono tutto. Mourinho adesso ha in mano una macchina straordinaria e non credo farà rivoluzioni, gli sarà sufficiente portare quell'un per cento di novità".
E' sempre convinto che Calciopoli sia stato uno scandalo sopravvalutato?
"E' stata un'inchiesta fatta solo in una direzione, contro la Juventus".
E quali erano le altre direzioni da prendere?
"Questo non lo voglio dire".
Alla fine quali sono i guai del calcio italiano?
"Siamo diventati più poveri e il calcio ne risente. Ma il guaio più grande è che in Spagna e in Inghilterra alla partita si mangia e si portano i bambini, in Italia si va accompagnati dalla polizia. Ho letto dei "no" degli ultrà in campagna acquisti: Vieri, Zauri, Stankovic. Una società ha il diritto di prendere chi gli pare: se a un tifoso non sta bene, quella stagione non andrà allo stadio. Ecco, in Italia i tifosi, e il tifo organizzato in particolare, hanno troppo potere".