

Figuriamoci se siamo qui a mettere i bastoni fra le ruote ad atleti e tifosi dell'Inter che aspettano trepidanti la conclusione (vittoriosa) di un campionato in cui sono stati in testa dalla quinta giornata alla penultima. Certo che domenica prossima vincerà la migliore fra Inter e Roma, com'è sempre successo nel gran torneo di calcio, dove 29 volte ha vinto la Juve e 14 l'Inter (il loro 14° scudetto, com'è ben noto, è di aria fritta e dunque non vale, e dunque finora ne hanno vinti solo 14). Certo che questa faccenda delle telefonate assidue tra un bel po' di gente interista e un pregiudicato emerito, quel Domenico Brescia che in fatto di appartenenza ai clan mafiosi ha pochi rivali, qualche sorrisino se lo merita. Nessun dolo e nessuna insinuazione da parte nostra. Nessunissimo. Può succedere che persone della cui specchiatezza noi non abbiamo alcun dubbio - il mister Roberto Mancini, capitan Javier Zanetti, il Marco Materazzi di cui sono uno speciale ammiratore e che ringrazio di avermi telefonato perché domenica scorsa avevo detto due paroline a difesa del suo onore - parlino al telefono con un emerito farabutto. Le intercettazioni e l'Italia miserevole. Niente di penalmente o moralmente rilevante. Solo parole pronunciate innanzi alla cornetta. Nulla che cambi la storia del calcio. Un'intercettazione telefonica è solo una cosa miserevole. Fossero intercettati ministri, direttori di giornali, segretari di partito, in ogni caso ne verrebbe fuori un'Italia miserevole e una società italiana da quattro soldi. Il potere si nutre di cose miserevoli. Non sarebbe il potere, altrimenti. E dunque nessunissima nostra insinuazione contro la gran quantià di intercettazioni dove a un lato della cornetta c'era un uomo in maglia nerazzurra e dall'altra un farabutto.
Epperò non è stato così nell'estate del 2006. In quell'estate 2006 non c'è stato scampolo di intercettazioni ai danni della Juve e del suo onore che non andasse sulle prime pagine dei giornali. Un gran trambusto quando apparve che il figlio di Luciano Moggi volesse trombarsi una splendida conduttrice televisiva, un episodio così e così rispetto alla Breccia di Porta Pia. Un trambusto da far cadere giù il Colosseo quando Lucianone millanta credito con un suo amico giornalista, a dirgli che ha chiuso l'arbitro in uno sgabuzzino. Una tale fanfaronata, eppure presa alla lettera da giudici sportivi che Guido Rossi, ex membro del consiglio d'amministrazione dell'Inter, aveva sostituito alla bisogna. Titoloni di giornale quando sembrava risultasse che Moggi aveva telefonato 42 volte a un arbitro che avrebbe giudicato un Juve-Milan molto importante, insomma che ci avesse messo 42 telefonate a corromperlo e anche se di quella corruzione non esiste la benché minima traccia. Buffoni, buffonate. Mai e poi mai ricambieremo gli amici dell'Inter della stessa moneta. Ci sia di mezzo Massimo D'Alema, l'ex governatore della Banca d'Italia o Roberto Mancini, per noi le intercettazioni valgono poco meno che niente. È ovvio che al telefono si parli di business e di troie. Poi, tutto sta a vedere. Dico "Moggi" e sciacquo la bocca.
Domenica prossima vinca il migliore, e sino alla penultima giornata i migliori sono stati quelli dell'Inter e seppure con un solo punto di vantaggio sulla Roma povera ma bella. Certo che se dovessero andar sotto e la Roma trionfasse, tutti quei loro discorsi sul fatto che per vent'anni erano arrivati ottavi, quarti, quinti in ragione dell' "organizzazione a delinquere" pilotata da Luciano Moggi (scusate, vado un attimo di là a lavarmi la bocca dopo avere pronunciato il suo nome) finirebbero nella monnezza che meritano.
Il commento: Chiacchierare con un farabutto non è illecito, esattamente come erano senza macchia le conversazioni della Triade Telefonate irrilevanti come quelle della Juve.
Ma Moggi fu crocifisso...