fonte: Lastampa.it
Riesce a chiudere con il broncio Alex Del Piero, o così lo fanno uscire, dipende dai punti di vista, anche da una di quelle partite da saldi di fine stagione, tale era Sampdoria-Juventus, finte come una borsa di Prada comprata in spiaggia.
Tre a tre e difese da torneo dei bar, dopo aver già sigillato in cassa il bottino (Juve in Champions, Samp in Uefa), con il capitano bianconero issato in cima ai cannonieri, due gol davanti a Borriello: quadretto da felici e contenti.Macché.
L’orco, s’intuisce, dev’essere Claudio Ranieri, che a 19’ dalla fine leva Del Piero, l’unico, insieme a Trezeguet, ancora iscritto a un concorso a premi.
«Ogni volta che esco - dirà Alex a Sky - devo aver dato tutto ed essere con la coscienza pulita. In quel momento mi è dispiaciuto. Penso si sia visto. Vista la partita, dove non c’era niente in palio, se non cose personali, avrei preferito rimanere». Basta la scena sul prato, appunto, perché quando dalla panca s’apprestano al cambio, e Ranieri l’indica, Alex scuote la testa: «Lasciami in campo, fammi giocare». Ci fosse stata la manina ondeggiante davanti al viso, pareva la clip di Baggio ai Mondiali ’94, sacrificato dall’Arrigo.Il numero dieci lancia la fascia da capitano, s’incammina verso l’uscita, passa a fianco del tecnico come a una fermata del tram e s’infila la felpa rossa. Un saluto ai compagni che si scaldano, uno a Zenoni sulla panchina Samp (hanno giocato insieme) e le mani alzate alla tribuna, dove l’applaudono anche John e Lapo Elkann, seduti a fianco del presidente Cobolli Gigli e dell’ad Blanc. Batte le mani anche una fetta della curva doriana (l’altra l’insulta). «Io voglio uscire solo quando ho dato il massimo», spiegherà ancora, lucidando l’ironia sul mancato congedo da Ranieri: aveva saluto tutti, tranne lui. «Ma no, sono anche tornato indietro, mi ero dimenticato una parte dei distinti».Ranierone non fa una piega, alla prima domanda su Del Piero, tanto per levarsi subito il dente: «Beh, potete rimettervelo. Avevano buttato fuori Sissoko, in dieci stavamo soffrendo - spiega - e dovevo far riquadrare la squadra. E’ stata la scelta più logica». Il dieci era filato negli spogliatoi prima che finisse la partita: «Così ha fatto un bel giro di campo». Poco importa avesse lo sguardo piantato in terra e l’animo incazzato: «Guai non s’arrabbiasse. Credo però che lo facesse di più all’inizio, quando stava in panchina e giocava 15’, come a Firenze, o quando lo cambiavo prima». Bravo lui, cioè, ma anch’io non l’ho pilotato malaccio. Vero. «E poi avrà ancora più voglia il prossimo anno, sarà più motivato. Ed è stato bello, ha ricevuto applausi, anche dai tifosi di Marassi. Sono serio, non ironico».I complimenti arrivano per aver lasciato calciare, lui tiratore designato, il primo rigore a Trezeguet, che l’avrebbe raggiunto a 20 gol: «Una nobiltà d’animo incredibile, non c’era nulla di programmato». Cobolli Gigli aveva cercato di prevenire la polemica: «Del Piero è stato fantastico, normale che un giocatore non gradisca il cambio, ma non poteva fare di più, dopo quello che aveva già fatto». Magari avrebbe meritato spiccioli d’addio Birindelli, dopo 11 anni di Juve: «Non è entrato perché ho voluto far giocare Castiglia (Primavera, ndr): solo motivi tattici». Zero sorrisi, insomma, per una stagione deluxe: «Io sono contentissimo - chiude Ranieri - ma se le prime domande sono su Del Piero, si vede che c’è un altro obiettivo». O, a occhio, basterebbe essere un po’ più furbi.
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