venerdì 14 marzo 2008

Amala pazza Inter


INTER, MA NON E' UNA COSA SERIA
di Stefano Agresti
Come l’Inter non ce n’è. Né in Italia, né altrove. Prendete quello che è successo nelle ultime ore. C’è una squadra che viene eli­minata dalla Champions League per mano del Liverpool: ci sta. Ci sono i tifosi che, per lo più, applau­dono giocatori e allenatore: mera­vigliosi. Ci sono tutte le condizioni perché l’ambiente cerchi di ricom­pattarsi nel tentativo di portare a casa almeno lo scudetto. Una situa­zione di relativa normalità, insom­ma, benché Figo abbia magari fat­to un po’ le bizze: quante ne abbia­mo visti e vissuti, di momenti così?
Ma come l’Inter non ce n’è. E allora l’allenatore dice im­mediatamente che a giugno se ne andrà, con uno scudet­to da conquistare e stracciando un contratto da 4 anni e 24 milioni netti. E la società fa capire che potrebbe an­che cacciarlo subito, questo irriconoscente, mentre in tutta Europa si scatena la bagarre: in Portogallo assicu­rano che Mourinho allenerà l’Inter, in Spagna sostengo­no che Mancini andrà al Barcellona, in Inghilterra lo danno per contrattualizzato dal Chelsea. L’Inter al cen­tro del calcio internazionale, insomma. Non per una vit­toria, ma per un caos nato senza un vero perché.
Come l’Inter, però, non ce n’è. Quindi l’allenatore e il presidente s’incontrano. Si scontrano? Macché. Si dico­no addio? Non ci pensano neppure. Si abbracciano e quasi si baciano, come se niente fosse successo. O qua­si. E l’allenatore in questione, Mancini Roberto, firma un comunicato senza precedenti, probabilmente imba­razzante anche per chi ha dovuto diffonderlo: chiede scusa e comprensione, dice che dopo la partita ha par­lato con il cuore, sostiene - attenzione - di voler conqui­stare con l’Inter non solo lo scudetto, ma anche la

pros­sima Champions League. Comprensione? Cuore? Champions League? No, dai, non può essere. Noi, quan­do abbiamo letto quelle righe, siamo rimasti senza pa­role. Per Mancini, innanzitutto, ma anche per l’Inter che con lui ne ha condiviso i contenuti.
Ci domandiamo, a caldo, come potrà Mancini gestire uno spogliatoio già in fermento, dopo avere compiuto una retromarcia così clamorosa. Come potrà arrabbiar­si con Figo o Ibrahimovic, Vieira o Materazzi, e impor­re loro le proprie volontà: le volontà di un allenatore che una sera esplode, come se non ne potesse più di chicchessia, e poche ore dopo non esita a cospargersi il capo di cenere e chiedere scusa. Come riuscirà a esse­re leader e guida di un gruppo con personalità così for­ti? Con quale credibilità si proporrà davanti ai suoi cam­pioni, ma anche ai suoi tifosi? Attenzione: alla base del malcontento di Mancini nei confronti dell’Inter ci sono anche motivi validi. Perché - diciamolo chiaramente ­non è normale che la società gli imponga un medico nel quale lui non ha fiducia, che rinnovi il contratto a cal­ciatori che non vuole, o che il presidente parli di Capel­lo o Mourinho alla vigilia della partita della vita contro il Liverpool. Ma, se le idee non sono sbagliate, il modo di portarle avanti (e poi di tornare indietro) non è da grande professionista.
La società, poi. Ma l’ha letto, quel comunicato di Man­cini? Presumiamo di sì, visto che l’ha diffuso. E non si è chiesta come potrà questo allenatore - un allenatore che si è autodelegittimato - continuare a guidare il grup­po non solo per pochi mesi, ma addirittura per quattro anni? Ma i dirigenti nerazzurri dovrebbero anche e so­prattutto domandarsi quanto, con le loro scelte buoni­ste, hanno contribuito a mettere Mancini nelle condizio­ni di dire: me ne vado. Okay, lui ha scelto tempi e modi sbagliatissimi, però…
Così, mentre l’Europa incredula assiste a tutto questo caos e la figuraccia diventa mondiale, tante domande cominciano a trovare una risposta.

Prendete, ad esem­pio, lo scudetto perso il 5 maggio 2002. Se un marziano appena arrivato sulla terra dovesse mai chiedervi come si spiega un campionato buttato in quel modo, non usa­te giri di parole: fategli semplicemente leggere la cro­naca interista di queste ore. Capirà.

INTER UN CASO CLINICO
di PAOLO DE PAOLA
Se pensiamo che dietro la farsa dell’addio rientra­to di Mancini c’è anche il medico dell’Inter, Combi, siamo davvero in presenza di un caso clinico. Con tan­to di complicazioni. In que­sta vicenda non ci convince proprio nessuno. Moratti, con le sue contraddizioni, non fa altro che aggiungere confusione in una società che, invece, avrebbe biso­gno di chiarezza.
In questi ultimi mesi ab­biamo assistito a un vero e proprio festival.
Frasi infe­lici sull’onestà, feste esage­rate e inopportune ( visti poi i risultati), buonismo profuso a piene mani, at­teggiamenti politicamente ( s) corretti. Per favore. La vita, quella vera, ci insegna altro. Non abbiamo la pre­sunzione di censurare gli altri, ma non se ne può più di questa facciata parau­manitaria che nasconde so­lo un fiume di soldi spesi per una passione persona­le. Beato lui che può per­metterselo grazie anche ai soldi del padre.
Ma Morat­ti ci liberi dalle sue propo­ste di rettitudine, dai mo­delli di vita, dai duetti con Celentano e anche da Oli­viero Toscani.
Ci permettiamo di dargli un suggerimento. Vuole fa­re qualcosa di veramente popolare per lui e per la sua Inter? Restituisca subito quello scudetto di cartone che gli fu consegnato, con­tro il parere di una com­missione di esperti, da Gui­do Rossi. Fino a qualche anno fa c’era una squadra nerazzurra che faceva sim­patia e sulla quale era fio­rita persino una piacevole letteratura. Quella squadra non c’è più e con lei è spa­rito il sorriso di chi la guar­dava anche senza esserne tifoso. A quale prezzo si de­vono pagare certe vittorie e certe sconfitte?
Non ci è piaciuto Mancini. Da un uomo che guadagna oltre cinque milioni di euro all’anno ci saremmo aspet­tati un atteggiamento più serio. E non è un discorso demagogico.
C’è un cam­pionato in corso. Ci sono giocatori che lottano per un obiettivo e tifosi che vanno rispettati. Reazioni a caldo come la sua non hanno sen­so e ci convince poco il rav­vedimento (un po’ infanti­le) dopo il colloquio con Moratti.
Una pace di fac­ciata e proprio per questo ancora più pericolosa.

4 commenti:

mdg ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
DUKE_JUVENTINO ha detto...

Bellissima la cena-gufata!
Fate apparire la macumba con i miei amici un rito infantile :)
FANTASTICI!!!
MITICI!

In merito agli articoli postati: i "sommi" giornalisti si sono accorti di cose che diciamo da quando Moratti è il Presidente dell'Inter... e non aggiungo altro, se non "FORZA JUVEEEEEE"

Anonimo ha detto...

Non mi son mai divertito tanto!!! Siete stati pure teneri e paciosi!!! Grazie per i 4 minuti indimenticabili, pari solo in quanto a divertimento alle "imprese" nerazzurre in Italia e in Europa, prima che un consesso di colletti bianchi, capitanati dal capitano di ventura Guido Rossi, decidesse di farli sorridere un po' regalandogli il "giocattolo" del campionato!

Anonimo ha detto...

Che succede a DE PAOLA? Il calo delle vendite l'ha ammorbidito o questo è l'articolo di un interista deluso? Intanto, caro Candido De Paola, continueremo a boicottare Tuttosport dipinto di rosa.