lunedì 30 giugno 2008

Hanno vinto i migliori




Roberto Beccantini
Alla fine, la ragazza di buona famiglia, bellina, studiosa ma a volte un po’ sciocchina, ce l’ha fatta. La Spagna è regina d’Europa 24 anni dopo l’ultima finale e 44 dopo l’unico titolo. Ha battuto a Vienna, in capo a una ordalia sempre controllata e spesso dominata, la Germania, più alta, più grossa ma non necessariamente più grande.
Michel Platini, da giocatore, aveva tolto una coppa alla Spagna nel 1984; ieri sera, da presidente dell’Uefa, gliel’ha consegnata.
Cantano e brindano, gli amici iberici, alla salute di Luis Aragonés e dei suoi moschettieri. Calcio di tocco, non irresistibile ma seducente. E una straordinaria copertura del campo. Solo una squadra non ha perso con i neo campioni: l’Italia di Roberto Donadoni. Di solito, queste sfide sono il pane della Germania. Non un tiro nello specchio, non un guizzo, salvo l’elemosina raccolta in avvio. Ballack, il nodo che aveva strozzato la vigilia, ha ribadito di non saper cambiare le partite che cambiano la storia.Comincia aggressiva, la Germania. Dall’alto, il 4-1-4-1 degli spagnoli sembra un’enorme gabbia che cammina. È a sinistra, almeno all’inizio, che i tedeschi trovano generosi varchi. Un po’ perché Sergio Ramos fatica a collegarsi e un po’ perché Iniesta, poi trasferito sul versante opposto, è preda facile di Lahm, Podolski e di chi, a turno, batte quei sentieri. Il pressing di Klose, su Ramos, e un tunnel di Ballack, a Puyol, producono avvisi di occasioni, non occasioni vere e proprie. Scambiate le «ali», chiamiamole così, la Spagna alza, piano piano, la cresta. Un miracolo di Lehmann scongiura l’autogol di Metzelder. Il palo di Fernando Torres - di testa, su cross di Sergio Ramos - ribadisce quanto la «camomilla» sia entrata in partita.Rosetti accompagna i duellanti, molto duri, molto corretti. Una manina di Capdevila scatena dibattiti: rigore sì, rigore no? Non scherziamo. Torres si batte come un leone fra le sbarre di Mertesacker e Metzelder. Non è un caso che sia proprio lui, al 33’, a spaccare l’equilibrio: l’assist è di Xavi, Fernando si mangia il povero Lahm e infila Lehmann. Subito dopo, ecco Iniesta. Smarca Silva, che spreca di volée. Senna si occupa di Ballack, speronato in pieno volto: sangue e arena. Frings e Hitzlsperger tamponano su Fabregas e Xavi. La maginot iberica, più compatta e più alta, costringe Schweinsteiger e Podolski a guidare spesso contro mano. Fischi all’annuncio di Rosetti, fischi a Ballack che rientra: spagnoli, e il fair play? Non il miglior Lahm, a essere pignoli. Anche per questo, nella ripresa, Loew lo avvicenda con Jansen. La Germania se la prende comoda. Marchena, tradito dalla foga (si dice così) centra in pieno i genitali di Klose. Zitta zitta, la Spagna ritorna «tisana». Passeggia, palleggia, traccheggia. Xavi, Fabregas, Iniesta, scatenato, e Silva addormentano i pazienti tedeschi. Poi, d’improvviso, battono a rete: come Xavi (bravo Lehmann), come Silva (fuori di poco). Obbligata la mossa Kuranyi: esce Hitzlsperger, un gregario di cui si erano perse le tracce da tempo. Un errore di Puyol, non il primo, libera il sinistro di Ballack, a fil di montante. La temperatura sale. Silva cerca rogne con Podolski, non siamo sui livelli di Zidane ma era una testatina da rosso. La lealtà del tedesco, che non cade folgorato, spiazza Rosetti. Aragonés richiama Fabregas, così così, e Silva, isterico. Dentro Xabi Alonso e Santi Cazorla. Premono i panzer e, come spesso succede, sono gli avversari a sciupare: Sergio Ramos di testa (salva Lehmann), Iniesta (salva Frings), ancora Iniesta. Che se ne vada Klose, ci sta. Ma Torres, proprio lui, boh: immagino che sia spremuto come un limone. Senna va a un passo, ma proprio uno, dal sigillare il tesoro di Torres. I gol di scarto dovrebbero essere almeno un paio. Molta Spagna. Solo Spagna. Che difesa: zero reti con Italia, Russia e Germania. Grande, Aragonés. E per Casillas, modiche respinte in mischia.
Quando vincono i migliori, lo sport respira.
Perché sì, se ti chiami Michael - Ballack o Schumacher non importa - troverai sempre un Senna dietro l’ultima curva pronto a chiederti il conto. L’ultima curva era ieri. E il Senna di Luis Aragonés l’ha chiesto.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

La Spagna è stata la squadra che ha espresso il calcio più fluido ed è stata la squadra più costante durante tutta la manifestazione.

Dopo averla vista trionfare contro una Germania che si è mostrata ben poca cosa, rimane comunque il rammarico per un europeo a mio parere buttato al vento.

L'Italia era la squadra con il potenziale migliore insieme a Olanda e Francia.

La differenza l'hanno fatta gli allenatori: Donadoni, Van Basten e Domenech avevano le squadre più forti ma quando si sono trovati di fronte vecchi volponi come Aragones e Hiddink si sono sciolti come la neve.
L'Olanda sembrava un'armata invincibile...peccato che Van Basten in 120 minuti non abbia fatto nulla per fermare le avanzate micidiali di Zirkhov sulla fascia (...e non solo).
Il potenziale della Francia non si discute...sarà stata un pò sfortunata contro l'Italia per aver perso Ribery e per aver giocato in 10 quasi 2/3 di gara ma non si può partire per un europeo senza Mexes e soprattutto Trezeguet. Complimenti a Domenech e tanti auguri per il suo matrimonio.
Sul babbo natale raccomandato abbiamo già detto tanto...l'unica cosa che aggiungo dopo aver visto vincere la Spagna è che forse con un altro CT...chissà!

La Juve con Farsopoli ha pagato con la B e 2 scudetti. L'Italia con un Europeo.

Anonimo ha detto...

noi siamo gli unici che la spagna non ha battuto. ed a guardare bene la partita, abbiamo rischiato pochissimo e avuto forse le migliori occasioni. la spagna contro di noi non solo non ha segnato, ma ci è andata vicina solo su quel tiro (da lontano) dove a buffon è scappata la palla sul palo. per il resto, è stata bloccata, pur mantenendo il possesso palla.
a centrocampo cmq la spagna ha tutti giocatori che sanno giocare il pallone. e a noi purtroppo è mancato proprio il più tecnico in quel ruolo. resto cmq dell'idea che non credo ce l'avremmo fatta lo stesso: la spagna era la squadra più forte e completa del torneo in ogni reparto. forse in difesa aveva qualche limite, ma a centrocampo e attacco non aveva da invidiare niente a nessuno. se la spagna fosse uscita ai rigori contro di noi (e poteva anche accadere), sai le critiche ad aragones per non aver convocato raul (che è un po' il del piero spagnolo): invece adesso è un genio. il calcio a volte è anche in balia del fato

Anonimo ha detto...

E' un pò contradditorio dire che siamo gli unici che la Spagna non ha battuto e che loro hanno fatto solo un tiro in porta e poi affermare che anche se avessimo avuto quel giocatore più tecnico che ci è mancato non ce l'avremmo fatta lo stesso.
Io penso che con Camoranesi dall'inizio e qualunque altro essere vivente al posto di Toni avremmo passato il turno nonostante il babbo natale raccomandato e nonostante l'assenza di quel giocatore più tecnico che ci è mancato.

Che il calcio sia in balia del fato è vero, ma solo se non hai grandi capacità. Ricordo Sacchi profeta di non so quale pensiero filosofico ai tempi di Baresi, Maldini e i 3 olandesi...si è poi visto il valore di Sacchi come allenatore e come uomo in Nazionale, all'Atletico, al Real, al Parma.

Riguardo ad Aragones, onore e merito agli spagnoli che si sono mostrati coerenti...non sono come noi, dove si elogia se si vince e si critica gratuitamente se si perde. Gli spagnoli sono fanatici ma non ipocriti quanto l'italianetto beota medio. Lui ha vinto, ma sono rimasti fermi sulla decisione presa da prima dell'europeo: non riconfermarlo, riconoscendo a lui il merito di aver saputo creare un gruppo forte e compatto, ed in tal senso si spiega l'esclusione di Raul (che non è il Del Piero spagnolo, con tutto il rispetto per il madridista) che in ogni caso non avrebbe rimpianto nessuno, sia perchè come detto gli spagnoli non sono ipocriti quanto noi e sia perchè a sostituirlo non c'erano Di Natale e Quagliarella.

Gerardo ha detto...

Con un allenatore come si deve questo europeo era nostro. Con Lippi sarebeb stato nostro. ma ringraziamo calciopoli.

Anonimo ha detto...

riguardo a sacchi profeta, ricordo solo che lippi (che lo ha sempre stimato) disse, quando allenava il napoli ed era in procinto di passare alla juve, che i giovani allenatori (lui compreso) dovevano molto a sacchi. e senza offesa, io do più conto alle parole di un grande allenatore, e soprattutto uomo di sport, che a quelle di un tifoso italianetto medio

Anonimo ha detto...

Vedo che quanto io scrivo ti inasprisce...e il modo in cui rispondi dimostra che l'italianetto medio sia tu...anche perchè io non ho mai scritto offese gratuite e sparato fantasie surreali, al contrario di qualcun altro.
Che Lippi abbia pronunciato quelle parole ci può stare...non credo debba essere io a farti notare che a certi livelli la diplomazia è una necessità...ma questo gli italianetti medi non lo capiscono.

P.S.: Filippo Galli disse che il più grande allenatore da lui avuto è stato Tom Rosati, perchè un allenatore è soprattutto un uomo prima di essere uno spara fantasie.

P.P.S.: Gene Gnocchi scrisse un libro dal titolo "Il culo di Sacchi"...è divertente...si riallaccia un pò al discorso da te proprosto relativo al fato nel destino del calcio.

Anonimo ha detto...

...comunque ti chiedo scusa se ogni volta che espongo dati di fatto altero la tua sensibilià.

In ogni caso, puoi sempre fare un salto nei blog nerazzurri...il tuo modo di "ragionare" e poi comunicare verso gli altri quando si espone un parere diverso dal tuo, mostrano uno stile e un intelletto molto più consoni al fantasioso mondo dei tuoi cuginetti.